Ecco la versione GPL3, versus Apple iPhone
Venerdì scorso è nata Gpl3, ovvero la terza versione della Gnu Public License per il software; è stata ufficializzata a Boston della Free Software Foundation (Fsf). Il termine non spaventi: si tratta di quell'astuto marchingegno legale escogitato nel 1989 dal padre del software libero, Richard Stallman, leggendario hacker del Mit dei tempi d'oro, e il principio funziona così: chi produce del software e voglia renderlo pubblico, a disposizione degli altri sviluppatori, rischia di vederselo rubare da altri senza scrupoli, che magari lo trasformeranno in un prodotto chiuso e a pagamento. Se invece lo pubblica con una licenza Gpl, si potrà cautelare perché tutti potranno leggerlo, usarlo, e modificarlo, ma nessuno potrà «proprietarizzarlo», meno che mai per fini di lucro. In altre parole si riceve conoscenza libera e si restituisce conoscenza arricchita e altrettanto libera di fluire.
Nel tempo la Gpl ha conosciuto diverse stesure, adattandosi ai tempi, com'è giusto. Sono trascorsi sedici mesi dalla presentazione della prima bozza della Gpl3, la quale ha avuto una gestazione sofferta e non priva di polemiche, peraltro sempre aperte e pubbliche. D'altra parte che di una revisione ci fosse bisogno lo ha chiarito con una battuta Bruce Perens, uno dei grandi del software aperto, notando che all'epoca delle prime due Gpl «ascoltavamo la musica dai giradischi, (mentre ora) la tecnologia è cambiata profondamente e una riscrittura della licenza che tenesse conto dei cambiamenti era necessaria». Proprio a Perens e all'altra personalità di spicco del mondo open, Linus Torvalds, il creatore di Linux, si devono probabilmente le limature degli ultimi mesi che hanno un po' addolcito alcune clausole particolarmente perentorie.
Inizialmente infatti erano stati identificati due nemici del software libero: le tecniche dei Digital Rights Management (Drm), «lucchetti» che impediscono l'uso illegittimo delle opere protette da copyright, ma spesso anche molti usi legittimi, e i brevetti sul software, con le infinite cause legali che ne scaturiscono capaci di paralizzare l'innovazione. Torvalds, forse il più critico tra i critici della terza versione, si è detto più concorde con l'ultima bozza, anche se non ancora del tutto convinto che la Gpl3 sia ottimale. L'adesione di Linus e del sistema operativo Linux, è di importanza strategica per il successo immediato della Gpl3.
I Drm e la litigiosità legale sui brevetti sul software rimangono obiettivi contro cui si schiererà chiunque aderisca alla Gpl3, anche nella sua versione definitiva. E rimane anche la condanna della cosiddetta tivoization, ovvero l'hardware che inibisce l'accesso al software, anche quando questo è libero. Secondo Peter Brown, executive director della Fsf, Apple è una delle case che ricorre a questo trucco scorretto: «Steve Jobs e la Apple rilasciano sul mercato un prodotto (iPhone) menomato da software proprietario e restrizioni digitali: menomato perché un apparato che non sia sotto il controllo del suo possessore opera contro gli interessi del suo possessore. Sappiano che Apple ha costruito il suo sistema operative OS X e il suo browser Safari usando dei lavoro coperto da Gpl, sarà interessante vedere in che misura anche iPhone usi software Gpl».
Sul fronte dei brevetti i distributori di software non possono stipulare contratti esclusivi con i proprietari dei brevetti. Da alcuni partecipanti al processo di revisione, le ultime mediazioni sono state viste come un'apertura eccessiva concessa a Microsoft e al suo recente accordo con Novell.
Sul fronte Drm viene sancito il divieto di utilizzare software Gpl3 in dispositivi che non consentano agli utenti di avere libertà di scelta nell'uso del software e del dispositivo. Ad esempio un sistema di registrazione video che utilizzi software licenziato sotto Gpl, ma che si blocchi se un utente cerca di modificarne il codice per migliorare le prestazioni della macchina, non sarà ammesso. In sostanza in questa versione i Drm non sono vietati in quanto tali, ma è proibita invece la loro obbligatorietà: chiunque deve avere la possibilità legale di togliere i Drm che altri abbiano messi nel software libero. Restano immutati gli articoli fondamentali della Gpl2, e anche quella clausola «virale» che impone a tutti programmi free di estendere la loro licenza a tutte le versioni.
Sociale.network