Aerei
Sfrecciano gli aerei salendo in quota proprio di fronte al balcone davanti a me, la pista dell'aeroporto lì vicina. E ogni volta un misto di timore e curiosità, mi fanno uscire nel terrazzo, appunto, e col naso all'insù quasi fossi un bambino.
Me ne passò uno poco fa, talmente vicino che avessi avuto un piccolo binocolo, avrei potuto scorgere i passeggeri ai finestrini. E ogni aereo, come pure le carrozze dei treni che ugualmente vedo correre in basso non distante a me, trasportano persone, potrebbero raccontare storie, e riportare echi di sospiri.
Storie di viaggi e di distacchi; e pure storie di amori finiti o di umani che fuggono. E l'indaffarata umanità che lavora, gli spostamenti per affari e per dovere, i ritmi veloci del nostro vivere di adesso.
Chiusi lì, allora, in quelle scatole dipinte, colle tante finestre a mò di provvisorie aperture, o come gli spiragli di luce tra le inferriate delle celle dei prigionieri. Scatole allungate per fendere l'aria, e far correre il treno o balzare nei cieli alla conquista di spazi di volo, traiettorie misurate, tempi di viaggio programmati per portare a destinazione. Per altre sedi di lavoro o per luoghi sconosciuti. O, chissà, per nuovi amori.
Eccone ancora uno, il quadrimotore. Col frastuono dei jet che si preannuncia leggero ma che poi rapidamente incombe, e maestoso ruggisce, presentando all'improvviso esso, il signore dei cieli. E poi affievolendosi di colpo, ed una veloce virata a fianco delle colline; ché già piccolino si alza, ammiccando alle nuvole che l'attendono, fragili guanciali di seta sulla stoffa blu.
Amici che partono, amici che arrivano. Sogni di vita diversa s'intrecciano sulle sponde del nostro viaggio. Treni che portano lacrime o sorrisi, ali argentate che ammiccano al sole lontano.
Anche questo, di sicuro, è poesia dell'umano.
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