"Il cortile degli oleandri"
Racconto antifascista di Rosaria Longoni
Questo è il nuovo racconto di Rosaria Longoni tratto dal suo ultimo romanzo Il cortile degli oleandri, Mimesis Edizioni, che narra la storia di una famiglia, immigrata in Brianza durante la seconda guerra mondiale, solidale con Resistenti, Renitenti e Partigiani nel periodo nefasto dell'incubo nazifascista
L’arrivo a Muggiò
Nello, giovane capofamiglia friulano, perde il lavoro, a causa della chiusura della ditta in cui era stato assunto fin dalla tenera età. Così lascia i propri cari nella sua Udine e arriva a Muggiò, un paesino del milanese: un piccolo nucleo di cortili, una chiesa e una piazza. Nel 1935 diversi stabilimenti alla periferia di Milano cercano operai da assumere e alla Breda, di Sesto San Giovanni, Nello viene assegnato al lavoro usurante degli altiforni: ore lunghe ed infinite davanti ad un fuoco difficile da domare e da sopportare! Il calore devastante viene vinto giorno dopo giorno solo con la voglia di poter avere accanto la propria famiglia e di essere in grado di sostenerla. Il ricongiungimento avviene un anno dopo quando la moglie Luigia, chiamata affettuosamente Gigia, e le tre figlie si ritrovano catapultate in un ristretto mondo di povertà e fame, di una Muggiò ostile con gli immigrati, considerati veri e propri stranieri!
Mamma Gigia
La nostalgia per gli spazi aperti friulani, dove avevano lasciato persone care e dove circolava solidarietà in abbondanza, pian piano viene superata dalla capacità di Gigia di farsi voler bene da tutti per la sua straordinaria generosità e la sua specialità di allontanare qualsiasi malumore intorno a sé ammorbidendo le altrui spigolosità. Non era di tante parole, ma sapeva mettersi in ascolto di tutti, con una sensibilità molto spiccata. Capace di grandi fatiche, sempre fischiettando, con la serenità di chi è in pace con se stessa e contenta di fare ciò che deve. La sua intelligente furbizia trovava soluzioni geniali ad ogni situazione problematica, tanto che si pensava avesse facoltà soprannaturali perché, prevedendo ciò che sarebbe successo, aveva sempre pronto il salvagente adatto. Attiva e vitale, guardava avanti, informandosi con i quotidiani disponibili, sempre proiettata al futuro. Pur nell’estrema povertà della sua vita, era riuscita a comprare a rate una macchina da cucire, la mitica Pfaff, con cui confezionava biancheria e vestiti per tutti, realizzando interessanti scambi a base di farina, uova e zucchero: ingredienti indispensabili per la sopravvivenza di tutta la famiglia. Soprattutto con i Celan, fruttivendoli del paese, Gigia era riuscita a creare un cerchio vitale per la famiglia: le sue mani esperte trasformavano farina e patate, avute dai Celan, in appetitose tagliatelle, stuzzicanti gnocchi e profumati ravioli, da loro commissionati, ed in cambio veniva ripagata con farina, uova, verdura di ogni tipo e un immancabile rametto di basilico: la sua fragranza preferita!
La difficile vita familiare
Intanto le stagioni accompagnavano una quotidianità faticosa, resa più complicata dalla pesante nebbia autunnale e dal freddo pungente di un nevoso inverno, mentre i mesi primaverili sembravano alleggerire un po’ le difficoltà ed era piacevole poi abbandonarsi al caldo sole estivo. Dopo l’estate, la nascita di Domenico dà una sferzata di gioia ed un’autentica carica di ottimismo in una vita familiare sempre più impoverita, ma anche ricca di amore e di serena tenacia. In quel periodo la figlia maggiore, Agar, comincia ad aiutare la mamma in modo costante e produttivo soprattutto mettendo a bagno, nell’acqua scaldata del grande mastello, i triangoli perennemente sporcati dal fratellino. Sotto il diretto insegnamento della madre impara presto anche ad impastare tagliatelle e “capelli d’angelo”, tanto da soddisfare diverse richieste.
Guerra e antifascismo
Il tempo scorreva a Muggiò con un flusso regolare e la famiglia pian piano si inserisce nella monotona, ma anche rassicurante, routine del paese fino all’entrata in guerra dell’Italia quando il clima di cauta attesa diviene di pesante diffidenza, di negate libertà e di azioni vergognose motivate dalla delirante ideologia fascista. Gigia trova in don Antonio, coadiutore del parroco, un alleato convinto nella difesa dei più deboli, ma anche della giustizia e della libertà, così con Nello, impegnato a difendere i propri diritti in fabbrica, decide di partecipare alla guerra di liberazione in modo attivo. Quando Beppe, giovane chiamato alle armi, viene fatto prigioniero dagli Inglesi in Libia, si intuisce la portata di una guerra sciagurata.
Un arrivo in famiglia
Il drammatico bombardamento del ’42 aumenta l’angoscia e la paura in tutti i protagonisti provocando anche una brusca sterzata nella loro vita perché, consegnata dalla propria madre in difficoltà per aver perso tutto a Milano, viene accolta dalla famiglia una ragazzina friulana, amica d’infanzia: Olga. Tutti si stringono in uno spazio abitativo che diventa ancora più esiguo, ma al tempo stesso fatiche e amore vengono moltiplicate per assicurare alla nuova arrivata il calore di una famiglia, tant’è che Olga prenderà poi la decisione di rimanere per sempre a Muggiò.
Ragazze degli anni ‘40
Agar, seppur delusa di non poter continuare a studiare ed emanciparsi, s’impegna a lavorare alla C.G.S. di Monza, mentre Olga e Sonia, la figlia di mezzo, trovano il posto alla Motta di Lissone. Ore d’angoscia vengono vissute a causa di una peritonite acuta di Ines, la sorella minore che una notte, dopo essere stata in punto di morte, grazie al pronto intervento del medico, riesce a riprendersi e torna serena a giocare con il fratellino Domenico. Agar dimostra la propria audacia accompagnando di notte il padre in bicicletta nel lecchese a prendere patate, dato che il cibo razionato scarseggiava, inoltre è testimone quando Gigia salva la vita ad Aldo, un ragazzo disertore per la sua voglia di libertà, ed infine, per caso, aiuta a nascondere dei pericolosi volantini contro l’oppressione nazifascista. Grazie alla tenacia di Gigia, Olga e Agar riescono a frequentare la tanto desiderata scuola serale, con grandi sacrifici: raggiungendola a piedi dopo il lavoro e sfidando i tanti rischi che di notte apparivano ancor più minacciosi.
Resistenza e Liberazione
Mentre Nello cerca di difendere i propri diritti in fabbrica, fra liste nere e rastrellamenti, Gigia nel cortile diventa punto di riferimento per il suo modo di saper reagire alle situazioni pericolose, contribuendo alla salvezza di tanti. Di notte e di giorno l’abitazione della famiglia Tarondo viene utilizzata dai partigiani per scappare in momenti critici, grazie ai due usci opposti mai serrati, ed anche alla straordinaria collaborazione di don Antonio che, lasciando aperte le porte della chiesa, contribuiva a garantire una via sicura ai fuggiaschi. Nella lotta di liberazione Muggiò conta diverse vittime della follia nazista e della bieca complicità fascista, ma il 29 aprile del ’45 si avvera il sogno profumato di basilico di Gigia: sul campanile di Muggiò sventola nel cielo la bandiera tricolore!
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