Nessuna pietà per i bug hunter
Roma - Si annunciano tempi duri per gli spregiudicati hacker della ForensicTec Solutions, la piccola startup che è penetrata nei sistemi della difesa americana e in altri network pubblici allo scopo di denunciare la loro vulnerabilità, e farsi un po' di pubblicità raccontando il tutto ai giornali.
Dopo i raid dell'FBI dell'agosto 2002 sulla piccola azienda e i suoi dirigenti, sono ora arrivati gli strali della giustizia, che non tollera l'attacco informatico neppure se realizzato esplicitamente e pubblicamente a scopo squisitamente dimostrativo.
A quanto pare, l'ufficio del procuratore generale della California meridionale accusa l'azienda di intrusione abusiva in sistemi militari e governativi. Nelle scorse ore quell'ufficio ha reso pubblico un documento del gennaio di quest'anno, che riporta la condanna del presidente di Forensic Tec, Brett E. ÒKeefe da parte di una giuria federale. Una condanna in cui si parla di cospirazione e di altri cinque reati di natura "informatica".
"Lo scopo dell'intrusione - si legge nel documento - era ottenere accesso non autorizzato ai computer del governo e di imprese nonché copiare file informatici nella speranza che questa attività avrebbe portato denaro all'azienda attraverso la visibilità acquisita con le azioni stesse".
Nei giorni scorsi, inoltre, altri esponenti dell'azienda, il cui sito forensictec.com è già finito preda di qualche industriale del pornoweb, si sono dichiarati colpevoli di aver partecipato in varia misura a queste azioni.
Il giorno in cui O’Keefe rese pubblica l'incursione nei server militari e governativi, dichiarò tra l’altro al Washington Post di rendersi conto che pubblicizzare il tutto costituiva un rischio. "Ma se non lo facessimo - dichiarò testualmente - chi può dire che il prossimo ad entrare in quei network farebbe la cosa giusta?"
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