L’azione RIAA sviluppa i sistemi di difesa della privacy in Rete?

Secondo quanto riportato da molti esperti della Rete l’azione RIAA diretta a stroncare il fenomeno dello scambio non autorizzato di file musicali protetti da copyright sta generando nel mercato dei prodotti software la creazione di programmi in grado di proteggere con sempre maggiore efficacia l’identità dell’utente.
16 settembre 2003
Raimondo Bellantoni

L’obiettivo è consentire a questi di accedere alla Rete e ai suoi contenuti senza che la sua attività venga “"tracciata" da uno dei tanti sistemi oggi a disposizione.
Gli esperti si chiedono se azioni dimostrative del tipo di quella posta in essere da RIAA non porteranno, nel lungo periodo, a un effetto ancora più disastroso, cioè alla definitiva impossibilità di identificare il soggetto che compie attività illecita sul Web.
Secondo quanto afferma Clay Shirky sviluppatore e docente alla New York University: "RIAA sta generando batteri resistenti agli antibiotici" alludendo allo sforzo sostenuto da tutti i soggetti interessati allo sviluppo dei sistemi P2P, per rendere inespugnabile la privacy degli utenti.
Altri esperti più vicini alle major sostengono invece che l’utilizzo di tali sistemi di criptazione dell’attività non è destinato a diffondersi. Il motivo risiede nel fatto che verrebbe visto dallo stesso utente come il rischio di una implicita ammissione di colpa, una presunzione, anche in caso di scambio di file rientranti nell’ambito della legalità.
La situazione è ancora in pieno divenire.

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