La lunga mano della censura dietro l'immagine non disponibile
Della censura in rete si parla spesso chiamando in causa luoghi a noi lontani come la Cina o l'Iran, paesi nei quali la censura su Internet viene applicata in maniera sistematica e massiccia, con tecniche più o meno sofisticate, che colpiscono soprattutto i contenuti classificati come politicamente non «salutari», per citare il presidente cinese Hu Jintao. In Europa la censura politica, non particolarmente in voga, cede il passo a un filtraggio etichettato come «sociale», rivolto in genere ai contenuti che risultano illegali secondo le leggi dei rispettivi paesi. E' il caso soprattutto di materiali pornografici e pedo-pornografici, di contenuti giudicati xenofobi o razzisti e di materiale considerato come incitante all'odio e al terrorismo. Negli ultimi anni tuttavia, i paesi europei stanno ricorrendo sempre di più allo strumento del filtraggio sociale, non solo rispetto all'informazione illegale, ma anche rispetto a un'altra categoria di contenuti menzionata nel Piano d'Azione per la Promozione dell'Utilizzo Sicuro di Internet, quella del materiale «nocivo». E' così che viene definito tutto ciò che può risultare offensivo dei valori e dei sentimenti di qualcuno, che si tratti di sentimenti politici, religiosi o di altra natura.
E' storia recentissima quella delle offese provocate dal videogame satirico Pretofilia a un parlamentare italiano dal profondo senso religioso. Si è anche appreso da questa vicenda che i provvedimenti come questo, difficilmente riconducibili alla sbandierata lotta alla pedofilia e più in odor di censura morale, finiscono spesso con l'innescare meccanismi di solidarietà che aumentano, anziché bloccare, la circolazione del materiale censurato. Si tratta di strumenti rozzi e fin troppo trasparenti per non scatenare l'effetto opposto a quello desiderato. Altro discorso invece, se a operare il filtraggio sono i provider, le compagnie di servizi in rete e i motori di ricerca semplicemente impedendo o ostacolando il collegamento ai contenuti valutati come «nocivi» e restituendo all'utente un insospettabile messaggio di errore. L'auto-regolazione volontaria delle società che forniscono servizi Internet è uno dei punti chiave delle strategie delineate dal Piano europeo, una modalità di controllo sull'informazione che punta ad una cooperazione tra le imprese e gli stati, da attuarsi con mezzi più o meno incisivi a seconda delle caratteristiche dei casi, segnalati da apposite agenzie governative. Adottata già nel 2004 dal Regno Unito, seguito da Norvegia, Danimarca, Svezia e Italia, la politica dell'autoregolazione risulta spesso «volontaria» solo formalmente, essendo in molti casi sollecitata e regolata dalle autorità attraverso provvedimenti legislativi. In alcuni casi, come in Germania, sono stati i motori di ricerca e i provider stessi a decidere di unire le forze per organizzare il filtraggio di contenuti nocivi ai minori (leggi sesso e violenza, ma non solo), basandosi su una lista nera fornita da un'agenzia statale. Ed è proprio in Germania che l'effetto di questa politica si è fatto sentire in maniera pesante, sconvolgendo la tranquillità dei pomeriggi patinati di pixel dei membri delle comunità di Flickr.
Flickr è la piattaforma di condivisione di immagini online più popolata della rete, con milioni di iscritti in tutto il mondo e che annovera tra i suoi membri, oltre a casalinghe disperate che morivano dalla voglia di invadere la rete con i propri autoscatti e feticisti del fotolog e del report delle vacanze, anche moltissimi fotografi, illustratori, grafici e professionisti della creazione e della manipolazione di immagini. Eserciti di creativi che nelle pause dal lavoro sfogano il loro immaginario represso negli scontri di Photoshop Kung Fu, esperti di fotoritocco che si divertono con i montaggi, pittori, scultori e artisti di ogni sorta che usano il sito per far conoscere le loro creazioni. Flickr non è diventato un fenomeno gigantesco solo perché è un software funzionale ed essenziale, ma anche perché contiene molti strumenti comunitari: gli utenti possono riunirsi in gruppi tematici e dare vita a forum e pratiche collettive di vario tipo. Questa caratteristica ha dispiegato i suoi effetti politici proprio rispetto agli episodi di censura verificatisi a più riprese con diverse modalità. Nulla però aveva scosso tanto la comunità come le restrizioni all'accesso alle immagini attuate di recente nei confronti degli utenti basati in Germania, che hanno dato vita a un vero e proprio movimento anti-censura.
Dal giugno scorso, infatti, gli utenti tedeschi non potranno visualizzare il contenuto di tutte le immagini che non siano «flaggate» come «sicure», né quelle prive di «flag». Quello dei «flag» è un sistema di auto-filtraggio che il software offre all'utente come servizio per limitare l'accesso alle foto che ritiene non del tutto «sicure». L'utente può decidere di valutare o meno le sue immagini e può valutare le immagini degli altri utenti come ad uso «sicuro», «moderato» o «ristretto», sollecitandone così la revisione da parte dello staff. I membri tedeschi di Flickr si trovano così a condividere con Cina, Honk Kong, Singapore e Corea il triste destino di utenti «minorenni», esclusi dall'accesso a una grossa fetta del materiale postato da loro stessi e dagli altri membri, come quelle raffiguranti corpi nudi o altre scene valutate come «adatte a un pubblico adulto». Il dissenso dei membri si è organizzato nei forum interni, promuovendo diverse pratiche di protesta e reazione e rivendicando il diritto di utenti paganti ad accedere a tutti i contenuti. A fronte della protesta, del resto, gli amministratori avranno ben poche possibilità di intervenire, essendo divenuti proprietà di Yahoo proprio pochi giorni dopo la costituzione della cordata per la «sicurezza» formata da Yahoo stessa insieme a Msn Deutschland, Aol Deutschland, Google e Lycos e intrapresa come mossa preventiva di ulteriori restrizioni legali, temute da quando l'Ue ha iniziato a esercitare pressioni sugli stati e sulle imprese per coordinare una politica comune di filtraggio.
La ribalta conquistata dalla vicenda di Flickr, ha portato alla luce una realtà che preoccupa molto di più degli oscuramenti attuati di recente. Il tipo di censura cui ci troveremo di fronte sempre di più negli anni a venire, avrà una forma occulta e silenziosa, difficile quindi non solo da eludere, ma anche da riconoscere e sarà operata soprattutto sulle immagini, che vere o costruite che siano, restano comunque lo specchio della realtà. Uno specchio al quale un giorno potremmo guardarci e, anziché vedere il nostro riflesso, leggere: «l'immagine non è disponibile».
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