Blogcracy, vera democrazia?
Apparentemente è la forma mediatica più recente e più democratica. I blog oggi possono aprirli tutti in rete. Chiunque, cioè, può crearsi uno spazio dove scrivere e aggiornarlo quotidianamente. Nell'Ottocento e anche più avanti lo si sarebbe chiamato diario, oggi no. Weblog è il nome depositato all'anagrafe. Blog invece è il modo in cui tutti lo chiamano. C'è chi scrive di sé, del suo lavoro, della vita quotidiana, e magari gli amici intervengono, ma sono in molti che hanno preferito coprire una nicchia particolare d'interesse (sport, politica, arte, cultura), soprattutto negli Stati Uniti dove il fenomeno blog è esploso già da qualche anno.
Ma cosa sta succedendo adesso?
Questo nuova modalità di comunicazione avrebbe tutto per essere definita democratica e per godere dei vantaggi della democrazia, cioè godere di buona salute e possibilmente durare a lungo. E' interattiva, facile da aprire e da usare, libera, perché in un blog teoricamente non c'è censura (anche se il blog può essere censurato, cioè oscurato, si pensi al caso eclatante di Microsoft che ha oscurato in Cina il blog di Zhao Jing). Eppure - Cina a parte - qualcosa sta cambiando drammaticamente. E l'allarme arriva proprio dagli Stati Uniti. A parità di intenzioni non tutti i blog, poi, hanno lo stesso destino e a centinaia sono costretti a chiudere ogni giorno. La classifica arriva dallo stesso mondo dei blog. Esistono blog di serie A,B, C. C'è chi riesce ad avere 30 mila visitatori al giorno (è il caso di Gawker) guadagnando fino a 4000 dollari sempre per die e chi vede solo pochi spiccioli. Andate sul sito di Blogebrity[1], e capirete meglio. Intanto diventa sempre più difficile dare una stima precisa dei blog attualmente attivi in tutto il mondo. Si parla di 27 milioni ma sono solo supposizioni. L'esercito, comunque, avanza inesorabile e compatto ma vince sempre il piu’ forte...
La scienza prova a fornire i suoi strumenti. Clay Shirky della New York University, specializzato in dinamiche sociali della rete, ha fatto ricorso ai modelli matematici per la sua ricerca. E ha dimostrato che si, è vero, c'è molta iniquità' nel sistema. Ha studiato 433 blogs e si è reso conto che il meccanismo che spinge i naviganti ad andare su un blog piuttosto che un altro è all'80% quello degli inbound links[2], il passa parola cioè postato nei commenti dagli stessi utenti. Ma nel passaparola poi, sostiene Shirky, interviene il fattore della pigrizia umana che in generale porta a conoscere ciò che già si conosce. E quindi ci vuole tempo prima che qualcosa di buono e innovativo trovi voce sulla rete. Insomma, alla fine anche per Internet, a dispetto della sua natura democratica, è vero quello che vale per l'economia. Un piccolo numero di ricchi e fortunati detiene il potere su una maggioranza di poveri e sfortunati che magari hanno avuto una bella idea ma che proprio non sanno come farsi conoscere.
Il contrattacco arriva, comunque, sempre qui dagli Stati Uniti. Se la sopravvivenza è dunque a rischio bisogna che anche I blogger meno conosciuti acquistino consapevolezza. Mettendosi sotto a studiare.
Capiranno cosi che tra le regole alla base di questo mercato c'è molto poco di democratico. Per i blog vale, infatti, l'antico detto "chi arriva prima meglio alloggia". Mi piazzo e non mi smuovo. Parola dei first-movers, i pionieri del blog, che oggi negli Usa dal loro piedistallo non scendono neanche a colpi di cannonate (date un'occhiata in questo senso a Boing Boing[3]). Ma chi non ce l'ha fatta ad arrivare prima, allora?
Qui scatta la corsa all'oro che in nome del medium democratico porta diretta alla caccia al soldo, tipicamente americana. Tra i punti che si dovranno focalizzare nello studio figura, cosi, la pubblicità. Che ha tutto l'interesse a investire nei blog perché qui trova un pubblico di nicchia e il target è mirato. Cliccate su Blogads[4] e fatevi aiutare. E da tutto questo, mi raccomando, tirate fuori un bel business-plan. Avrete più chance di essere letti e guadagnare soldi.
E chi vuole essere solo letto? Beh, quest'ipotesi da sola almeno qui negli States non viene presa molto in considerazione. Del resto, qui pensano, che non si sta 14 ore incollate al computer ad inserire post per il semplice gusto di raccontare al mondo chi si è e dove si va. Piuttosto al diavolo la democrazia!
E' il blog, bellezza!
[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Inbound_link
[3] http://www.boingboing.net/
[4] http://www.blogads.com/
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