Francia, Egitto, Tunisia: galera per chi "naviga"
Lo scorso fine settimana, le autorità francesi hanno inferto un duro colpo ad una delle libertà fondamentali delle democrazie vietando gli assembramenti pubblici, ed hanno giustificato la loro decisione facendo riferimento ai messaggi che incitavano a scendere in piazza che sarebbero circolati via internet e via sms.
La cosa potrebbe far sorridere se non fosse che quasi contemporaneamente sono stati arrestati tre giovani perché accusati di aver scritto su alcuni "blog" (siti web che raccolgono commenti personali) delle frasi considerate pericolose. A quanto è dato sapere, leggendo le cronache, i testi sarebbero del genere "Vai alla più vicina stazione di polizia e incendiala". Altri testi che sarebbero stati pubblicati sul web indicevano "appuntamenti" nelle zone centrali delle città francesi. I tre arrestati rischiano una pena da 1 a 7 anni per incitamento alla violenza.
Non è la prima volta che il potere usa la mano pesante contro la libertà di opinione che si esprime attraverso Internet: a fine ottobre è stato arrestato dalla polizia segreta egiziana uno studente di giurisprudenza che, sempre sul suo "blog", si esprimeva contro la discriminazione esistente verso le donne e contro il terrorismo.
Ma, al momento, il caso più grave è sicuramente quello di 9 tunisini che sono stati condannati lo scorso anno a pene variabili tra i 19 ed i 26 anni di reclusione, pene ridotte solo di qualche anno in secondo grado. La colpa? Aver "cospirato contro lo stato". Le prove, oltre ad alcune confessioni estorte con la tortura, sarebbero anche dei CD contenenti materiali "terroristici" scaricati da Internet. La Tunisia non è nuova ad episodi del genere, nel recente passato ci sono state la condanna a due anni inflitta al responsabile di un sito web antigovernativo e l'arresto di 20 ragazzini che avevano avuto l'ardire di visitare dei siti web proibiti dalle autorità.
Queste ed altre storie avvengono alla vigilia del round finale del summit sulla "Società dell'Informazione" (16-18 novembre 2005) che si svolge proprio in Tunisia e che si annuncia, ancora una volta, come una inutile passerella di esponenti governativi che presenteranno programmi carichi di buone intenzioni. Non a caso i "progressisti", anche quelli critici verso la politica repressiva del governo tunisino, parteciperanno all'incontro nonostante il paese africano sia noto per la continua violazione dei più elementari diritti civili.
Diventa sempre più necessaria una azione che, nello spazio virtuale di Internet, da una parte si concentri nella difesa di tutti gli spazi di comunicazione ancora liberi dal controllo del potere e che, dall'altra, diffonda il più possibile le conoscenze necessarie per poter continuare ad esercitare il proprio diritto alla libertà di espressione contro la censura e la repressione.
Una lotta non molto diversa da quella da portare avanti nel mondo reale.
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