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In esclusiva per Mosaico di Pace

Cittadinanza è Partecipazione - Intervista a Giulio Peranzoni

Quando la partecipazione politica passa per l'arte, o per i murales e i fumetti. Intervista a Giulio Peranzoni, illustratore e fumettista
Laura Tussi15 maggio 2019

Giulio Peranzoni, illustratore e fumettista, per Mosaico di Pace

Nato a Milano, Giulio Peranzoni ha lavorato come fumettista e illustratore per i più importanti quotidiani a tiratura nazionale (la RepubblicaCorriere della Seral'Unità) e per diverse agenzie pubblicitarie. Ha al suo attivo anche numerose collaborazioni con case editrici nel settore dei libri educativi e per ragazzi. Oltre all'attività di illustratore si dedica anche alla pittura e alla scultura. Dal 2001 vive e lavora a Massa Carrara. Ha insegnato presso l'Istituto Europeo di Design (IED), presso la Scuola del Fumetto a Milano e presso la Scuola del Castello Sforzesco e al Liceo artistico "Russoli" di Pisa. Dal 1992 al 1998 è stato presidente dell'Associazione illustratori. Nel 2010 ha pubblicato per l'e-publisher Area51 l'e-book "E-DRAWING" in cui descrive le nuove tipologie di illustrazioni digitali nell'ambito dell'editoria elettronica. Una dettagliata analisi dello sviluppo del nuovo mercato editoriale e della nuova percezione visiva dei nativi digitali. Dal 2012 ha portato il disegnare dal vivo nell'ambito teatrale con due spettacoli di impegno civile (Giovanni e Nori e i Carnefici) in collaborazione con il giornalista Daniele Biacchessi. Nel 2015 ha progettato ed editato un nuovo prodotto editoriale: il livebook, un dvd in cui il reading del testo dal vivo viene interpretato con la registrazione dal vivo delle immagini disegnate e con una base musicale di vari musicisti. Nel 2016 in collaborazione come aiuto regista sempre con Daniele Biacchessi ha prodotto il film "il sogno di Fausto e Iaio", in cui la maggioranza dei disegni inseriti nella narrazione sono stati registrati in LDP (live digital painting). Nel 2017 sempre con Daniele Biacchessi, pubblica il film "Una generazione scomparsa" dove racconta i crimini fascisti argentini durante la dittatura del 1978: trentamila desaparecidos, voli della morte, crimini contro l'umanità durante i campionati del mondo di calcio del 1978. Film interamente eseguito con le illustrazioni in LDP e animazioni che ha avuto un grande successo anche internazionale.

  

1d. Giulio Peranzoni: Illustratore e fumettista. Da quali ideali e motivazioni derivano il tuo impegno, la tua passione e la tua arte?

 

 1r.  Posso considerarmi un figlio del ‘68 anche se la mia formazione  politica e sociale sia maturata agli inizi degli anni 70. Un periodo, come molti sanno, incredibilmente creativo su tutti i campi, dalla politica all’impegno sociale, dall’arte alla realtà sindacale e al mondo del lavoro. Sono nato in viale Monza, zona nord di Milano al confine con Sesto San Giovanni da una famiglia operaia in una classica casa di ringhiera e dunque inevitabilmente permeabile alla cultura operaia di quel periodo. Militante giovanissimo nella sinistra extraparlamentare ma con simpatie sempre più coinvolgenti con il PCI a cui mi sono iscritto a metà anni 70, la passione per il disegno è sempre stata presente fin dalla prima scuola e probabilmente l’ambiente in cui mi sono trovato ha fuso insieme le due passioni: artistica e politica portandomi, da subito, a capire che l’estro artistico poteva non essere solo un valore estetico e di piacere, ma una formidabile arma politica. Infatti i miei primi disegni sono stati subito immagini di lotta, fumetti per i volantini, vignette per i numerosi giornaletti e fogli volanti dei vari gruppi di allora. La mia prima grande ispirazione ad utilizzare il disegno per scopi di lotta politica  fu la vista e  il successivo  studio dei muralisti messicani (allora non si chiamavano ancora graffittari) Siqueiros, Orozco, e Rivera e la loro lezione civile: l’arte deve essere a disposizione del popolo, non dipinta sulle tele rinchiuse nei musei a pagamento o nelle collezioni private ma sui muri della città, dove tutti possono vederla.... mi si aprirono gli occhi!  In quel periodo mi ricordo, giravo di notte con i barattoli di vernice per disegnare le mura di cinta delle varie fabbriche milanesi occupate, avevo capito quale era la mia strada da percorrere con il disegno.

 

2d. Hai scelto di illustrare molte opere del noto giornalista d’inchiesta Daniele Biacchessi. Puoi delineare i contenuti e le motivazioni di questo importante impegno, che diventa quasi una “mission” storica?

 

2.r Una parte di  risposta a questa domanda l’ho già detta precedentemente: l’impegno politico e sociale fa parte della mia infanzia, un impegno che ha poi continuato trovando sempre più sbocchi importanti. Dai giornalini di quartiere, al giornale Rosso di Autonomia operaia, poi al Metallurgico organo della Fiom- CGIL fino ad approdare a Repubblica e inevitabilmente all’Unità. È proprio nella redazione dell’Unità di Milano che mi sono trovato in un contesto incredibilmente attivo e coinvolgente sia nell’aspetto creativo che intellettuale. Mi ritrovai a fianco di giganti del giornalismo: Michele Serra, Andrea Aloi, Franco Malaguti, Dario Venegoni,  e naturalmente Daniele Biacchessi. Ho visto nascere gli inserti di Tango e poi di Cuore, gli inserti satirici del giornale,  che hanno fatto la storia della satira. In un ambiente effervescente come questo i rapporti di collaborazione si sono tramutati inevitabilmente in rapporti di amicizia. Dopo la chiusura della redazione milanese, nonostante le diverse vie prese da ognuno, il rapporto di amicizia è rimasto indelebile e quando, dopo molti anni, sono venuto a conoscenza degli spettacoli che  Daniele portava in giro per l’Italia in difesa della Memoria sulla Resistenza, non c’è voluto molto a capire cosa dovevo fare. Dopo il periodo di Craxi e poi quello di Berlusconi, non potevo che riprendere in mano la matita e riprendere a resistere, non più dipingendo sui muri ma calcando il palco di un teatro, traducendo le parole di Biacchessi in immagini che proiettate diventavano di nuovo i “murales” di 40 anni prima. Era proprio destino.

  

3d. Quale è la prima opera di impegno civile per la trasmissione della memoria dell’antifascismo?

 

3r. La prima opera di impegno civile sulla Resistenza e l’antifascismo fu lo spettacolo di Biacchessi “Giovanni e Nori” che racconta la vita incredibile di Giovanni Pesce e Onorina Brambilla sua moglie e la storia della Resistenza e dei Gap durante il fascismo. In quel periodo stavo sperimentando un’idea che da diverso tempo mi frullava per la testa e cioè portare in teatro il “fare artistico”, il disegno dal vivo. Come i musicisti si esibiscono dal vivo nei concerti, mi ero riproposto (grazie alle nuove tecnologie) di portare il disegno come spettacolo in sè. Il primo tentativo era con un opera di Checov, ma quando qualche mese dopo ho sentito di Biacchessi e del suo spettacolo, ho tirato le somme e come pezzi del puzzle le due cose sono state subito coincidenti. Quando proposi a Daniele la mia idea di integrare nel suo spettacolo oltre alle sue parole e alle musiche dei Gang  e di Liguori anche delle immagini in divenire,  la sua risposta fu semplice: facciamolo!

  

4d. A quali illustratori e fumettisti ti ispiri? Chi sono i tuoi maestri?

  

4r. Come accennavo precedentemente i primi ispiratori furono i muralisti messicani ma, non come stile di disegno ma come “pratica creativa”. Per quanto riguarda invece i modelli di disegno a cui mi sono ispirato sono naturalmente vari. Nell’ambito dell’illustrazione sicuramente al primo posto è Ferenc Pinter, uno dei maestri dell’illustrazione italiana ed europea, ma anche Aldo Di Gennaro, i fratelli Wyeth, Brad Holland, Rockwell, Nagel, e tanti altri, nel fumetto invece Andrea Pazienza, Crumb, Moebius, Jacovitti, eccetera.

  

5d. Perché hai deciso di illustrare il libro per ragazzi del giornalista tarantino Mimmo Laghezza, che denuncia l’Ilva di Taranto, il più grande colosso siderurgico d’Europa?

 

5r. Per lo stesso motivo per cui ho disegnato tutta una vita a fianco degli operai, contro le morti sul lavoro e contro l'inquinamento industriale, sui giornali della CGIL e della sinistra: in solidarietà alla classe operaia da cui provengo, per una giustizia sociale, insomma le stesse motivazioni per cui si è di sinistra. Comunicare con le nuove generazioni è un obbiettivo fondamentale per me, il linguaggio visivo è la giusta porta per parlare con i più giovani. Molto del mio lavoro è rivolto all’editoria di formazione, ai testi scolastici e dell’infanzia. Mi è sembrato più che naturale illustrare un libro rivolto ai giovani e su un tema così “politico”.

  

6d. Pensi sia possibile, attraverso l’arte, raggiungere le nuove generazioni e sensibilizzare anche coloro che non prendono posizione rispetto ai temi dell’antifascismo e coloro che vorrebbero archiviare il passato nell’oblio del tempo, o peggio, coloro che vorrebbero mistificare, nascondere e occultare le verità sul fascismo e sul nazismo e appianare, riconciliare e equiparare gli orrori e gli errori della Storia?

 

6r. Il linguaggio è fondamentale per farsi capire. E’ una lezione primaria per chi lavora con le immagini. Un motivo fondamentale per cui io e Biacchessi abbiamo tradotto gli spettacoli teatrali in film su dvd è appunto il modo con cui comunicare alle nuove generazioni i valori della Resistenza e della Storia. Come ripetevo spesso ai miei studenti, se devo parlare con un cinese, l’ideale è sapere il cinese, se devo comunicare con un eschimese o so la sua lingua o mi devo arrangiare con i gesti o con delle immagini. Le nuove generazioni comunicano ormai con le immagini. I famosi nativi digitali si scambiano milioni di immagini ogni giorno per comunicare tra loro, è il loro linguaggio ed è con quello che potremo trasferire la nostra Memoria. Ecco perché l’illustratore, il regista, il fotografo stanno diventando gli attori fondamentali della società, sono gli interpreti con cui tradurre i concetti tra una generazione e l’altra.

 

7d. Con la campagna “Siamo tutti premi Nobel per la Pace con ICAN" – Campagna Internazionale per l’abolizione degli ordigni nucleari, realtà internazionale che è stata insignita a Oslo del Premio Nobel per la Pace 2017, per il disarmo nucleare universale, di cui tutti noi facciamo parte da molti anni con varie associazioni italiane, accreditate con ICAN, tra cui Peacelink e i Disarmisti Esigenti, vorremmo coinvolgere sempre maggiori persone, associazioni, istituzioni, gruppi e movimenti sui temi del disarmo nucleare, del pacifismo e della nonviolenza. Puoi, da questa intervista con queste importanti premesse, lanciare un tuo messaggio per tutti coloro che vogliono ancora credere e impegnarsi attivamente per un mondo di pace?... per non dimenticare.

 

7r. Come insegna Gramsci, la storia non è progressiva, non si migliora sempre più automaticamente ma potrebbe regredire e tornare indietro. Le libertà conquistate dalle grandi Rivoluzioni che hanno portato alla formazione delle democrazie moderne non sono eterne, vanno difese ogni giorno e così anche per i conflitti brutali e le barbarie, una volta risolti con milioni di morti non vuol dire che non accadranno più ma potrebbero ripetersi. La sconfitta del nazifascismo alla fine delle seconda guerra mondiale non ha decretato la sua scomparsa, sotto nuove spoglie continua a manifestarsi con abiti nuovi. La sorgente di ogni conflitto è sempre e comunque la società capitalistica in cui siamo. Finchè dovremo vivere in un mondo ormai globalmente avvolto dall’economia del capitale, i conflitti e quello che ne consegue saranno sempre inevitabili. Fondamentale è dunque cercare almeno di contrastare  le degenerazioni violente che questi conflitti potrebbero portare soprattutto di fronte alle nuove armi che la scienza ha creato. I conflitti che il capitale crea possono essere risolti anche in maniera non violenta ma fondamentale è l’impegno che ognuno di noi deve metterci a contrastarli. Alla prossima guerra mondiale non si conteranno più quanti  milioni di morti ci saranno perché non ci sarà più nessuno a contarli.

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