Crollano gli incassi nelle sale, il futuro si fa strada su internet
8-10 settembre: è il peggior week-end dell'anno per gli incassi nelle sale cinematografiche statunitensi, meno di 70 milioni di dollari, con una caduta del 26 per cento rispetto al primo week-end settembrino del 2005 e nessun film che supera la barriera dei 10 milioni al box-office.
Negli stessi giorni si scatena, e arriva sulle prime pagine dei giornali statunitensi, la caccia ai misteriosi autori e interpreti della soap operatrasmessa su Internet Lonelygirl15, uno dei video di maggior successo di YouTube.com, visto da oltre 11 milioni di navigatori. Gli autori, vittime dei loro stessi astuti meccanismi di sollecitazione della «narrazione partecipativa», sono tre giovani filmmaker californiani che stanno producendo la serie a budget praticamente zero, con una attrice di cui mantengono nascosta l'identità. La novità rispetto agli altri video di successo veicolati su YouTube è che gli autori sono stati avvicinati e messi sotto contratto da una delle super-potenze dell'entertainment, la Creative Artist Agency (Caa), l'agenzia che rappresenta decine tra le massime star hollywoodiane e che si è sempre trovata sulle linee avanzate dei mutamenti tecnologici e di potere del mondo dell'intrattenimento.
Sono due episodi che raccontano, insieme ad altri fatti accaduti sempre in questi giorni (l'accordo Apple/Disney, la decisione di Wal-Mart di dare inizio a un servizio che consente di scaricare film da Internet), l'accelerazione dei cambiamenti nella distribuzione e nella fruizione dell'entertainment. Crisi delle sale cinematografiche, ormai endemica (nel 2005 si è perso quasi uno spettatore su 10 e quest'anno potrebbe andare ancora peggio), dispiegarsi pieno delle potenzialità di distribuzione «on-line» e «on-demand», con l'apertura di spazi per nuovi formati e per produzioni «outsider».
In questo scenario sono in molti a tentare di picconare definitivamente quel muro posticcio che prende il nome di «windows» e che tiene temporalmente separate le uscite sulle diverse piattaforme, per proteggere le esigenze economiche dei vari «attori» della distribuzione come le sale cinematografiche, distributori di Dvd, supermercati, televisioni a pagamento.
I primi che hanno provato a dichiarare ormai obsoleto questo sistema erano stati l'anno scorso il regista Steven Soderbergh e il produttore Mark Cuban con il film Bubble, una produzione indipendente, senza grandi star che era stata lanciata quasi contemporaneamente nelle sale, su Internet, su Dvd e sui canali tv via cavo di Cuban. Il film (che era anche interessante) non era stato salutato da un grande successo. Ma sempre di un esperimento si trattava. E l'insuccesso aveva ringalluzzito gli operatori tradizionali dell'entertainment, felici di poter dichiarare che i tempi non erano ancora maturi per stravolgimenti profondi del sistema.
Ma è proprio di questi giorni la notizia che più o meno con le stesse modalità di Bubble, e cioè con un'uscita quasi contemporanea via internet e nelle sale, verrà proiettato nel prossimo dicembre 10 Items or Less( 10 o meno cose). La differenza è che questo film, diretto da Brad Silberling, ha due elementi di grande forza che potrebbero garantirgli un buon successo. Il primo è la presenza di una super-star come Morgan Freeman ( Driving Miss Daisy, The Shawshank Redemption, Million Dollar Baby)che non ne è solo il protagonista (insieme a Paz Vega), ma anche il produttore del film. Freeman è infatti con Lori McCreary il socio-proprietario di Revelations Entertainmnent, una delle società di produzione più attive ed attente alle nuove tecnologie: nella sede di Santa Monica è stata addirittura costruita una «casa del futuro» dove si sperimentano le nuove strade di fruizione delle immagini. Il secondo elemento di peso è il coinvolgimento a pieno titolo, anche finanziario (attraverso la copertura di una parte sostanziosa dei 10 milioni di dollari di budget del film), del colosso dell'informatica Intel.
Intel e il duo formato da Morgan Freeman e Lori McCreary hanno creato una nuova società, chiamata ClickStar, che dovrebbe distribuire questo e altri film sulla rete. Per Freeman, le sale cinematografiche non spariranno («sono come le chiese», ha detto in una recente intervista), ma ritiene che stabilire esempi di successo di distribuzione in rete sia essenziale per la vita di progetti indipendenti che hanno difficoltà ad essere prodotti e visti e che nelle sale possono restare solo per pochi giorni. Per Kevin Corbett, vice-presidente di Intel, l'obiettivo dell'operazione è chiaro: «Ci sono attualmente 40 milioni di famiglie negli Stati uniti che hanno un accesso internet ad alta velocità. E ci aspettiamo che i numeri salgano a 1 miliardo di persone in tutto il mondo entro la fine di questo decennio. Non ci interessa per ora produrre film da 100 milioni di dollari. Si possono produrre e distribuire moltissimi grandi film con budget di gran lunga inferiori».
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