editoriale

Felice caos a tutti

22 marzo 2007
Franco Carlini
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Da San Francisco, nel pezzo qui a fianco, Bernardo Parrella ci fa notare come la nuova ondata dell'Internet, ora definita Web 2.0, vada gonfiandosi di aspettative e illusioni, con caratteristiche analoghe alla prima bolla, che esplose fragorosamente nella primavera di sette anni fa. Nelle settimane scorse Nicola Bruno ci ha proposto su queste pagine due ricostruzioni molto interessanti del dibattito americano su tale fenomeno e delle critiche che va raccogliendo (leggibili all'indirizzo http://chipsandsalsa.wordpress.com). La mercificazione crescente dei contenuti digitali, anche di quelli prodotti dal basso, tende ancora una volta a ingabbiare il «felice caos comunicativo» che le tecnologie hanno reso possibile. L'espressione tra virgolette è tratta da una sentenza famosa del tribunale di Filadelfia, in difesa delle libertà di espressione in rete. Da un lato le multinazionali della multimedialità imbracciano il copyright come un'arma letale, dall'altro i legislatori di tutto il mondo, e non soltanto quelli della Cina autoritaria, sognano e cercano di praticare una robusta ripresa di controllo della sfera pubblica. Né sembra reagire a sufficienza in difesa delle libertà la comunità dei lavoratori dell'informazione dove prevale l'anacronistica convinzione di essere gli unici professionalmente abilitati a fare giornalismo serio, mica come quei blogger «improvvisati».
Sul settimanale The Economist, peraltro, Tim Berners-Lee, l'inglese che ideò il web nei primi anni '90, ha saggiamente osservato che quanto oggi va succedendo non è una la versione 2, ma semplicemente, e finalmente, una prima realizzazione di quella «ragnatela grande come il mondo», il world wide web, che egli ed altri allora immaginarono: un ipertesto globale, fatto di pagine non solo leggere, ma anche da scrivere, condividere e riscrivere in un flusso continuo di idee. Questo è un bene pubblico da proteggere, anzi da coltivare con cura e rispetto, anche quando appaia rumoroso e disturbante. Ed effettivamente c'è molto di buono, solo che lo si sappia vedere, al di là delle mode e dei gadget inutili, molti dei quali svaniranno senza lasciar traccia: un possibile spostamento dei rapporti di potere comunicativi.

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