Rodotà: «Banca dati del Dna? Rischio schedatura di massa»

I dubbi dell'ex garante della privacy sul data-base con le "impronte" genetiche dei "criminali"
18 settembre 2007
Davide Varì
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

«La mia sensazione è che in questo momento il rispetto dei diritti non sia molto di moda neanche a sinistra». Stefano Rodotà, già garante delle privacy e riferimento della sinistra italiana non ha dubbi: «Banca dati del DNA, questioni lavavetri... mi pare che ultimamente sia la destra a dettare l'agenda politica con la sinistra che insegue su un terreno che io considero perdente».

Professore, sembra proprio che il vicepremier Rutelli faccia sul serio:dice di aver trovato gli 11 milioni euro necessari alla costituzione di una banca dati del DNA dei "criminali"...
Io non voglio demonizzare la banca dati del DNA in quanto tale, nè come strumento di lotta alla criminalità. Vorrei però che si capisse la portata di questo strumento onde evitare situazioni di privazione dei diritti. La mia sensazione è che in questo momento assistiamo ad una progressiva disattenzione per il tema dei diritti in generale. Una disattenzione che avviene nel segno della sicurezza. Proprio in questi giorni, in Senato, è in discussione un decreto, credo all'interno della seconda lenzuolata del decreto Bersani, che riduce fortemente la protezione dei dati personali raccolti dalle aziende.

Quali sono pericoli di una banca dati del genere?
Intanto vorrei che si tenesse a mente la presenza di due articoli della Costituzione: il 32 che riguarda le modalità dei trattamenti sanitari ed il 13 sulla responsabilità personale. Due articoli che rischiano seriamente di essere violati. Non c'è dubbio infatti che il prelievo coatto dei miei capelli o del mio sangue rappresenta una restrizione oggettiva della mia libertà personale. Senza contare che una sentenza del '96, in cui la Corte costituzionale deliberava sul caso di un prelievo di sangue di un imputato, parlava proprio di restrizione della libertà personale del cittadino. Altri problemi nascono dalla conservazione di dati così sensibili e dalla tipologia di reati che "meritano" questa archiviazione. Voglio dire che da un lato non ha alcun senso inserire alcuni crimini; e dall'altro ribadire la necessità di un utilizzo molto attento e fortemente controllato di questi dati. Non dimentichiamo che dal DNA si può risalire ad una miriade di informazioni di un individuo. Informazioni che devono essere salvaguardate.

In effetti qualcuno parla del rischi del cosiddetto "family search", la possibilità di utilizzare i dati del presunto colpevole per risalire all'intero gruppo famigliare...
Certo, è una preoccupazione assolutamente legittima, Dal DNA di una persona che ha commesso un reato posso infatti risalire alla sua famiglia trasferendo il sospetto su tutta i componenti.

E sulla gestione dei dati? In Inghilterra se ne occupano agenzie private...
No, la gestione e l'archiviazione deve essere assolutamente pubblica. Non solo, bisogna prendere in considerazione la possibilità, assolutamente ordinaria, che ci si trovi di fronte ad una persona che alla fine dell'iter giudiziario risulti innocente...

Che ne facciamo del suo DNA?
Esatto, che ne facciamo? I suoi dati devono essere assolutamente distrutti.

Peraltro è facile immaginare che già oggi alcuni reparti delle forze dell'ordine abbiamo una banca dati del DNA degli indiziati...
Certo, di qui la necessità di una legge chiara e rigorosa. Oggi, che utilizzo si fa di questi dati?

Insomma, un far west che deve essere normato...
Sì, è inevitabile che alcuni dati siano già a disposizione degli inquirenti. A questo punto noi dobbiamo fare in modo che vengano utilizzati in modo corretto, noi dobbiamo vigilare contro la possibilità di una "schedatura genetica di massa".

Polizia e magistratura sostengono che un'archivio del genere faciliterebbe la soluzione di molti casi...
Il discorso è: quanto è compatibile col sistema democratico? Voglio dire, anche la tortura sarebbe utilissima per trovare i colpevoli, ma è incompatibile con il nostro sistema di diritti.

Eppure sembra proprio che a sinistra il tema della sicurezza sia diventato ben più importante di quello dei diritti...
E' vero, è dal 2000 che c'è stata un'inversione di tendenza verso il tema sicurezza. Su questo la sinistra segue l'agenda politica dettata dalla destra. Una scelta perdente. E' evidente che il problema sicurezza riguarda sia la destra che la sinistra. La differenza, casomai, è sulle modalità con le quali si affronta questo problema. E' indubbio infatti che la missione storica della sinistra sia quella di contrastare ogni forma di discriminazione e di rispettare la civiltà giuridica e la democrazia.

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