editoriale

Clic e basta, troppo poco

19 ottobre 2006
Raffaele Mastrolonardo
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

«La natura pubblica della consultazione è coerente con la natura stessa di Internet». Così la settimana scorsa Luigi Nicolais, Ministro per l'innovazione e le riforme nella Pa, riguardo alla Consultazione sulla Governance di Internet di cui si parla qui a fianco. Una frase che testimonia come in alcuni settori del nuovo governo ci sia attenzione per la rivoluzione che la rete ha portato in quasi tutti gli ambiti della nostra vita. Nuove generazioni crescono abituandosi, grazie al carattere interattivo del mondo virtuale, a discutere e relazionarsi in modo attivo con qualsiasi tipo di istituzione. Le aziende per prime vivono sulla propria pelle il tramonto della persuasione dall'alto e inventano, per salvare i profitti, forme di marketing che prevedono il coinvolgimento dell'utente e la costruzione di una relazione orizzontale con essi. I pubblicitari, da parte loro, parlano di pro-sumer, un consumatore consapevole e protagonista con cui fare i conti, al posto del tradizionale e passivo consumer. Così va il mondo, e la politica di una democrazia moderna non può illudersi di rimanere intatta da simili trasformazioni. Per questo, se le frasi del Ministro fanno ben sperare, alcune iniziative telematiche avviate dall'esecutivo lasciano perplessi per il carattere elementare dell'interazione che propongono a un pubblico sempre più raffinato. Pensiamo a Turisti Protagonisti, il molto pubblicizzato portale lanciato dal Ministro dei beni culturali Francesco Rutelli per raccogliere dai vacanzieri nostrani suggerimenti tratti dalle loro esperienze di viaggio. Ma pensiamo anche al fronte virtuale della stessa Consultazione sulla Governance di Internet. Mentre milioni di utenti partecipano alla grande conversazione con i blog costruendo nuove e più democratiche regole di interazione, producono conoscenza insieme su Wikipedia, condividono risorse attraverso sistemi p2p, queste esperienze governative sembrano già vecchie, ispirate come sono da un'idea di partecipazione che non va oltre la metafora della cassetta delle lettere. «Imbucate pure qui le vostre idee, al resto penseremo noi», è il messaggio più o meno implicito. Di forme più complesse di condivisione, di scambio bidirezionale, di rapporto orizzontale ma, soprattutto, di un processo strutturato all'interno del quale incanalare e valorizzare nel modo migliore i contributi di chi è realmente interessato, neanche l'ombra. E la partecipazione, di cui si fa gran vanto, rischia di rivelarsi poco più che cosmetica.

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