copyright

La comunità del tubo

21 settembre 2006
Sarah Tobias
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

YouTube è il più popolare e ricco sito di filmati in rete. Si valuta che ogni giorno 100 milioni (sì, milioni) di clip siano scaricate da chi lo visita e che, sempre ogni giorno, ne vengano aggiunte 65 mila nuove.
Questi filmati sono immessi dal popolo della rete: la gran parte sono autoprodotti, ma ci sono anche registrazioni di programmi tv. Alcuni sono reportage televisivi, altre sono scenette casalinghe. Un successo più che sconvolgente per un'iniziativa nata poco più di un anno fa, nel maggio 2005. Ma anche preoccupante per i custodi dei diritti di proprietà intellettuale: molti dei filmati lì visibili, infatti, sono frutto di operazioni di copia, modifica e incolla di programmi tv, di telegiornali o film, magari intelligentemente remixati. E' un classico caso di contenuti generati dagli utenti (User Generated Contents) dove film e musiche diventano la materia prima, i semilavorati, di altre creazioni, che eventualmente ne stravolgono il senso.
Per questo le solite case di musica hanno cominciato a lanciare l'allarme e minacciare cause a difesa dei loro copyright. Se queste minacce divenissero concrete potrebbe significare il tracollo dell'intera comunità del tubo, come avvenne a suo tempo per il sito di musica Napster. Per fortuna tra le mayor ce n'è qualcuna più lungimirante, in questo caso la Warner Music che nei giorni scorsi ha siglato un accordo con YouTube: i suoi videoclip e le sue musiche continueranno a essere liberamente caricabili sul sito, ma la Warner incasserà una parte della pubblicità che YouTube raccoglie in rapporto a quelle clip. Contemporaneamente il sito offre alle case di film e musica la possibilità di farsi propaganda, immettendo i loro materiali. Il primo è stato un video di Paris Hilton che è stato visto 900 mila volte, un mezzo flop se si pensa alla fama della star e al numero di visitatori di YouTube.

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