Fatture di Linux, SCO ci ripensa
Lindon (USA) - Con un dietrofront che sembra rivelare un'insolita prudenza da parte di un'azienda che fino ad oggi ha seguito una strategia tutta d'attacco, SCO Group ha deciso di rinunciare a spedire il "conto" all'indirizzo di quelle società che usano Linux.
Come si ricorderà, negli scorsi mesi SCO aveva pianificato l'invio di almeno un migliaio di fatture con l'obiettivo di sollecitare le aziende destinatarie ad acquistare un pacchetto di licenze per l'uso di Linux. È noto infatti come SCO ritenga che il codice di Linux infranga il proprio brevetto su Unix e, pertanto, tutte le aziende che lo utilizzano debbano "mettersi in regola" acquistando un'apposita licenza.
Secondo alcuni analisti, questa nuova mossa di SCO denota l'intenzione dell'azienda di muoversi con più cautela rispetto al passato e di attuare una strategia maggiormente basata sull'attesa, questo anche in prospettiva del fatto che i tempi della sua azione legale contro IBM non saranno certo brevi.
SCO ha anche prorogato, portandolo dal 15 al 31 ottobre, il termine oltre il quale il prezzo delle sue licenze Linux raddoppierà. Attualmente per un server Linux a singolo processore la licenza costa 699 dollari.
Da una recente indagine della società Credit Suisse First Boston sembra emergere che la stragrande maggioranza delle aziende non è particolarmente intimorita dalle minacce legali di SCO. Su di un campione di 100 aziende, l'84% di quelle che già adottano Linux non hanno infatti espresso l'intenzione di rivedere le proprie scelte e il 74% non prevede di modificare i propri piani relativi a nuove implementazioni di Linux.
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