Quali taxi per Veltroni
Piero Ostellino ( Il Corriere della Sera, sabato 8 luglio) ha sostenuto che il sistema delle chiamate al radio taxi è un buon esempio di libero mercato, addirittura un'applicazione del famoso aforisma di Adam Smith, secondo cui il macellaio, facendosi i suoi egoistici interessi ed essendo in concorrenza con gli altri macellai, finisce, sia pure involontariamente, per fare l'interesse degli acquirenti e in ultima analisi l'interesse generale. La qual cosa è vera, però, solo se il cliente può scegliere il macellaio da cui comprare e se i macellai non colludono tra di loro. Cosa succede invece con i radio taxi?
Secondo Ostellino, assai digiuno di economia, in quel caso si svolge un'asta tra i tassisti, i quali competono tra di loro per offrire il servizio nel più breve tempo possibile (3 minuti, 5 minuti eccetera). Capita però che qualcuno truffi, dichiarando 3 e arrivando in 8, nel qual caso, secondo Ostellino, «si espone alla protesta dell'utente e alla reazione dei colleghi». Assolutamente falso: i colleghi non possono sapere che lui ha barato e le proteste del cliente non serviranno a nulla perché non può dimostrare la malafede del fornitore. Le cose andrebbero diversamente se il diritto di chiamata fosse fisso per i minuti offerti e non a tassametro. E' un'autoriforma che i taxisti potrebbero fare propria, specie sapendo di essere una della categorie più invise ai cittadini (in nobile concorrenza con le banche).
Non solo: un cliente di macellaio potrà in futuro scegliere un altro venditore di abbacchio, ma un cliente di taxi non può scegliere il suo fornitore. Dunque il buon Smith, sempre tirato in mezzo a sproposito, non c'entra nulla e quello dei taxi è un ottimo esempio di quanto pesino le asimmetrie informative nei mercati: il cliente nulla sa della disponibilità dei taxi né della qualità del servizio offerto, può soltanto accettare la proposte («Alfa 72 in 9 minuti») o restare a piedi.
In realtà, chi volesse essere liberista ostellianio fino in fondo, dovrebbe proporre che chiunque, superato l'esame, possa fare il taxista: in una prima fase il numero dei taxi crescerebbe enormemente, con un'offerta superiore alla domanda, e il risultato sarebbe un impoverimento generale della categoria; molti allora abbandonerebbero il mestiere poco redditizio e il numero finirebbe per attestarsi su una cifra di equilibrio. Un modello del genere, totalmente non regolato, non è seguito da nessuna città al mondo anche perché a questo ipotetico mercato manca un elemento essenziale della concorrenza, la possibilità che ogni tassista faccia il prezzo, cosa peraltro impossibile per la natura stessa del servizio: si tratterebbe di andare a un posteggio e chiedere ai tassisti «chi offre di meno per Fiumicino?». Oppure di domandare al centralino del radio taxi «chi mi porta alla stazione Tiburtina per il prezzo migliore?».
Nel caso dei radio taxi tuttavia, le tecnologie della comunicazione già alleviano il problema, nelle città civili, anche Italiane. Intanto il numero da chiamare è uno solo, il che significa che la richiesta avanzata per telefono trova un numero più elevato di possibili risposte. E poi non c'è l'asta che tanto piace a Ostellino, ma tutto avviene in automatico, senza discriminazioni e ottimizzando il servizio. La cosa funziona così: ogni taxi è dotato di un Gps, rivelatore satellitare della posizione, e il computer della centrale sa in ogni istante qual è il taxi libero più vicino al chiamante. L'indirizzo dove recarsi compare sul display di quel taxi o addirittura in una striscia di carta stampata.
A ulteriore garanzia del cliente, il taxi arriverà senza tassametro già in funzione o al massimo con una quota fissa, non dipendente dalla distanza di provenienza. Semplice vero?
Un sistema a telepass risolverebbe anche il problema delle truffe tra taxisti a Fiumicino: oggi diversi conducenti mentre portano un cliente all'aeroporto sfoderano il cellulare e chiamano un po' di colleghi per vedere se qualcuno di loro è già lì, al posteggio dello scalo; in tal caso lo pregano di prendere il numero per loro, in anticipo. La cosa è illegale perché così scavalcano altri colleghi in coda e comunque avviene solo grazie alla complicità dei controllori del posteggio. Un gate elettronico all'ingresso e all'uscita del posteggio risolverebbe ogni contestazione.
Lo stesso simil-telepass eviterebbe anche un'altra truffa frequente: quanto un taxi parte da Fiumicino viaggia a tariffa 2, più costosa, ma superato il raccordo anulare il conducente deve passare alla tariffa 1, urbana. Parecchi però se ne «dimenticano» e al cliente è difficile accorgersene perché i display di molti tassametri sembrano fatti apposta per celare quell'informazione. Anche in questo caso la cosa può avvenire automaticamente, senza errori né distrazioni. Suggeriamo al sindaco Veltroni, così sollecito verso la categoria e così appassionato di reti digitali, di obbligare per regolamento i tassisti romani all'adozione di simili piccole meraviglie dell'elettronica.
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