I club dell'ospitalità

Comunità molto più reali che virtuali, per viaggiare, trovare ospitalità e amicizia.
4 dicembre 2005
Maddalena Parolin e Paolo Massa

L'utilizzo di Internet come mezzo per creare fiducia e contatti di ospitalità tra le persone? Verrebbe da pensare che se c'è un grande rischio connesso ad Internet è proprio quello della non conoscenza diretta della persona con cui si entra in contatto, ad esempio via chat o e-mail. Da qualche anno però esiste una comunità vivace e sempre più grande tramite la quale migliaia di persone hanno la possibilità di viaggiare e trovare ospitalità gratuitamente in altre città o paesi, dai membri del club, in maniera sicura e semplice.
Il più noto e diffuso servizio online di ospitalità è l'Hospitality Club (http://www.hospitalityclub.org/), fondato nel luglio del 2000, a novembre 2005 conta più di 91.000 membri in praticamente tutti i Paesi, dalla Germania, che con oltre 18.700 membri è al primo posto, alla Nuova Zelanda, l'Uzbekistan e il Suriname. I membri cercano ed offrono alloggio e aiuto durante il viaggio, la participazione è libera e gratuita ed e' aperta anche a chi non puo' ospitare nella sua casa ma vuole comunque fornire un aiuto al viaggiatore/esploratore. L'unico obbligo e' quello di fornire gli estremi del passaporto o di un altro documento di identità in modo da permettere l'identificazione (e una garanzia di sicurezza) da parte di chi lo ospiterà e di rispettare le regole dell'Hospitality Club. Il club ha inoltre un meccanismo di feedback simile a quello delle aste online, per cui gli ospitati/ospitanti possono dare un giudizio sulla controparte e vedere online i profili degli altri membri del club.
Un altro sito simile, dalla grafica molto più accattivante, ma a quanto pare meno utilizzato in Europa rispetto all'America, è Couch Surfing (http://www.couchsurfing.com il cui nome rappresenta la possibilita' di girare il mondo "facendo surf" sui divani degli ospitanti). Molto conosciuta e diffusa è anche Servas, associazione nata già nel secondo dopoguerra, con uno spirito analogo, che però, non si appoggia sui vantaggi del web, e di conseguenza risulta molto più lenta e meno flessibile, oltre ad avere un'età media dei partecipanti più elevata rispetto alle altre due, decisamente più “giovanili”. In realtà non è tanto il sito web il principale e più efficace metodo di conoscenza ed ampliamento delle comunità, quanto il passaparola tra amici.

Non si tratta solo di comunità virtuali e di offerta di servizi, come si legge dal sito Hospitality Club:
“...Il club è formato da volontari che credono in una grande idea: rendere questo mondo più bello facendo in modo che chi viaggia possa venire in contatto con gli abitanti del luogo e facendo in modo che gli abitanti del luogo abbiano l'opportunità di incontrare persone di un'altra cultura. Questa forma di scambio interculturale è l’anima che regge l’ “Hospitality Club”.
(http://italiano.hospitalityclub.org/indexita.htm)
Tre fratelli, fondatori di Hospitality Club, con le bandiere della pace e il "Bus della Pace".

Nato dall'idea di un ragazzo tedesco, sulla scia di esperienze di scambi internazionali, l'Hospitality Club è senza fini di lucro e si regge solo su una rete di volontari, non solamente giovani, che condividono la passione per il viaggio, l'amicizia, e la fiducia nelle persone. Ma centrale è anche il valore della pace: l'idea è che mettere in contatto e far incontrare le persone le aiuterà a capirsi meglio, e così l'amicizia tra membri di diverse culture contribuisce alla comprensione e alla pace: “le persone che hanno amici in altri paesi sono meno disposti ad appoggiare politiche di aggressione contro quei paesi e culture”, si legge sempre dal sito web. I fondatori, in particolare alcuni fratelli tedeschi, hanno spesso appoggiato iniziative a favore della pace, come la vendita delle bandiere arcobaleno italiane tramite un Bus della Pace in viaggio per l'Europa.
Paolo, di Alessandria ma attualmente residente a Trento, racconta nel suo blog di essere rimasto molto colpito dalla grande apertura sperimentata durante la sua prima esperienza da ospitato con l'Hospitality Club. Di fronte al suo stupore si è sentito rispondere da Martina di Trieste, la ragazza che l'ha ospitato: “Non è incredibile che ci sia brava gente al mondo, è incredibile che non ci crediamo più”.

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