Il concerto di Bandeandrè e Ring of Swing al Mama’s Club di Ravenna
Il concerto di Bandeandrè e Ring of Swing al Mama’s Club di Ravenna
di Redazione - 29 Novembre 2019 - 9:23
Al Mama’s Club di Ravenna, in via S. Mama, 75,a Ravenna, ritornano gli eventi del weekend. Si parte venerdì 29 novembre, alle 20.30, con la presentazione di “Che non ci sono poteri buoni. Il pensiero (anche) anarchico di Fabrizio De André” a cura di Paolo Finzi della rivista “A” che presenterà l’incontro.
A seguire il concerto di Bandeandrè che presenta l’ultimo disco “Storia di un impiegato”. Gianluigi Tartaull: voce, chitarra; Nazzarena Galassi: voce; Caterina Sangiorgi: flauti, voce. Luca Vassura: fisarmonica; Stefano Fabbri: percussioni; Raimondo Raimondi: chitarra, mandolino, mandola; Giacomo Sangiorgi: basso elettrico.
La serata inizia alle 20.30 preesentando il libro di Paolo Finzi “Che non ci sono poteri buoni”. Il libro, raccoglie contributi, tra gli altri, di Dori Ghezzi, Stefano Benni, Bruno Bigoni, Carla Corso, Sandro Fresi, don Andrea Gallo, Alessandro Gennari, Franco Grillini, Piero Milesi, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Romano Giuffrida.
“Storia di un impiegato” è un disco importante, non solo in relazione al periodo storico e sociale in cui uscì, ma soprattutto
nell’ambito dell’itinerario artistico di De André, come riflessione sul presente, che dal G8 di Genova, ai recenti movimenti
ispirati a Occupy Wall Street, insegna quanto sia velleitario “buttare bombe” sui parlamenti, quando il vero potere risiede
in ben altre e più occulte sedi. L’album esprime un messaggio chiaro ed incisivo: è necessaria una prassi politica militante di tipo collettivo, nella partecipazione attiva, per porre al centro della comunità l’individuo e per cambiare un sistema che, adesso più che mai, sembra inesorabilmente immutabile, arroccato sull’egemonia autoritaria del potere speculativo dei mercati finanziari. Infatti, in un concetto anarchico di società, non esistono “poteri buoni”, ma solo sistemi violenti e autoritari che cercano di perpetuarsi, magari chiamando in servizio permanente effettivo i “ rivoluzionari” di ieri.
È il 1973 e un’Italia postsessantottina in piena rivoluzione artistica, politica e culturale, lo sfondo su cui Fabrizio de André
compone questo nuovo album: la storia di un uomo che rifiuta le proprie convenzioni borghesi e che agirà secondo personali e viscerali convinzioni anarchiche e rivoluzionarie, ma comprenderà che la ribellione ha senso solo se collettiva e partecipata, in una dimensione comunitaria dell’esistenza sociale, dove la prassi politica e militante sia volta al raggiungimento della pace come bene comune.
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