Tutti i nodi irrisolti della nuova-vecchia Telecom Italia

Quattro mesi dopo le dimissioni di Tronchetti Provera, le nuove sfide della convergenza e il che fare del più grande gruppo di telecomunicazioni italiano. Sotto la presidenza di Guido Rossi
11 gennaio 2007
Franco Carlini
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Sono passati esattamente quattro mesi da quando, l'11 settembre, Marco Tronchetti Provera propose, e il consiglio di amministrazione di Telecom Italia approvò, un'«operazione di riorganizzazione mediante scorporo dei rami d'azienda relativi alla rete fissa locale e al business di telefonia mobile nazionale». A seguire ci fu la violentissima polemica con Romano Prodi e il 15 settembre le dimissioni dello stesso Tronchetti Provera da presidente, sostituito da Guido Rossi. Da allora il gruppo dirigente è stato riorganizzato e altri problemi, ultimo il WiMAX, attendono soluzione.
Tre almeno: la più pesante è la vicenda giudiziaria della banda degli spioni. Telecom rivendica di essere parte lesa e l'ordinanza dei giudici lo riconosce. La conclusione processuale è attesa con ansia, come un peso da cui infine liberarsi. Nella gestione di Rossi sono anche cadute le lamentazioni alla Berlusconi contro i giornali e i gruppi editoriali che «ce l'hanno con noi». In audizione al Senato i rappresentanti di Telecom Italia hanno dichiarato ufficialmente che la riassunzione del Tavaroli già licenziato venne sollecitata dall'allora governo Berlusconi. Nessuno dei senatori ritenne nell'occasione di chiedere nomi e cognomi. E nessuno di quelli che hanno accusato Prodi di ingerenza si è troppo indignato perché Gianni Letta, o chi per lui, interferisse così pesantemente nella gestione di un'impresa privata. Anche in questo caso lo spettro del terrorismo sembra azzerare le intelligenze di illustri commentatori. O forse si trattava solo di anti-ulivismo preconcetto.
Poi c'è il problema del principale azionista. Che è Olimpia, dove stanno anche i Benetton, e più in su Pirelli e lo stesso ex presidente. Su questo terreno è impossibile, allo stato delle informazioni, fare previsione alcuna, ma, visto l'uomo, è difficile immaginare Tronchetti Provera a far vita da pensionato e di semplice investitore che incassa i dividendi, sperando prima o poi di coprire l'indebitamento.
La terza questione riguarda il piano industriale e soprattutto gli investimenti, ormai indilazionabili, per la rinnovata rete fissa tutta digitale (il famoso NGN, "Next Generation Network"), analogamente a quanto stanno facendo i concorrenti stranieri. Di tale Ngn la tecnologia WiMAX dovrà far parte obbligatoriamente, perché offre dei vantaggi anche a chi già porta il doppino di rame nelle case. Una banda davvero larga infatti, ed estesa a tutti, richiede anche nelle città un potenziamento delle reti attuali, accorciando la lunghezza tra le centraline di strada e le case. Dunque anche a Telecom Italia converrà coprire senza fili interi quartieri.
Quanto al governo del gruppo (che ormai, chissà perché viene chiamato «governance») e alla sua struttura, Tronchetti Provera pensava di spaccare Telecom Italia in diverse società anche per valorizzarle separatamente, il che, nel linguaggio dell'economia industriale, significa venderle a pezzi come faceva il leggendario Edward Lewis di Pretty Woman (Richard Gere). Ora invece la strada scelta è la divisionalizzazione: attività separate funzionalmente e relativamente indipendenti, anche per rispettare le richieste dell'Autorità delle comunicazioni. Sembra che saranno quattro le divisioni, a dipendere dall'attuale ad Riccardo Ruggiero, il quale a sua volta, in organigramma, resta sotto il vicepresidente esecutivo Carlo Buora che ha abbandonato i precedenti incarichi in Pirelli, risolvendo un potenziale conflitto di interessi. Dopo gli scontri, tra i due è armistizio.

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