Dell contro i lavoratori musulmani?
Roma - Periodo assai difficile per Dell sul piano delle pubbliche relazioni. Un gruppo di trenta lavoratori islamici ha infatti accusato l'azienda di averli licenziati da uno dei propri impianti di produzione di personal computer perché più volte al giorno ciascuno di loro deve prendersi il tempo necessario a pregare.
I trenta sono quasi tutti immigrati che provengono da paesi come la Somalia, l'Etiopia o il Sudan e hanno dichiarato al New York Times che pochi giorni fa, durante il turno di notte, sono stati convocati nella mensa dell'impianto. Lì un responsabile dell'azienda avrebbe intimato loro di finirla con quelle interruzioni o, in alternativa, lasciare il lavoro. Cosa che i trenta avrebbe appunto deciso di fare.
Un'accusa pesante per Dell, che già deve vedersela con le rimostranze di centinaia di consumatori per le proprie pratiche di vendita, visto anche che negli USA non è concesso discriminare i lavoratori per le proprie pratiche religiose, con la sola eccezione del caso in cui tali pratiche confliggano in modo determinante con le attività dell'azienda fino a metterla in crisi.
In effetti le preghiere della giornata non richiedono molto tempo, pochi minuti, eccetto quella del tramonto, che può richiedere fino a mezz'ora. Ma i lavoratori sostengono che coprivano a vicenda i compiti gli uni degli altri proprio per minimizzare l'impatto sulla catena produttiva.
Vigorosa la reazione di Dell. Un suo funzionario ha affermato che quanto descritto non è mai avvenuto e nessuno ha mai inteso licenziare quei dipendenti. A suo dire c'è stato un grave fraintendimento che però verrà risolto con i lavoratori, alcuni dei quali sarebbero intanto tornati al lavoro. Ma non è chiaro cosa accadrà: i responsabili in loco delle attività produttive dell'impianto infatti non hanno specificato se hanno o meno intenzione di tollerare quelle interruzioni. Dell si è detta comunque sicura che la questione non finirà in tribunale e sarà risolta quanto prima.
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