La comunità del tubo
YouTube è il più popolare e ricco sito di filmati in rete. Si valuta che ogni giorno 100 milioni (sì, milioni) di clip siano scaricate da chi lo visita e che, sempre ogni giorno, ne vengano aggiunte 65 mila nuove.
Questi filmati sono immessi dal popolo della rete: la gran parte sono autoprodotti, ma ci sono anche registrazioni di programmi tv. Alcuni sono reportage televisivi, altre sono scenette casalinghe. Un successo più che sconvolgente per un'iniziativa nata poco più di un anno fa, nel maggio 2005. Ma anche preoccupante per i custodi dei diritti di proprietà intellettuale: molti dei filmati lì visibili, infatti, sono frutto di operazioni di copia, modifica e incolla di programmi tv, di telegiornali o film, magari intelligentemente remixati. E' un classico caso di contenuti generati dagli utenti (User Generated Contents) dove film e musiche diventano la materia prima, i semilavorati, di altre creazioni, che eventualmente ne stravolgono il senso.
Per questo le solite case di musica hanno cominciato a lanciare l'allarme e minacciare cause a difesa dei loro copyright. Se queste minacce divenissero concrete potrebbe significare il tracollo dell'intera comunità del tubo, come avvenne a suo tempo per il sito di musica Napster. Per fortuna tra le mayor ce n'è qualcuna più lungimirante, in questo caso la Warner Music che nei giorni scorsi ha siglato un accordo con YouTube: i suoi videoclip e le sue musiche continueranno a essere liberamente caricabili sul sito, ma la Warner incasserà una parte della pubblicità che YouTube raccoglie in rapporto a quelle clip. Contemporaneamente il sito offre alle case di film e musica la possibilità di farsi propaganda, immettendo i loro materiali. Il primo è stato un video di Paris Hilton che è stato visto 900 mila volte, un mezzo flop se si pensa alla fama della star e al numero di visitatori di YouTube.
Articoli correlati
- Historical memory
What can we learn from the failure of the Alinari company?
The Alinari Archives is one of the most important photographic archives in the world. Its history began in Florence in 1852. The archives contains more than 5 million photographic documents25 gennaio 2021 - Capitolo italiano di Creative Commons - Se il mondo perde il senso del bene comune
La tecnologia apre le porte, il capitale le chiude
Vi è oggi la necessità di contrastare la sottrazione alle persone delle opportunità offerte dall'innovazione scientifica e tecnologica. Internet rischia di trasformarsi da risorsa illimitata in risorsa scarsa, con chiusure progressive, consentendo l'accesso solo a chi è disposto ed è in condizione di pagare. Oggi i beni comuni - dall'acqua all'aria, alla conoscenza, ai patrimoni culturali e ambientali - sono al centro di un conflitto planetario.24 agosto 2010 - Stefano Rodotà Creative Commons, una rivoluzione lunga 5 anni
Il 16 dicembre 2002 facevano il loro esordio le licenze alternative ideate da Lawrence Lessig. Iniziava una nuova fase nella gestione della creatività e dei diritti d'autore nell'era digitale. Parla Juan Carlos De Martin13 dicembre 2007 - Marco TrottaLa via americana al copyright
Anche nel nostro paese il diritto d’autore orbita nella sfera d’influenza degli Stati unitiLa Guerra per la difesa della proprietà intellettuale viene combattuta dagli Usa in modo capillare. Dall’Onu alle commissioni governative degli stati da conquistare. O da mantenere fedeli, come l’Italia6 dicembre 2007 - Raffaele Mastrolonardo
Sociale.network