Alta tecnologia e brevetti facili

20 settembre 2003
Franco Carlini
Fonte: Il Corriere della Sera - 20 Settembre 2003
Mai avremmo creduto di dover prendere le difese del monopolista Bill Gates, ma è una scelta obbligata di fronte a una sentenza emessa nello scorso agosto e confermata come valida la settimana scorsa. Una piccolissima azienda californiana, la Eolas, ha citato in giudizio il colosso del software perché nel programma Internet Explorer è incorporato un algoritmo che permette di lanciare dall' interno dello stesso i «plug-in» (gli accessori) che per esempio consentono di vedere animazioni tridimensionali. Il brevetto violato è del 1998 e lo scopo della causa è senza dubbio di forzare la Microsoft a una sanatoria milionaria, per poi passare a riscuotere anche dagli altri produttori di software per l' Internet come la norvegese Opera o i programmi Open Source tipo Mozilla. Se non si arrivasse a un accordo, milioni di pagine web che usano tali tecniche dovrebbero essere modificate. In palio dunque c' è una montagna di soldi, grazie a un giudice incompetente, all' attività parassita degli inventori e alla generosità eccessiva con cui l' Ufficio Brevetti americani approva le «invenzioni» software. I supposti inventori presero infatti un programma libero come Mosaic, il primo navigatore, e vi inserirono la propria applicazione; quest' ultima non ha caratteristiche di novità significative, come si richiederebbe a un brevetto. Ovviamente la solidarietà con Bill Gates si ferma qui anche perché la stessa Microsoft nei mesi scorsi ha stretto un' alleanza con una società dello Utah, lo Sco Group, la quale, a corto di soldi, va tentando una simile operazione legale nei confronti del sistema operativo Linux: sempre si mandano gli avvocati presso le aziende con le tasche gonfie, sperando che queste accettino più facilmente una transazione, ma questo è un modo un po' patetico di innovare. fc@totem.to WEB-ECONOMY

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