Cellulari, il cervello invecchia?

Le emissioni consentirebbero a certe proteine di superare le difese cerebrali e aggredire i neuroni. Lo dice un nuovo studio svedese che affronta tutto il problema da un altro punto di vista. Lo ha pubblicato il NIEHS americano
15 settembre 2003
Punto Informatico
Roma - "L'esposizione volontaria alle emissioni dei telefoni cellulari rappresenta il più vasto esperimento biologico nella storia". Così il neurochirurgo svedese Leif Salford dell'Università di Lund descrive una situazione che ha studiato per 15 anni grazie ai finanziamenti svedesi ed europei e all'interessamento dell'Istituto di scienze nazionale americano. Una situazione che, stando ai risultati del suo lavoro, può sollevare non poche preoccupazioni.

Lo studio portato avanti da Salford e dal suo team di ricercatori, relativo agli effetti delle emissioni dei telefoni cellulari, è stato condotto in modo del tutto diverso da come fin qui sostanzialmente affrontato da numerosi scienziati. Il lavoro di ricerca, infatti, sembra indicare come l'uso del cellulare tenda ad allentare le maglie della barriera emato-encefalica, consentendo a certe proteine di inserirsi tra i neuroni, aggredendoli.

Gli esperimenti sono stati condotti su topi e, come afferma lo stesso Salford, hanno dunque bisogno di ulteriori conferme, ma i risultati ottenuti sono preoccupanti, al punto che lo stesso team di ricerca consiglia prudenza soprattutto ai più giovani nell'uso del cellulare. La rimozione della barriera per alcune proteine, infatti, potrebbe produrre un invecchiamento precoce delle cellule cerebrali.

La preoccupazione degli studiosi, i cui risultati sono stati pubblicati dal National Institute of Environmental Health Sciences americano, e che hanno lavorato con il finanziamento del Consiglio svedese per la ricerca, è che mano a mano che le tecnologie di comunicazione wireless si diffondono la gente si trovi "affogata in un oceano di emissioni".

Leif Salford, neurochirurgo svedese "Il rischio potenziale dei campi elettromagnetici per il corpo umano - si legge nell'abstract della ricerca - costituisce una preoccupazione crescente per la società. Abbiamo già dimostrato come impulsi di onde leggere aumentino in modo significativo il passaggio di albumina attraverso la barriera emato-encefalica. Ora abbiamo cercato di capire se un passaggio patologico di questo tipo possa avere a che fare con danni ai neuroni. Tre gruppi di 8 ratti ciascuno sono stati esposti per due ore a campi elettromagnetici di diversa entità generati da telefonini GSM. Abbiamo trovato, e presentiamo qui per la prima volta, prove significative di danni neurali nella corteccia, nell'ipotalamo e nei gangli dei cervelli dei ratti".

Va detto che fino ad oggi, come ben noto, nessuna certezza scientifica si è avuta in merito ai danni che potrebbe causare l'uso dei telefoni cellulari, al punto che persino l'Organizzazione mondiale della Salute appare poco propensa a finanziare ulteriori indagini, peraltro invise ai costruttori di telefoni mobili. In questo caso però, come rilevano numerosi osservatori in queste ore, si sta ipotizzando l'esistenza di un possibile effetto collaterale che non era stato precedentemente messo sotto osservazione.

Il professor Salford ha posto l'accento sul fatto che non ci sono certezze in merito ai danni che potrebbe provocare il passaggio di certe proteine ma, ha spiegato, "neuroni che normalmente non invecchiano prima che le persone raggiungano i 60 anni potrebbero invece decadere quando queste sono sulla trentina".

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