Il libro dice addio alla carta e si risveglia digitale
Google ne ha combinata un'altra delle sue. Anzi ha migliorato un suo servizio, uno di quelli che l'ha portata a essere il principale protagonista di questo decennio. L'ambizioso progetto, iniziato nel 2004, di digitalizzare una gran parte dei libri in pubblico dominio e di renderla disponibile ha segnato un importante passo avanti. Le opere non più protette da diritto d'autore (quelle pubblicate più di 90 fa) che finora erano solo consultabili ondine tramite motore di ricerca, si possono oggi scaricare e salvare sul proprio pc e stampare. E GoogleBookSearch (http://books.google.com) questo il nome, è senza pubblicità.
Fin dal suo annuncio il progetto della digitalizzazione e diffusione delle opere letterarie online ha ricevuto reazioni contrastanti. Da una parte i lettori, felicemente sorpresi di un'iniziativa che aumenta la conoscenza collettiva rendendo disponibili risorse di valore. Dall'altra le case editrici, soprattutto quelle che fanno della ristampa dei classici il proprio business, decisamente contrariate da un'idea che avrebbe minato i loro affari. E sullo sfondo alcuni politici che sembravano aver capito l'importanza di conservare e diffondere i patrimoni culturali dell'umanità.
L'opposizione legale degli autori e delle case editrici più grandi ha ridimensionato l'idea iniziale, che era di digitalizzare e diffondere tutti i libri, anche quelli sotto copyright. Sventata la prospettiva di una Napster di letteraria, nulla hanno potuto autori ed editori per impedire che i libri in pubblico dominio venissero resi disponibili integralmente e che per quelli ancora sotto copyright se ne presentassero comunque brevi estratti e note bibliografiche. Anche perché a sostegno dell'iniziativa di Brin e Page sono accorse alcune prestigiose biblioteche come la New York Public Library e la Oxford University Library. Al momento non si hanno dati precisi sul numero di libri già digitalizzati ma, a guardare i risultati del motore di ricerca, siamo nell'ordine della decine di migliaia, con i libri protetti da copyright in stragrande maggioranza. E la digitalizzazione, costosa ed effettuata via scanner, continua.
Quale è però il senso dell'upgrade di GoogleBookSearch? Oltre alla apparente magnanimità di Google che ancora una volta ci regala qualcosa di bello e utile c'è probabilmente una strategia più lungimirante. Perché in fondo posso usare e stampare qualche pagina di un testo ultranovantenne ma, a fare bene i conti, non conviene stamparlo integralmente. Costerebbe una fortuna in carta e toner. E la copertina come la stampo? Come lo rilego? Leggere un libro intero su uno schermo di pc è una tortura insopportabile per il lettore abituale.
Il senso, che è stato svelato da altri servizi di Google o à laGoogle, è quello di creare audience, esattamente come in tv. Creare utenti, affezionarli, coccolandoli possibilmente. Poi una volta che la piazza è vasta e affollata un modo per non perderci e forse per arricchirsi lo si trova. Così a suo tempo spuntò quasi improvvisamente la pubblicità tra i risultati delle ricerca web. Così si legano gli utenti ai propri servizi e li si può invitare a pagare per le versioni plus.
Una ipotesi possibile seguendo questa logica è che le case editrici, soprattutto quelle più importanti si accorgessero delle opportunità che deriverebbero per loro dal trovarsi in presenza di una vasta piazza di lettori. Una vetrina su un pubblico numerosissimo, sempre accesa. A quel punto anziché tentare di ostacolare la creazione della piazza contribuirebbero con gli addobbi...
Da questa parte dell'oceano invece, in assenza di qualche azienda illuminata e facoltosa che si possa sobbarcare le spese per la digitalizzazione dei libri, siamo alle iniziative individuali e alle parole dei decisori pubblici.
In Italia grazie all'intraprendenza di Liber Liber che ha istituito il progetto Manuzio sono stati scansionati oltre mille volumi, disponibili gratuitamente. L'Unione Europea ha iniziato a creare la European Digital Library, che però non ha raccolto adeguati finanziamenti e stenta a decollare. Al momento non c'è un archivio degno di questo nome. La settimana scorsa il commissario europeo per la Società dell'Informazione, Viviane Reding, ha sollecitato i paesi membri a reperire fondi e mezzi per una biblioteca continentale. Il governo italiano, in diversi documenti ufficiali, si è detto interessato ad agevolare la digitalizzazione del patrimonio culturale italiano. Sembra però che al solito la cultura serva come argomento fine nei discorsi ufficiali, e poco più. Mentre basterebbero infondo pochi sforzi per conservare copie digitali di quanto più bello ha realizzato l'umanità
gabriele@totem.to
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