Il prossimo libro del Capitale
«Tutto è cominciato dal Capitale di Marx. Mi ha fatto riflettere sull'importanza degli oggetti nella vita quotidiana. E mi sono detta: perchè non si può rintracciare l'origine degli oggetti? Perchè le cose devono essere solo merci da consumare e da possedere e non possono essere storie da raccontare, legami fra luoghi diversi, relazioni con il nostro passato?».
Ulla-Maaria Mutanen, una delle animatrici finlandesi di Aula 06, racconta così l'origine del suo progetto thing:link (www.thinklink.org). La filosofia del sito è semplice quanto significativa: ogni persona che produce qualcosa - un abito, una scarpa, un quadro - viene invitato ad iscriversi al sito e a mettere un'etichetta virtuale al suo oggetto che, una volta stampata, diventa una specie di codice a barre con un numero seriale. Chi vuole comprare quell'oggetto, da qualsiasi parte del mondo, potrà digitare le cifre che vede sull'oggetto e risalire al suo produttore, alle condizioni economiche e di lavoro in cui è stato prodotto, imparare la sua storia.
«L'oggetto cessa di essere una semplice merce e diventa il racconto di una storia, il possibile legame sociale con chi l'ha prodotto. Produttore e compratore possono così incontrarsi, cessare di essere degli sconosciuti l'uno per l'altro. Diventa una questione sociale, non solo una faccenda economica e di consumo» spiega Ulla-Maaria.
Al fascino emotivo del suo progetto va aggiunto il suo aspetto più politico, la rintracciabilità delle cose, sempre più complicata e costosa nel mondo multinazionale contemporaneo. Se un giorno i piccoli produttori di cibi o di tessuti utilizzassero thing:link come luogo per informare su ciò che vendono, i consumatori potrebbero orientarsi meglio negli acquisti «equo-solidali» globali, tenendo conto dell'anima etica del commercio. Forse thing:link nel futuro sarà un nuovo ebay, un luogo per comprare e vendere oggetti dalla storia e dal significato, non soltanto merci. È il sogno di Ulla-Maaria che, per il momento, ha realizzato il sito nei ritagli di tempo, contando sulle sue forze e sui contributi volontari (di tempo) degli amici. «È un hobby», dice. Non a caso il suo blog si chiama hobbyprincess.com.
Come Ulla Maaria, tanta gente qui ad Aula fa le cose per hobby. Da qualche parte rispunta una vecchia email degli anni 90. Dice: «Ciao, cerco gente che voglia sviluppare un progetto open source,una cosa così, per hobby». Anche lui era finlandese, si chiamava Linus Torvalds, ed è il papà di Linux.
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