Contro SCO, HP garantisce per i suoi clienti Linux
Palo Alto (USA) - HP ha annunciato l'intenzione di proteggere i propri utenti Linux da eventuali azioni legali da parte di SCO Group facendosi carico della loro difesa in tribunale e di tutte le relative spese, incluso, in caso di sconfitta, il prezzo della licenza Linux di SCO.
"Oggi HP diventa il primo maggiore produttore di hardware per Linux ad offrire ai propri clienti di Linux una forma di indennizzo", ha affermato Martin Fink, generale manager della Linux Systems Division di HP.
Il colosso di Palo Alto ha spiegato che avranno diritto a questo indennizzo quei clienti che, a partire dal prossimo primo ottobre, acquisteranno un modello di server o di workstation HP con Linux. HP prevede di estendere questa garanzia, previa verifica delle condizioni caso per caso, anche agli utenti attuali e a quelli che abbiano regolarmente acquistato una distribuzione di Linux da una partner del colosso di Palo Alto, come Red Hat e SuSE, installandola su di un sistema di HP dove fosse già preinstallato Linux. Condizione necessaria per ricevere il risarcimento sarà il possesso di un contratto di supporto con HP ancora valido.
In tutti i casi previsti dalla nuova clausola di contratto, i clienti saranno obbligati a far girare sulle proprie Linux-box solo programmi in formato binario, impegnandosi a non cambiare nemmeno una riga del codice sorgente del sistema operativo open source. A tal proposito HP è stata perentoria: chi apporterà modifiche al codice di Linux e le metterà su uno dei suoi sistemi perderà ogni diritto all'indennizzo. In questo modo l'azienda vuole tutelarsi dalla possibilità che qualcuno, magari intenzionalmente, introduca nel kernel di Linux porzioni di codice estranee che possano infrangere le proprietà intellettuali di SCO.
A poche ore dall'annuncio di HP, SCO ha pubblicato sul proprio sito un comunicato in cui si afferma che l'iniziativa del gigante dei server rappresenta una giusta lettura della situazione "delicata" in cui, a suo dire, si troverebbero gli utenti di Linux.
"La mossa di HP di questa mattina conferma il fatto che le aziende e gli utenti che usano Linux sono esposti a dei rischi legali", recita il comunicato di SCO. "Invece di negare l'esistenza di consistenti problemi strutturali con Linux, come hanno fatto i leader dell'Open Source, HP sta riconoscendo che il problema esiste e sta cercando di rispondere con prontezza alle richieste di aiuto da parte dei suoi clienti. Le azioni di HP stanno guidando l'industria di Linux verso un programma di licenza. In altre parole, Linux non è free".
"Ora che HP ha compiuto questi passi per i suoi clienti - si legge ancora nel documento - SCO incoraggia ancora una volta Red Hat, IBM e gli altri maggiori vendor di Linux a fare lo stesso. Noi pensiamo che i clienti ve lo chiederanno".
HP è immediatamente intervenuta per smentire l'interpretazione data da SCO e affermare, come aveva del resto già fatto in precedenza, che la propria clausola d'indennizzo ha il solo scopo di rassicurare le aziende e stemperare il clima di tensione e incertezza in cui oggi si trova il mercato di Linux. La società guidata da Carly Fiorina sostiene che la sua iniziativa dovrebbe essere il segnale più evidente che, lei per prima, non crede nella fondatezza dei proclami di SCO.
"Linux continua a crescere e a giocare un ruolo cruciale. Non abbiamo trovato un solo cliente preoccupato per la vitalità a lungo termine di Linux o per la causa legale (in corso fra SCO e IBM, N.d.R.)" - ha commentato Fink. "Abbiamo messo in piedi questa iniziativa solo per mitigare le preoccupazioni delle aziende e far sì che l'ottimo momento goduto da Linux non si interrompa".
Sulla questione sono intervenuti anche i tre massimi esponenti della comunità Open Source: Linus Torvalds, Bruce Perens e Eric Raymond. Tutti e tre concordano sul fatto che quello di SCO sia solo un tentativo di travisare le reali intenzioni di HP, tuttavia, mentre il papà di Linux trova l'indennizzo "un'ottima cosa", Perens sostiene che questo "non ha alcun senso" e Raymond aggiunge che, a suo avviso, la mossa del big di Palo Alto è stata in parte dettata dalla volontà di guadagnare terreno nei confronti di IBM sul mercato dei server Linux.
"L'indennizzo potrà anche essere una cinica tattica di marketing - ha ammesso Torvalds - ma se la gente la chiede, perché no?".
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