Arte, costumi e make-up: Antonella Martino e il suo mondo dietro le quinte
Quando si va a vedere un film o uno spettacolo teatrale, raramente ci si sofferma a pensare a quanto lavoro ci sia sotto, quanta preparazione, a quante persone lavorino dietro le quinte per la buona riuscita del prodotto. Tra queste figure che vivono il loro ruolo un po' nell'ombra ci sono le costumiste e le make-up artist. Io ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere una di loro, una persona splendida, una ragazza con una grande passione e talento, che ha messo tutto il suo cuore nel progetto di Oltre le nubi. Lei è Antonella Martino, bellissima ventinovenne dagli occhi chiari che cambiano a seconda del tempo, seguendo le infinite sfumature del cielo che, insieme al cast del cortometraggio prodotto dal Fondo Antidiossina, ha vissuto a Taranto un'esperienza che l'ha toccata profondamente.
- Chi è Antonella Martino e come ha cominciato il suo lavoro di make-up artist e costumista?
Sono nata a Roma ma dall'età di 6 anni vivo in provincia di Frosinone. Ho frequentato l'Istituto d'Arte specializzandomi in Arte e Decoro dei tessuti (dalla progettazione su carta alla realizzazione). Mi ha sempre affascinato l'arte e il disegno in particolare, riuscire a trasformare, valorizzare un corpo o il viso di una persona attraverso il vestito giusto, gli accessori e la scelta del make up per poterne esaltare la bellezza, minimizzare i difetti e accentuare le caratteristiche particolari che rendono ognuno di noi unico e speciale. Adoro le emozioni che questo lavoro riesce a trasmettermi pur restando lontano dai riflettori. È qualcosa che non avrei immaginato fino a qualche anno fa, dato che sono una ragazza abbastanza timida ma mi sono ritrovata in questo mondo quasi per caso. Tutto è iniziato grazie ad un amico fotografo che aveva bisogno di qualcuno che rivisitasse un abito di carnevale per un servizio fotografico e lo aiutasse ad allestire il set. Da lì si è avviata una piccola collaborazione, inizialmente solo come costumista e aiutante e, successivamente, anche come make-up artist, dato che nel frattempo stavo continuando i miei studi professionali. Non bisogna mai sentirsi arrivati perchè si può sempre migliorare, continuare ad imparare e a crescere professionalmente.
- Il tuo è un lavoro che spesso rimane nell'ombra nonostante sia fondamentale per la buona riuscita di un film. Com'è lavorare dietro le quinte?
Personalmente il fatto che il mio lavoro resti "nascosto" non è un problema, l'importante è lavorare con passione e mettere tutto l'impegno possibile per contribuire al risultato finale.
Il mondo che c'è dietro le quinte per me è fantastico, poche persone riescono a capire la mole di lavoro che bisogna portare avanti e quanto sia importante il contributo di ognuno. Avere poi la possibilità di seguire la crescita graduale di un progetto, vederlo prendere forma, passo dopo passo, e stare a contatto con le persone che lavorano intorno a te, ammirando la loro professionalità e l'impegno è bellissimo, oltre che una grande occasione di crescita personale.
- Quando hai iniziato a lavorare per la realizzazione del cortometraggio Oltre le nubi, ti sei trovata di fronte a delle tematiche importanti. Cosa hai pensato a riguardo?
Che era una causa forte e giusta, un progetto importante a livello umano, prima di tutto, e che meritava di essere portato all'attenzione di un maggior numero di persone. Io stessa conoscevo poco della situazione di Taranto e la mia conoscenza era limitata alle informazioni che i mass media finora hanno fatto circolare ma che, spesso, non rispecchiano quella che è la realtà effettiva. È stato durante la realizzazione del cortometraggio che ho potuto rendermi conto di quella che era la verità, delle difficoltà di vivere in una città con una situazione ambientale e sanitaria così drammatica ed è stato un impatto molto forte.
- Durante le riprese del cortometraggio hai vissuto dei momenti difficili, hai dovuto affrontare una perdita importante e dolorosa. Eppure tu hai deciso di continuare a lavorare e di tornare a Taranto per terminare le riprese. Cosa ti ha spinto a farlo?
È così. Purtroppo è stata una perdita molto dolorosa e improvvisa. La decisione di tornare subito al lavoro non è stata semplice. In quel momento mi sono sentita molto vicina alle tante persone di Taranto che, quotidianamente, vivono il dramma della separazione e della perdita di una persona cara, alla loro sofferenza. L'averlo vissuto mentre mi trovavo a Taranto per le riprese del film mi ha resa ancora più sensibile. Mi sono trovata dinanzi ad un bivio, ma pensare di abbandonare un progetto così importante in corso d'opera, un progetto che mi aveva tenuta lontana da questa persona per contribuire a realizzarlo mi ha spinta a tornare per portarlo a termine. Ho capito che rinunciare avrebbe privato di qualunque significato tutti i miei sacrifici e tutto il tempo passato lontano da lei fino a quel giorno. Non volevo perdere la ragione principale che mi aveva spinto a legarmi a questo progetto: aiutare la produzione e permettere al messaggio del film di raggiungere il maggior numero possibile di persone. Infine, ma non meno importante, ha giocato un ruolo essenziale il rispetto e l'amicizia che mi lega ai miei compagni di lavoro. Persone straordinarie che mi sono state vicine e alle quali sarò sempre grata per il loro affetto. Il mio gesto voleva essere un messaggio di forza anche per loro, oltre che un ringraziamento sincero. Tornassi indietro probabilmente prenderei la stessa decisione.
- Vivere per alcuni giorni a Taranto e respirare quella stessa aria che respirano, da anni, i suoi abitanti, che sensazioni ti ha fatto provare?
È stato un mix di sensazioni contrastanti. All'inizio,sono molto sincera, mi sono chiesta : come fanno a vivere così? C'era un odore molto forte nell'aria, denso, palpabile, per via della polvere di minerale di ferro e dei fumi che provenivano dall'area industriale. Poi, però, ho iniziato a conoscere le persone del quartiere, ascoltavo le loro storie e vedevo la loro forza, la voglia di non arrendersi e allora ho capito. Questa gente vuole restare per difendere quello che è un loro diritto, cioè la propria vita, la salute dei propri figli e desidera lottare per riappropriarsi di nuovo della terra che gli appartiene.
- Cosa ti ha lasciato dentro questa esperienza e che ricordo porterai con te della gente di Taranto?
La forza dei sorrisi che, nonostante tutto, la gente di Taranto non ha perso. Persone belle che cercano di cambiare il mondo in cui vivono, per se stesse e per i propri figli. La speranza. La determinazione di continuare a lottare con coraggio per una giusta causa. Di Taranto porterò con me non solo il ricordo di un enorme problema che la città si trascina dietro da anni ma il mondo bellissimo che c'è oltre, che attende solo una possibilità per mostrarsi a tutti, per emergere e per cancellare con la sua bellezza e forza l'immagine che finora è stata data e che tutti conoscono, penalizzando questa splendida città. È stata un'esperienza di vita che mi ha arricchito profondamente e che non dimenticherò.
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