Quell’hobby che ha rivoluzionato la Rete
TEMPO TRE ANNI — la stima è della società di ricerca Ids — e al mondo ci saranno oltre 42 milioni di computer che funzioneranno grazie a un sistema operativo realizzato per hobby da uno studente universitario finlandese di 22 anni. Un codice basato su una legge che, come tutte le cose geniali, sembra un’ovvietà: «Dato un numero sufficiente di occhi, tutti i bachi sono semplici da trovare». Il padre di quella legge, Linus Torvalds, oggi di anni ne ha 36 e, diversamente da quel che si potrebbe pensare, non passa le giornate nuotando nei dollari provenienti dai diritti d’autore. Perché Linux, il suo programma, è il più celebre esempio di open source, sorgente aperto: è disponibile liberamente, può essere modificato, redistribuito e rivenduto da uno qualunque dei suoi utilizzatori. E a questo deve la sua fortuna, oltre che le indiscutibili doti di stabilità, affidabilità, sicurezza, che ne hanno fatto un concorrente temibile per Windows di Microsoft.
Nata nei centri di calcolo delle università americane e figlia della più pura etica hacker, dei programmatori capaci di passare settimane insonni per inventare una soluzione elegante a un problema difficile, la filosofia open source ha vissuto la sua definitiva consacrazione grazie a Internet: proprio la rete ha fornito in modo rapido ed economico le migliaia e migliaia di occhi necessari in tutto il mondo per adottare su larga scala quest’approccio collaborativo. Obiettivo, migliorare il software ripulendolo dagli errori e aggiungendo nuove funzionalità, per poi rimetterlo in circolazione. Semplici volontari e società commerciali contribuiscono ogni giorno a sviluppare questo processo. Così, in numerosi settori, come le applicazioni dedicate ai server che gestiscono siti web, il codice aperto è oggi spesso più diffuso dei programmi proprietari. Tanto da essere divenuto un affare anche per colossi dell’informatica come Ibm, Hp, Novell. Il programma base è gratis; installazione, assistenza e servizi aggiuntivi sono a pagamento. Ma il cliente sa di aver scelto una soluzione che garantisce miglioramenti nel tempo, vista la vasta comunità di programmatori che vi lavora, e che non è quell’automobile con il motore sigillato a cui molti assimilano il software venduto sotto copyright.
E’ dall’idea opposta di copyleft che Richard Stallman, ultimo degli hacker del laboratorio di Intelligenza artificiale del Mit, era partito per proteggere i diritti di modificare e redistribuire il free software. Stallman, che lasciò il Mit prima di completare il dottorato (ne riceverà in seguito quattro honoris causa) perché non accettava l’obbligo di mantenere segreto il proprio codice, dal 1984 cominciò a lavorare al progetto Gnu (dalla sigla Gnu’s not Unix), un sistema operativo Unix compatibile che avrebbe dovuto essere libero. Di lì a poco fondò la Free software foundation (Fsf), per assumere sviluppatori ed elaborare un quadro di riferimento legale, che arriverà in seguito con la licenza Gpl. Dal progetto Gnu negli anni nacque una serie di programmi. E fu proprio utilizzando questi strumenti che Torvalds nel ‘91 riuscì a creare la tessera mancante per realizzare un vero e proprio sistema operativo, il nucleo di Linux.
Di quel che oggi conosciamo come Linux, il finlandese — votato in un sondaggio di Time come il 17° personaggio più influente del secolo — è autore per solo il due per cento. Linus oggi vive nell’Oregon con la moglie, tre figlie e un gatto, e lavora per un consorzio open source. E’ il guru incontrastato della comunità del codice aperto, e padre di Tux, il pinguino simbolo di quel sistema operativo nato 14 anni fa. Ma nella vita quotidiana è schivo, e di norma preferisce non essere coinvolto nelle periodiche querelle legali e ideologiche tra software libero e proprietario. Nel frattempo Linux ha avuto una diffusione globale, ed è stato adottato in numerosi paesi come sistema operativo standard per la pubblica amministrazione, da ultimo in Europa dalle municipalità di Vienna e Monaco di Baviera, nonché da alcuni ministeri di Danimarca e Francia. Nell’ultimo trimestre 2004 la quota di server Linux è cresciuta a un ritmo del 36% rispetto all’anno precedente su scala mondiale, e ci si attende una vera e propria esplosione in Giappone (20% all’anno fino al 2008) e in Cina (+46% annuo per i prossimi cinque anni).
Ma non c’è solo Linux: le applicazioni open source sono centinaia e la filosofia aperta è ormai un movimento di opinione che chiede di ridefinire il diritto d’autore in altri settori, come la musica e il cinema. Da parte sua, Torvalds non ha perso il talento per le ovvietà di genio, e sornione ha affermato: «Software is like sex; it’s better when it’s free».
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