La protesta dei volontari di Openoffice
Uno splash screen con un logo grande e uno piccolo. E' lo splash screen di Openoffice 1.1, la più recente versione della nota suite da ufficio. Pur non avendo alcuna importanza funzionale, come qualsiasi splash screen, la schermata ha addirittura portato ai ferri corti Sun e la comunità di volontari che quotidianamente sostengono il progetto.
Dei due loghi presenti, uno è quello di Openoffice, l'altro è quello di Sun. La società californiana ha fondato il progetto apportandovi una vecchia versione di Staroffice, qundi avrebbe tutte le ragioni per apporre il proprio marchio. Ma per i volontari, invece, l'improvvisa comparsa di quel logo è stata un vero e proprio sopruso. E sono venuti al pettine una serie di nodi accumulatisi nel tempo.
"Lo sviluppo di Openoffice è realizzato al 90% da Sun, mentre la comunità svolge i test, la localizzazione, scrive la documentazione, le macro ed apporta contributi tecnici - ci spiega uno dei collaboratori italiani del progetto -. E' presente un direttivo, il Community Council, cui partecipano persone di Sun e volontari. Dovrebbe prendere le decisioni principali, ma lo statuto prevede che deliberi all'unanimità. Perciò di fatto è paralizzato". In realtà in Consiglio la questione del logo non c'è nemmeno arrivata: la filiale italiana di Sun ci ha confermato che "la persona che lo ha inserito semplicemente 'non ha potuto resistere'. Guardando le minute delle mailing list, pubblicate sul sito di OpenOffice, si trova la dichiarazione. Possiamo anche vederla come una dimostrazione del grado di apertura del progetto. Comunque rimuoveremo il logo nelle prossime versioni".
Incidente chiuso? Non proprio. La protesta è montata molto più in fretta delle spiegazioni di Sun. Dalla Francia, ad esempio, giunge la segnalazione che "la patch per il problema 1820 non sarà applicata. Non ho mai avuto risposta alla mia richiesta di spiegazioni, posso solo pensare che agli sviluppatori non interessi. Un nostro collaboratore dice che la comunità è solo una terza parte rispetto a Sun, purtroppo devo dirmi d'accordo". Tra i principali promotori della protesta figurano i volontari italiani, che hanno pubblicato sul sito locale di Openoffice un comunicato in cui sottolineano "il disappunto per l'attuale politica di rilascio delle versioni binarie di Openoffice, effettuate da Sun senza tenere conto delle esigenze e segnalazioni della comunità". Gianluca Turconi e Davide Dozza, due tra i responsabili del PLIO (Progetto Linguistico Italiano Openoffice), ci spiegano che "Sun non tiene in debita considerazione le segnalazioni dei bug, la cui priorità e importanza è definita da loro unilateralmente, e si arroga il diritto di 'marchiare' il software con il proprio logo senza chiedere pareri di sorta. Sulle questioni legali, come avere chiarimenti sulla licenza di alcune parti del codice, bisogna avere pazienza e spesso arrivare a proteste pubbliche, come la nostra, per avere risposte definitive".
Il gruppo italiano sta pensando a come diventare autonomo: "La creazione di un'associazione senza fini di lucro, con lo scopo sociale di mantenere Openoffice libero e favorire la sostituzione delle parti proprietarie, potrebbe essere un'opzione futura". Le parti proprietarie in questione sono componenti costituite da codice Java, tecnologia controllata da Sun. "La nostra posizione è di usare codice aperto finché possibile - rispondono da Sun Italia -. Quando non è possibile, ci si affiderà a un comitato tecnico, che si sta formando in questi giorni. In realtà il problema non è Java, che ha una licenza compatibile con quelle aperte, ma il fatto che alcuni pezzi di Staroffice, e quindi di OpenOffice, siano forniti in versione già compilata per questioni di licenza pregresse. Queste parti, che riguardano i wizard e alcune componenti di accessibilità, non sono indispensabili".> I membri del PLIO danno atto a Sun Italia di essersi mostrata disponibile, finora. Ma ribadiscono che la gestione del progetto deve cambiare: "Chiediamo regole scritte valide per tutti, anche per Sun - spiega Turconi -. Il direttivo deve decidere a maggioranza, non utopisticamente all'unanimità come previsto dall'attuale statuto. In una situazione del genere, l'unica entità in grado di decidere resta sempre e solo Sun".
Articoli correlati
OpenDocument nel mirino dei disabili
Un'associazione statunitense di persone diversamente abili accusa OpenDocument Foundation: ottima idea, ma il formato ODF non è accessibile. Microsoft - spiega - rimane la migliore opzione per i portatori di handicap11 maggio 2006 - Punto InformaticoOpenDocument consacrato dall'ISO
Il formato aperto dei documenti è entrato ufficialmente a far parte degli standard ISO/IEC. I suoi sostenitori sperano che questo importante riconoscimento ne acceleri l'adozione presso grandi aziende e governi di tutto il mondo8 maggio 2006 - Punto Informatico
Sociale.network