Video di bulli a scuola o di sesso di gruppo tra minorenni, e la colpa è, come sempre, della Rete.

La Rete … ed il ministro “senza rete”

Ma davvero il ministro Fioroni pensa di tutelare gli studenti italiani minorenni con una regolamentazione di Internet?
4 dicembre 2006

Ci risiamo, l’ennesimo “al lupo! al lupo!” urlato ai quattro venti da un rappresentante del governo italiano, nel caso specifico il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, sui pericoli (!) di Internet e la conseguente e quanto mai impellente (?) necessità di regolamentare la Rete: è bastato che i quotidiani (ri)scoprissero il bullismo nelle scuole italiane, martellandoci giornalmente con le peggio efferatezze compiute dai nostri piccoli connazionali (come se il bullismo fosse una moda di oggigiorno, quando è un male quasi endemico in una scuola pubblica allo sfascio segno del degrado di una società che poco o nulla spende per l’istruzione e l’educazione di coloro che dovrebbero rappresentare il suo futuro), con la tecno-novità che ora queste “bravate” possono essere riprese (con handycam o videotelefonini) ed immesse in Internet grazie alle nuove piattaforme di condivisione multimediale, come Google o YouTube.

“È assurdo e ipocrita avere una censura sui film vietati ai 14 e ai 18 anni quando poi in Rete c’è di tutto e di più”.
A leggere l’intervista de La Stampa [1] al ministro, il problema non è tanto che questi bulletti sottomettano psicologicamente e/o fisicamente dei loro coetanei, quanto che si facciano ulteriore beffa di loro riprendendo le loro bravate condividendo poi il risultato ottenuto con altri, loro, simili.
Ragionando per assurdo, prendiamo per buona la linea di pensiero del ministro (il problema non è il bullismo in sé ma il fatto che si riprendano e si condividano quelle scene), la prima domanda sorge spontanea: ma questi “bravi” ragazzi, a leggere i giornali quasi tutti minorenni e studenti liceali quando non di medie inferiori, come possono permettersi handycam, videotelefonini, computer e accesso a Internet a banda larga? La risposta più ovvia è che se non lavorano (e si presume non rubino nei grandi magazzini) saranno i genitori a spendere fior di soldi per loro. Quindi, la seconda domanda: e dov’erano i genitori quando i loro “bravi” figlioli scaricavano questi filmati sul pc di casa e li immettevano su internet, o dall’altra parte ne prendevano visione facendosi presumibilmente grasse risate delle “eroiche” gesta dei loro amici? (vale la pena ricordare che, nel caso segnalato dalle Marche di sesso di gruppo tra minorenni – anche in questo caso ripreso da videotelefonini e condiviso tra amici di pari età – è stata proprio l’attenzione di una madre preoccupata per lo strano comportamento della figlia a metter fine a tutto con un esposto/denuncia presso la polizia).
Sarebbe anche da chiedersi dove fossero gli insegnanti (di una lo sappiamo, datosi che si vede chiaramente in uno dei video che gira le spalle e se ne va uscendo dalla stanza) o altro personale scolastico, quando certi fatti avvengono nelle strutture istituzionali che dovrebbero essere preposte ad istruire ed educare e non ad alzare muri di incomunicabilità quando non proprio recinti di filo spinato di violenza. Ma sul ruolo che le principali agenzie educative (famiglia e scuola) hanno, o dovrebbero avere, in simili casi ha già scritto molto, e bene, Alessandro Marescotti in una lettera aperta [2] al ministro Fioroni pubblicata su Peacelink.

“Io penso a porre il problema, saranno i tecnici a trovare la soluzione”
Nelle suddette, ed in molte altre cui non accenno per amor di brevità, dinamiche minore-minore e/o adulto-minore, cosa c’entra il gestore di un sito internet? o, detto in altri termini, cosa c’entra uno strumento, in questo caso informatico, che è per definizione un “mezzo”?
Continuiamo il nostro ragionamento per assurdo: se la “colpa” è del mezzo (e non di chi lo usa, come sembrerebbe trasparire dall’intervista al ministro), non si capisce perché non si dovrebbero mettere sotto accusa anche i produttori di videotelefonini e/o handycam (strumenti potenzialmente pericolosi soprattutto per le facili violazioni della privacy dei cittadini!), così come i produttori dei supporti (videocassette, memorycard e via dicendo): un bel “giro di vite” sulla produzione e sul commercio di questi strumenti e d’incanto sparirà il bullismo videoripreso. Per non parlare dei personal computer, che a questo punto potremmo equiparare al “possesso di materiale nucleare”, visto le potenzialità dello strumento (posso manipolare immagini e video, posso scrivere testi, registrare audio, ma soprattutto posso condividere tutto questo pericoloso materiale con altre persone!). Che dire poi dei gestori telefonici, sia di telefonia mobile (posso inviare un mms ad un amico con foto e testo) che fissa (vera infrastruttura portante di Internet) ? Tutte queste aziende non sarebbero corree nel fattaccio? Il produttore di handycam/videotelefonino permette al bullo di turno di riprendere la sua bravata, il produttore di supporti consente l’immagazzinamento del dato, il produttore di computer aiuta la manipolazione e la trasmissione dello stesso, i gestori di telefonia ne facilitano la diffusione, il gestore del portale internet ne moltiplica la visione: perché dunque colpire “solo” l’ultimo anello della catena quando si potrebbe “annichilire” il male fin dalla sua origine (in questo caso, l’handycam/videotelefonino)?

Spero, anzi mi auguro!, dunque che i tecnici invocati dal ministro prendano provvedimenti per ciascuno di questi strumenti chessò, chiedendo ai produttori di videotelefonini/handycam l’inserimento di una speciale chiave di accensione dello strumento (che sarà data in dotazione solo ai maggiorenni che ne risponderanno penalmente davanti alla legge!), o l’inserimento di speciali software nei supporti capaci di rilevare autonomamente materiale violento o pornografico ed autodistruggerlo, o imponendo ai gestori di telefonia di inserire dei robottini sui loro server per “sniffare” i contenuti dei dati di passaggio per individuare quelli ritenuti (e da chi? e in base a cosa?) pericolosi tracciando al tempo stesso la chiamata comunicandola immediatamente alle forze dell’ordine, fino al gestore di portale internet che dovrà dotarsi dei più sofisticati filtri per impedire l’immissione sulla sua piattaforma di materiale pericoloso.

Una regolamentazione è un prerequisito di civiltà
Nella paradossale ipotesi di cui sopra manca, volutamente, un elemento, forse il più importante se non addirittura fondamentale: l’uomo. Quelle violenze sono state fatte da ragazzi su ragazzi, sono state riprese da ragazzi, sono state immesse su internet da ragazzi, sono state viste da ragazzi (e da adulti). Come tutelare quindi i minori dai loro stessi coetanei? Qual è questa “libertà dei minori di non essere esposti a contenuti violenti o criminali” quando gli stessi minori sono artefici di contenuti violenti o criminali? E che forma di libertà è una “libertà-negazione”? il minore ha il diritto di non essere molestato, o ha (anche, se non soprattutto!) il dovere di non molestare?
Sarà anche vero che una regolamentazione è un prerequisito di civiltà, ma una regolamentazione deve “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3 Costituzione della Repubblica Italiana) [3]; è facile, e semplicistico, parlare di prerequisiti di civiltà scaricando al contempo responsabilità, e costi economici, sui soggetti privati. Più difficile assumere una responsabilità investendo risorse nel medio-lungo termine per una effettiva crescita sociale e culturale del Paese.
Prima di (pre)occuparsi di cose che non conosce, il ministro Fioroni farebbe bene ad occuparsi delle cose che gli competono, come l’assicurare ambienti adeguati (in risorse economiche, strutturali e professionali, con progetti educativi validi) a quegli stessi minori rei delle recenti violenze.

Note: Note:
[1] L’intervista al ministro Fioroni su La Stampa del 28 novembre 2006 http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200611articoli/14753girata.asp
[2] L’editoriale su Peacelink di Alessandro Marescotti http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_19550.html
[3] http://www.quirinale.it/costituzione/costituzione.htm
Approfondimenti:
. Le reazioni nella Blogosfera http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=2&ID_articolo=469&ID_sezione=3&sezione=
. L’articolo su Punto Informatico del 29 novembre 2006 http://www.punto-informatico.it/p.aspx?id=1787468&p=3&r=PI
. L’intervista de Il Sole 24 Ore del 25 novembre 2006 all’avv. Laura Turini esperta di diritto industriale e internet law http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Attualita%20ed%20Esteri/Attualita/2006/11/rb251106_avvocatoturini.shtml?uuid=empty&DocRulesView=empty

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