De Laurentiis: decisione gravissima E' il via libera alla pirateria sociale
ROMA - È soltanto la sua passione sportiva, fortissima, per il Napoli Calcio, di cui è presidente, che gli impedisce di replicare subito alla notizia della sentenza della Cassazione. C' è una partita da vedere, una squadra da seguire. Subito dopo però, eccolo lì, il produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis (ultimi film prodotti, solo per citarne un paio, Natale a New York e il recentissimo Manuale d' amore 2), che s' indigna per una decisione «gravissima. Qui nessuno comprende che il vero motore del nuovo millennio è il mondo dei contenuti, veicolato attraverso i nuovi media e i nuovi hard-ware. Senza i contenuti non si va da nessuna parte. Film, musica, libri. E i contenuti vanno protetti». Anche se non c' è fine di lucro? «Ma che significa? Bisogna proteggere il diritto d' autore e il copyright. Se diamo la stura alla pirateria sociale, e questa sentenza di fatto ne dà la il via libera, allora l' industria del prodotto culturale, l' industria dei contenuti, è finita». Però si tratta di ragazzi che scaricavano per sé, senza l' intenzione di farne un business. «E invece non è così. Anche se non c' è il business c' è una grave carenza culturale, nei giovani ma anche in molti adulti. E non soltanto nei ceti meno abbienti, pure lì dove i soldi ci sono, e girano tranquillamente. C' è, mi sembra, un' evidente maleducazione e impreparazione culturale del popolo italiano, ma anche di altri popoli europei che pensano di potersi appropriare di un prodotto culturale fatto da qualcun altro senza dare nulla e senza che nessuno batta ciglio». Allora, al di là dei giudici, il problema è politico. «Sì, è culturale e politico. La classe politica italiana, inoltre, è anagraficamente impreparata a comprendere i problemi di un mondo che non conosce. Non avendo 30-40 anni ma molti di più, non viaggia in modo da capire che cosa è oggi la rete. E così fanno leggi all' acqua di rose. Invece, oggi, se lo mettessero bene in testa, la telefonia mobile e Internet hanno cambiato il mondo. Oggi siamo tutti interconnessi il che ci avvicina molto, ma anche ci allontana se non proteggiamo questa cultura innovata». Secondo lei bisogna insegnare ai giovani il rispetto per chi ha creato e prodotto opere artistiche? «Io non mi sono mai sognato di prendere un video o un disco pirata perché mi sembra incivile. Ma in questa società senza morale, che addirittura si avallino i comportamenti di pirateria senza sentire il bisogno di inculcare il rispetto dei diritti altrui è di una gravità senza precedenti». Qual è il rischio di questo passo? «Le opere dell' ingegno, quando si realizzano attraverso il processo industriale, hanno alle spalle investimenti enormi. Se i giudici stabiliscono che scaricare da Internet è lecito nessuno avrà più interesse a produrre contenuti».
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