Ultimo spettacolo online, il cinema cambia musica

La Apple annuncia la vendita di film in rete. Dopo il mondo delle canzoni anche Hollywood recepisce la lezione. L'accordo raggiunto dagli inventori dell'i-Pod con alcune major consentirà di distribuire attraverso i-Tunes, a prezzi per ora poco vantaggiosi e con un catalogo ancora molto limitato, pellicole vecchie e nuove
14 settembre 2006
Franco Carlini
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

I jeans erano quelli di sempre, tipo scolorito, ma per una volta ha abbandonato la sua classica la T-Shirt nera, sostituita da una camicia color marrone castagna, tutta abbottonata. Alle 10:01 di martedì, giusto 5 secondi di Bob Dylan e poi Steve Jobs è comparso sul palco, a San Francisco, per una serie di annunci che sono tutto un programma: «It's Showtime», è il tempo dello spettacolo. Il fondatore, presidente e anima della Apple, ha proposto al mondo, per i prossimi acquisti di Natale, un po' di versioni rinnovate e potenziate del lettore di musica portatile iPod che cominciò la sua dilagante conquista del mondo giusto 5 anni fa, nell'ottobre del 2001. I nuovi sono belli, tornano a essere colorati e ce n'è una versione così piccola che sta appesa alla clip di un taschino. Piccola di dimensioni ma non di memoria, dato che contiene comunque un gigabyte di musica.
Ma non è questa la novità importante perché alla perfezione di tecnologia e design della Apple il mondo è felicemente abituato fin da quell'originario garage del 1977. E a essere sinceri le vendite degli iPod stavano quasi ristagnando (hanno tuttavia il 75% del mercato): una scossa ci voleva, puntando al mercato di sostituzione. Ma la svolta vera è collegata a un'altra lettera «i», e cioè al servizio iTunes che fino ad ora è stato il più grande negozio di musica in rete. Non unico, ma il più noto e frequentato. Jobs è stato il primo a convincere le grandi della musica che l'unico modo di frenare le copie abusive era di creare un grande catalogo di vendita diretta, da computer a computer, per milioni di brani, tutti al costo singolo di 0,99 dollari (che, a ben vedere non sono pochi, ma che vengono mangiati all'80% dalle suddette case musicali).
Dunque il nuovo iTunes versione 7 permette ora di acquistare online interi film, quelli appena usciti, ma anche un po' di quelli di magazzino. Chi li mette a disposizione? Le case che partecipano al progetto sono per ora Disney, Pixar (dello stesso Steve Jobs), Miramax, Touchstone. L'offerta iniziale è minima: 75 film, e tra questi alcuni superclassici come Cenerentola, Bambi, Toy Story, Shakespeare in Love. Ma l'idea è di rendere disponibili i nuovi nello stesso giorno in cui verranno venduti in Dvd. I prezzi saranno di 14,99 dollari per le nuove uscite e a scalare, per i più vecchi, 12,99 e 9,99. In pratica per le prime visioni il costo è analogo, sul mercato americano, a quello del Dvd o a due biglietti di sala (costo medio l'anno scorso, 6,50 dollari). Dove sta il grande vantaggio?
La pubblicità suona così: «Compra i film digitali dal negozio iTunes e vai al cinema senza lasciare la comoda poltrona. Scarica i flicks(gergale per films; ndr) e guardali sul tuo mac o Pc, poi sincronizzali con il tuo iPod e fai un salto al pocketplex». Anche questo è un gioco di parole: anziché le sale multiplex, c'è il cinema da tasca (pocket). Ma che gusto ci sarà mai a vedere un film sullo schermino portatile e tascabile? Molto poco in verità. La vera furbata è un altro oggetto tecnologico che Apple proporrà nel 2007. Si chiama iTV (ricordiamo che tutte quelle «i» sono ormai un marchio di fabbrica, anche se sono nate semplicemente alludendo all'internet) e il suo compito sarà quello di spedire dal computer di casa al megaschermo di casa i film appena acquistati. Il tutto già oggi si può fare, con cavi e cavetti, mentre lo scatolino della Apple lo farà senza fili; la tecnologia è una delle diverse varianti del WiFi, al prezzo non minuscolo di 299 dollari.
In sostanza: serve una connessione internet a larga banda, che verrà impegnata per mezz'ora circa per scaricare il film, poi la pellicola digitale acquistata potrà essere vista sul computer, sul tascabile iPod o, meglio, sullo schermo di casa. I popcorn non sono compresi nel prezzo.
Steve Jobs è fiducioso che questo mercato dell'intrattenimento domestico dilagherà e che prima o poi tutte le case di Hollywood si metteranno su questa strada. E del resto la breccia si era già aperta, con Amazon.com, pochi giorni fa e sta per succedere con WalMart che finora ha potuto contare su vendite cospicue di Dvd nei suoi magazzini, ma che intende giocare anche in rete e lo farà prestissimo.
Il mondo del cinema insomma sembra aver capito la penosa lezione che gli è venuta dai colleghi della musica, impegnati per anni in una doppia e perdente battaglia: combattere la «pirateria» con denunce a raffica di siti e singoli clienti e tenere chiusi i loro archivi. Tuttora solo una parte del grande patrimonio musicale dell'umanità è acquistabile in rete. L'industria del cinema comprende molti fanatici del copyright assoluto, ma ha capito che la rete promuove, spinge la popolarità dei film, e offre un altro lucroso canale, oltre ai teatri, alle tv e ai Dvd dove i rilasci sono sempre più ravvicinati e gli incassi in sala rappresentano solo una frazione del fatturato, di solito non sufficiente a coprire nemmeno i costi di produzione.

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