Internet futura Meeting finlandese dei «cospiratori» in Rete

San Francisco-Helsinki, l'internazionale blog

L'edizione 2006 di «Aula», il movimento visionario della rete. Blogger, manager e guru del digitale stanno disegnando «Internet 3.0», un web pervasivo e lisergico che cambierà il modo di pensare e di vivere tempo, spazio, comunità e politica
18 giugno 2006
Donatella Della Ratta
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Il futuro di Internet è già presente. Almeno qui, nella Helsinki estiva baciata dal sole di mezzanotte, che lascia al buio soltanto poche ore una città piena di verde e di connessioni web (il 70% dei finlandesi già è cittadino della rete a tutti gli effetti). Non c'era posto migliore al mondo per far nascere e crescere Aula, il movimento animato da Marko Athisaari e Jyri Engestrom, che già da qualche anno si occupa di confrontare nella capitale finlandese le esperienze più avanzate e visionarie della rete.
E quest'anno, fra il 14 e il 15 giugno, Aula ha trasferito ad Helsinki una fetta consistente di cervelli provenienti in gran parte dalla San Francisco Bay, con spruzzi di Londra, New York e Tokyio, capitali dell'economia globale e del pensiero sovversivo. C'è Dan Gillmor, ex firma di punta del Mercury News, la Bibbia della Silicon Valley, e ora devoto animatore del fenomeno dei «media di cittadinanza» con il sito http://citmedia.org / blog/; c'è Tyler Brule, fondatore del fortunato magazine Wallpaper; c'è Adam Greenfield, studioso dell'ubiquitous computing, scenario non troppo futuribile in cui i computer invaderanno strade, parchi, negozi; c'è Joshua Ramo, ex ragazzo prodigio del Time magazine, ora socio di Kissinger in un'agenzia di consulting globale; c'è Martin Varsavsky, fondatore del nuovo movimento di wi figlobale Fon, in società con Google e Skype. C'è un esercito di agguerriti blogger, da Danah Boyd, studiosa del celeberrimo sito Myspace.com, a Cory Doctorow, brillante autore di fantascienza. Insieme ad una nutrita rappresentanza di talenti locali made in Finland: Sampo Karajalainen, inventore del fortunato Habbo Hotel, Marko, Jyri e tutto il gruppo di Aula, e, naturalmente, la Nokia, che qui è ovunque, un pò come le connessioni Internet.
Su tutti brilla per visionarietà Joi Ito, giapponese, cresciuto anche lui nelle atmosfere della San Francisco Bay, quel misto hippy e irripetibile di tecnologia, new age, attivismo politico e suggestioni lisergiche.
Ito è stato uno degli ultimi grandsondi Timothy Leary (Winona Ryder era la sua grandaughter), il visionario guru di un Internet aperta, comunitaria e lisergica, da cui il «nipote» giapponese ha preso la capacità di immaginare il futuro e insieme provarlo sulla sua pelle. Mai come questa volta ne ha dato prova: nella cornice di Aula 06 Ito ha parlato della sua visione della rete futura. Quella che lui già chiama «Internet 3.0» (mentre il mondo ancora cerca di capire cos'è l'Internet 2.0). Un'Internet, come dice lui, «sempre fuori linea», sempre spenta, perchè in realtà sempre accesa nella vita reale. A chi crede che la rete sottragga tempo alla vita spingendo a vivere un'esistenza parallela e virtuale, Ito risponde che il futuro proverà il contrario. Internet sarà sempre più integrata nella vita reale, anzi le barriere fra le due vite presto cadranno, per fare una sola ed unica vita digitale. Dove il tempo sarà «policronico». «Oggi siamo abituati a pensare tutto in un tempo che va da A a B, che ha un inizio e una fine. La telefonata è un esempio perfetto di questo tempo, qualcosa che inizia deve poi terminare», spiega Ito.
«Le azioni dentro il tempo policronico sono simultanee, non iniziano e non finiscono, tutto avviene su un continuum, dove l'uomo compie azioni e conduce relazioni nello stesso momento. E tutto avviene in un dato contesto. Infatti la caratteristica principale del tempo policronico è il suo essere contestuale, il suo fare sempre riferimento ad un contesto».
Per spiegare cosa intende, Ito porta ad esempio la sua nuova ossessione: si chiama World of warcraft ed è un gioco che si gioca su Internet a più mani, da tutto il mondo. I giocatori si dividono in confraternite e ognuna ha le sue regole di comportamento. Quella di cui è a capo Ito conta 300 membri, fra cui il fondatore di Napster Shaun Fanning. Insieme collaborano simultaneamente a progettare strategie e schemi di gioco. Per farsi la guerra, sembrerebbe. Ma secondo Ito il tutto non è così banale come potrebbe apparire. «World of warcraft non è un semplice gioco, è il più sofisticato e potente strumento di management a distanza che io abbia mai utilizzato» dice Ito, che di gestione aziendale se ne intende, essendo uno degli investitori con il miglior fiuto rispetto al web (ha puntato su progetti come Flickr e Technorati, esponenti di spicco di quel web 2.0 che fa tanto impazzire i giornali e le borse americane).
«Quello che conta dentro War of warcraft non è il gioco o il suo risultato, sono i legami che si formano nella comunità dei giocatori. Sono relazioni, legami sociali. La comunità è coesa, si aiuta a vicenda, il modo in cui vengono prese le decisioni è assolutamente orizzontale, e nel gioco Shaun Fanning conta quanto il ragazzo che fa il barman a Sidney. Questo gioco è come una nuova Chiesa, nel senso che restituisce quel legame comunitario che solo la religione dà. La gente non si isola, si unisce».
Ito ne è convinto, e forse sta già usando lo schema del gioco per provare come funzionerebbe una democrazia in rete, la cittadinanza digitale che tutta Aula 06 invoca: connessione Internet mobile gratuita per chiunque, un web di tutti concepito come un insieme di relazioni e di contenuti generati da queste relazioni. Non una grande tv che spara contenuti a pagamento, come le grandi aziende vorrebbero. Non a caso Ito è anche uno degli animatori di Creative commons, l'alternativa al copyright che permette di scambiarsi e manipolare contenuti con il consenso degli autori.
In quest'edizione 2006 il tema di Aula è stato il movimento. Ma anche i movimenti, intesi come movimenti di persone, movimenti politici, attivismo mediatico, libertà dai media che producono altri media e appoggio ai media che generano azioni e relazioni. Forse Internet 3.0 un giorno sarà questo. E forse un giorno Aula sposterà la sua riflessione illuminata anche nelle aree del pianeta meno fortunate del dorato paradiso della San Francisco Bay e della sempreverde Finlandia.

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