ESPERIENZE: Collaborazioni accademiche

A pesca con la rete

31 marzo 2003
Federico Razzoli

Abbiamo intervistato il Professor Sandro Radicella, che dal 1996 si occupa attivamente della divulgazione dell' Information Technology per lo sviluppo in ambito accademico in Africa. E' direttore del laboratorio di aeronomia e radiopropagazione del Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam di Trieste.
Nel 1996 ha avviato la prima iniziativa con l'Università di Città del Capo, in Sudafrica, ma questo e' stato solo l'inizio di una lunga serie di trasferte che durano ancora oggi: in seguito si sono organizzate simili iniziative in Nigeria, in Ghana, in Sudan, nella Costa d'Avorio, nel Benin. Attualmente il centro Abdus Salam sta cercando di fondare una sorta di alleanza con altre istituzioni che condividano la missione di fornire competenze, assistenza e, se serve, mezzi tecnici di base al mondo accademico africano.

Il Professor Radicella cita come esempio l'aiuto fornito all'Università di Ai Leife, in Nigeria, un progetto di cui è molto interessante raccontare la graduale evoluzione. Gli chiedo che tipo di situazione abbia trovato, al suo arrivo, e dal punto di vista delle conoscenze non sembra disastrosa: gli africani con cui ha avuto a che fare non avevano conoscenze specifiche di Information Technology ma conoscevano abbastanza bene il campo delle telecomunicazioni in senso generale. Avevano deciso di tentare un collegamento verso il mondo esterno, ossia un allacciamento a Internet. Inizialmente procedevano con cautela, probabilmente per loro si trattava di un esperimento. Il team di Radicella cominciò così con il connettere tra loro i vari edifici del campus in una rete locale. Si scelse di utilizzare un network wireless, basato su connessioni radio, per motivi prettamente pratici. Le linee telefoniche infatti in Africa hanno costi sproporzionati e soprattutto la loro qualità è molto scadente.
Non conoscendo l'argomento gli pongo una domanda ingenua: "Ma i sistemi radio non costano troppo?". E invece il professore mi spiega che l'apparenza inganna: non solo hanno costi minori rispetto alle connessioni via cavo (soprattutto in un paese in cui le linee telefoniche fisse sono in pessime condizioni), ma i costi stanno diminuendo sempre più. Inoltre sono particolarmente comode da gestire, ad esempio il cambio di un server comporta molto meno lavoro usando un collegamento wireless.

Una prima connessione ad Internet fu realizzata tramite una callback: il server dell'università chiamava quello del team di Radicella ed attendeva una richiamata. Si trattava di un sistema molto lento che però riduceva i costi. Dopo appena cinque o sei mesi gli utenti Internet che navigavano dal campus erano già cinquecento, dopo pochi mesi divennero mille e continuavano a crescere. Fu una prova del successo e dell'utilità dell'operazione, che li convinse ad un upgrade: installarono una connessione Bisap, ovvero una delle più semplici connessioni satellitari, e questo fu la base per uno sviluppo sempre maggiore.

Gli africani che hanno collaborato con il team di Radicella si sono detti molto soddisfatti del risultato. Noto un certo orgoglio (certamente giustificato) quando il professore mi racconta come il responsabile locale del progetto, un professore dell'università, abbia ricavato da questo successo una notevole fama nel suo Paese. Con la venuta del nuovo governo democratico ha infatti avuto modo di promuovere a livello politico una maggiore diffusione dell'Information Technology. Ora è direttore generale della nuova Agenzia per lo Sviluppo delle Tecnologie delle Comunicazioni e dell'Informazione, un livello più o meno equivalente a quello dei nostri sottosegretari.

L'aspetto più importante, che il professor Radicella tiene a sottolineare, è che il suo lavoro non è stato semplicemente installare una rete in una università o un allacciamento a Internet. Naturalmente questo lavoro è stato fatto ed e' importante, perché l'università aveva pur bisogno di una base da cui partire. Ma ciò che conta di più è la formazione che è stata fatta, il training costante delle persone che, una volta partito Radicella, si sono poi trovate a dover gestire da sole il tutto. "Noi non abbiamo dato pesci, - precisa - abbiamo insegnato a pescare".

In tutti i suoi progetti di alfabetizzazione informatica del mondo accademico africano, Radicella ha dato decisamente preferenza a sistemi e tecnologie open source. Il motivo più evidente per questa scelta è il costo. Naturalmente, da un punto di vista tecnico, sarebbe stato possibile ottenere gli stessi risultati anche con l'uso di sistemi proprietari, ma si sarebbero spese cifre molto più elevate. Inoltre "è molto diverso - afferma - quando puoi mettere le mani sul codice sorgente rispetto a quando non lo puoi fare". Di volta in volta, gli sviluppatori impegnati nei progetti hanno sempre modificato i software a loro piacere. Se non avessero avuto questa possibilità, il risultato sarebbe stato meno conforme alle loro necessità.

Nelle sue conferenze Radicella insiste molto sull'importanza della conoscenza della cultura africana nel mondo. Da una parte Internet è uno strumento importante per reperire informazioni, ma per l'Africa potrebbe essere quasi l'unico strumento per diffonderle e farci conoscere aspetti della loro tradizione, del loro modo di vivere che l'Occidente, in questo mondo così globalizzato, ignora.

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