Il FOSS avanza nei Paesi in via di sviluppo (nonostante MS)

24 maggio 2006
Bernardo Parrella

«C’è chi vuole usare il software realizzato collettivamente, ricavandone come valore la condivisione con gli altri membri della comunità. Qualcun altro preferisce invece l’affidabilità e la funzionalità derivanti dal modello del software commerciale. E così alla fin fine ognuno sceglie in base ai propri valori personali». Con questa battuta, Jonathan Murray, vicepresidente di Microsoft Europe, vorrebbe liquidare la comprovata qualità del FOSS (free & open source software) nonché gli evidenti successi del relativo modello collaborativo. Ma la sua breve intervista inclusa nel documentario TV The Code Breakers, trasmesso da BBC World in questi giorni, incontra la secca replica di Nicholas Negroponte: «Per il progetto One Laptop Per Child abbiamo scelto il software libero e open source perché è più affidabile, e perché ciò significa che i bambini potranno contribuire a migliorarlo nel corso del tempo». Il documentario include anche spezzoni di un intervento pubblico in cui Richard Stallman illustra a dovere le virtù del software libero, oltre ad altre interviste con gli animatori di importanti legati al FOSS nei Paesi in via di sviluppo, tra cui le iniziative SchoolNet in Namibia e Digital Doorway in Sud Africa.

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