Cracker filorepubblicani attaccano IndyMedia

Oltre a defacciare una serie di siti del network sarebbero stati compromessi anche archivi e dati residenti sui server. L'accusa? IndyMedia mentirebbe al popolo americano
5 maggio 2005
Punto Informatico

Logo di Indymedia Roma - Le prime notizie sono iniziate ad arrivare nella mattinata di ieri dal Colorado, quando i gestori del Colorado Independent Media Center si sono resi conto non solo che la propria home page (colorado.indymedia.org) era stata sostituita ma anche che l'incursione sui propri server da parte di ignoti cracker aveva causato la distruzione di una grande quantità di dati, compresi cinque anni di archivio di informazioni.

Stando a quanto riportato dalla stessa IndyMedia, sulla home page sono stati pubblicati slogan destrorsi da parte di una crew che si identifica come "g00ns.com". Cose come: "Avete mentito al popolo americano troppe volte, avete partecipato alla Fifth Hope e diffuso là i vostri ideali distorti. Aspettatevi altri attacchi".

Con la firma "Clorox" è stato anche lasciato un altro messaggio: "I nostri soldati stanno morendo oltreoceano per dare agli uomini, alle donne e ai bambini un assaggio di libertà e voi li chiamate imperialisti. Siete solo dei maiali. Non siete contro Bush: voi siete contro i Repubblicani, contro chiunque abbia un modo di vedere le cose e di pensare diverso dal vostro. La vostra scatola è stata colpita perché avete mentito al popolo americano".

Inutile sottolineare come i gestori di IndyMedia abbiano immediatamente ricordato che lo spazio news è aperto a tutti e che, quindi, queste rivendicazioni potevano essere fatte anche senza mettere a soqquadro il sito. Anche se, va detto, che in quel caso una tale presa di posizione avrebbe potuto essere facilmente ignorata mentre i cracker avevano invece intenzione di farsi sentire.

Che l'attacco fosse premeditato lo dimostra il fatto che nel giro di poco tempo la medesima sorte di colorado.indymedia.org l'hanno subita anche altri siti del network IndyMedia, come nyc.indymedia.org, michiganimc.org, arkansas.indymedia.org o newjersey.indymedia.org.

Logo di Indymedia Un'analisi dell'accaduto l'hanno realizzata quelli di Hackthissite secondo cui l'attacco ha sfruttato alcune vulnerabilità PHP note da tempo. Un approfondimento cerca anche di indagare sull'identità della crew che ha firmato l'aggressione telematica.

Di interesse infine segnalare che tutto questo arriva proprio nelle ore in cui il sito di IndyMedia rischia una pesante censura in Italia per la vicenda relativa alla pubblicazione di una foto del Pontefice in abiti nazisti.

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