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Web, libertà sulla parola

Trame collettive Wikipedia, il sogno illuminista dell'enciclopedia-mondo riportato all'oggi. Siti, blog e giochi letterari, il mondo parallelo della scrittura online
20 gennaio 2005
Laura Pugno
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

«Se ti cerco con Google, cosa trovo?», chiede sistematicamente la cacciatrice di nuove tendenze (cool hunter) Cayce Pollard ai suoi interlocutori, nell'ultimo romanzo di William Gibson, L'Accademia dei sogni (Mondadori 2004), il primo ambientato non più nel futuro del cyberspazio, ma nel presente di Internet. Come a dire, il cyberspazio c'è già, e siamo noi. E il grado di visibilità del nostro nome digitato da un estraneo sul più famoso e gettonato dei motori di ricerca è già un indicatore plausibile della popolarità di un singolo, di un prodotto, di un concetto. Gli angloamericani hanno già coniato il verbo, to google. Lo scambio di battute che Gibson mette in bocca a Cayce per molti ventenni e trentenni non ha nulla di strano. Il virtuale intrattiene ormai una trama fluida e produttiva di rapporti col reale, si è reificato, o realizzato. Fa parte delle nostre interazioni quotidiane col mondo. Internet è percepita da molti come una miniera di informazioni sempre costantemente disponibili, a portata di mano. Senza dubbio questa è stata una delle chiavi del successo della Rete, e certi discorsi sull'attendibilità dei contenuti reperibili nel web sembrano già acqua passata. Ma lo sono veramente? Davvero il filtro non è più (anche) esterno ma (solo) interno al soggetto che dialoga con la Rete? Quello che è certo è che ogni giorno dobbiamo ricordare che sta a noi, e solo a noi, decifrare la plausibilità delle informazioni che ci arrivano dai media. Internet, a differenza della tv, non costruisce una fiction di plausibilità. Tuttavia, l'apparente immensità della Rete, il suo proporsi come nuova borgesiana Biblioteca, porta a volte a dimenticare, come accade di fronte ai più grandiosi manufatti, che un giorno sono stati costruiti. Qualcuno ha fatto, banalmente, data-entry. La produzione dei testi, al cuore del processo, sembra scomparire dalla catena di montaggio, risucchiata nella categoria di «ciò che esiste» (da sempre?).

Al contrario è proprio sulla produzione di testi, individuale e collettiva, che c'è da attirare l'attenzione. Soprattutto sulla seconda. Se il libro non è morto, se la carta non è stata sostituita dalla Rete, se l'e-book è ormai assurto al grado di objet trouvé, pezzo di modernariato - trovato e subito perduto - delle nostre nuove tecnologie affettive, altro è il discorso per tutto ciò che sta intorno alla produzione dell'opera. Nell'epoca della riproducibilità tecnica, anche in un'arte ancora solitaria come la scrittura, si afferma il concetto di produzione collettiva, di ragnatela costituita dal mondo e dalla Rete intorno all'opera. Non stiamo parlando solo dei pur fortunati esperimenti alla Wu Ming: forse, invece, di un diffuso wuminghismo. Sempre più diventano evidenti, nei blog degli scrittori, sui siti di letteratura, nelle note a piè di pagina, il prima e il dopo dell'opera, la rete di contatti, incontri con persone e libri, da cui scaturisce il libro come mondo finito tra copertina e quarta. Siti e blog di scrittori si autoinvestono della qualità di spazio di discussione: se l'autore, al pari del libro e della letteratura, non è morto, è diventato più permeabile nel momento in cui ha riconosciuto la permeabilità come condizione di stimolo della creatività, l'osmosi col proprio tempo che la Rete facilita non come un rischio di perdita ma una speranza di arricchimento. (E c'è anche chi, in questo giro di valzer virtuale, punta all'arricchimento concreto: come The Virtual Booktour (vbt.typepad.com/virtual_book_tour/index.htm), sito Usa che, a pagamento, organizza tournée virtuali della Rete per scrittori, esordienti o no).

Il meccanismo della produzione collettiva balza in prima linea in due generi particolari: l'enciclopedia aperta e il mondo parallelo, specchio deformante l'uno dell'altra. Da una parte, Wikipedia, che rappresenta il sogno illuminista riportato all'oggi di descrivere completamente il mondo sotto le insegne della Ragione e della Conoscenza, sogno che quotidianamente si scontra con le difficoltà di accreditarsi come compendio di sapere credibile mantenendo al contempo l'anonimato, la flessibilità, la continua apertura a nuovi ranghi dei suoi collaboratori. Dall'altra, giochi on line di scrittura come The Raven's Keep (http://members.shaw.ca/ravenskeep/) incarnano il desiderio di costruire - con l'impegno quasi quotidiano, visto che i membri si impegnano a «postare» almeno tre volte la settimana - un altro mondo, fantasy quanto si vuole, ma comunque retto da un bisogno di logica narrativa che esclude il deus ex machina, se condizione necessaria per l'accettazione di un nuovo personaggio, proposto da un qualsivoglia navigatore, è «No gods», solo umani, vampiri o immortali con la loro bella dose di debolezze e vulnerabilità.

La differenza tra fantasia e realtà è che per andare avanti nella seconda stamina ed energia possono non essere sufficienti. Di cosa parliamo quando parliamo di Wikipedia? Della libera enciclopedia - dove libera sta anche per gratis - della Wikimedia Foundation, che oggi ammonta a più di un milione di voci, prodotte dai membri della sua community. Wikipedia è senza dubbio vera, ma la domanda è: è verosimile? È attendibile, si è guadagnata il rispetto della comunità scientifica, e se sì, per quanta sua parte? Se nella nostra mente l'Enciclopedia è sinonimo di costruzione totale, organica e integrata del sapere, Wikipedia rovescia quest'immagine in quella di una situazione modulare, un organismo vivo e protoplasmatico che si modifica a contatto col mondo per mitosi, allungando i suoi tentacoli, mutando, forse, anche la composizione interna. In un articolo uscito nei giorni scorsi su Wired, Daniel Terdiman parla per Wikipedia di un ritmo di crescita del 7% mensile. In tutto questo, la web community italiana non sta a guardare. Wikipedia Italia ha preso il via nel dicembre 2001, e al momento conta più di 32.000 articoli. I wikipediani non si incontrano solo nel loro bar virtuale: il prossimo raduno in carne e ossa è previsto a Reggio Emilia, a fine gennaio o primi di febbraio. L'obiettivo di Wikimedia Italia è la costituzione di una fondazione, come già negli Usa, in Germania e in Francia. La libera associazione - forse una onlus, che ha costi minori di gestione - dovrebbe servire, negli intenti degli organizzatori, a registrare i diritti su Wikipedia, rientrare in possesso del dominio wikipedia.it, e trovare i soldi per far funzionare i server, anche tramite donazioni. Per imbastire una ricerca di finanziamenti equa e sostenibile, la credibilità del progetto diventa un nodo cruciale.

La vicenda di Wikipedia esemplifica in modo trasparente i meccanismi di apertura e co-creazione all'opera nella produzione collettiva del sapere, che non sono sostanzialmente diversi da quelli di produzione di fiction come forma di sapere esperienziale sul mondo. Qualcosa sta succedendo allo stesso modo in diversi ambiti della creatività umana, in diverse parti del mondo, dentro la memoria dei pc e in quella dei loro utilizzatori, così vicini, così lontani.

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