L'UMTS fa male? Non ancora

Alcuni media in questi giorni hanno esagerato la portata di uno studio olandese sui network mobili di terza generazione che sarebbero nocivi per la salute. Rimangono i dubbi sull'invecchiamento del cervello
6 ottobre 2003
Punto Informatico

Roma - Non sono così drammatiche e definitive le conclusioni di uno studio (qui in formato.pdf) degli scienziati olandesi dei laboratori TNO, che hanno analizzato gli effetti delle frequenze UMTS sull'uomo.

Nei giorni scorsi, alcuni media generalisti hanno fatto a gara per mettere in guardia contro l'UMTS sventolando i risultati TNO che sono, però, come dicono gli stessi scienziati, da prendere in modo ben diverso. La nausea, i malditesta, ma anche memoria e funzionalità cognitive più acute sono conseguenze registrate in un gruppo di persone considerato troppo ridotto per essere preso a campione.

Come afferma lo stesso TNO, i test sono stati eseguiti su persone che vivono nei pressi di antenne per la telefonia mobile di terza generazione, poste però all'interno di stanze di isolamento semi-anecoiche e "bombardate" con emissioni al di sopra dei livelli massimi tollerati dalle leggi sull'elettrosmog. Per verificare l'effettiva presenza di cambiamenti dovuti alle emissioni, alcun persone sono state esposte alle frequenze 3G mentre altre non sono stati esposte, sebbene fosse stato fatto loro credere il contrario.

I risultati, secondo TNO, "non consentono" di indicare che ci siano state delle conseguenze certe dovute ad una "esposizione elettromagnetica" e che in ogni caso qualsiasi mutamento registrato da TNO nei soggetti esposti è stato di dimensioni assai ridotte. Sebbene un qualche cambiamento sia stato osservato, dunque, è troppo ridotto per capire con certezza a cosa porta e da cosa sia generato.

Di interesse notare, comunque, che il Governo olandese, che aveva richiesto lo studio, è pronto a far proseguire le ricerche, proprio come già sta avvenendo in Germania. Nel frattempo tanto la GSM Association quanto Ericsson hanno gettato acqua sul fuoco, sostenendo appunto che lo studio TNO è tutto meno che "definitivo".

Non molto, invece, viene detto a proposito dei risultati piuttosto clamorosi recentemente pubblicati dal neurochirurgo svedese Leif Salford dell'Università di Lund, secondo cui l'esposizione al GSM può modificare la funzionalità della barriera emato-encefalica consentendo a certe proteine di raggiungere il cervello e provocare il suo precoce invecchiamento.

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