Contrordine, compagni! Questo DDL non s’ha da fare
Ricapitoliamo: il 17 ottobre Valentino Spataro lancia il primo allarme con questo messaggio nel suo blog. Il 18 compare su Pubblicitaitalia.it una precisazione dell'On. Levi. Le notizie sono riprese da Paolo De Andreis su Punto informatico, e qui scoppia la bagarre sui grandi quotidiani online (Corriere, Repubblica, L'Unità, La Stampa). Da importante, l'informazione diventa una vera e propria bomba nel momento in cui compare sul blog di Beppe Grillo, al punto che lo stesso sottosegretario on. Ricardo Franco Levi (da tutti indicato come il “padre” del decreto) scrive una lettera di risposta al comico genovese.
Intanto, a livello politico, iniziano ad arrivare i primi “distinguo”: il primo sembra essere il ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro (Italia dei Valori), che dal suo blog scrive:
“Una precisazione: il disegno di legge non è stato discusso nel Consiglio dei Ministri del 12 ottobre perchè presentato come provvedimento di normale routine.
Ho letto il testo oggi [19 ottobre, ndr] per la prima volta e la mia opinione è che vada immediatamente bloccato il disegno di legge che, nei fatti, metterebbe sotto tutela Internet in Italia e ne provocherebbe probabilmente la fine.”
Segue a ruota il suo collega Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), ministro per l'ambiente, che informa dal sul blog:
“[...] dico subito che quel giorno, dopo aver tentato di migliorare il decreto sul welfare, sono dovuto correre al Quirinale per premiare i giovani impegnati sul cambiamento climatico e non ho potuto seguire la norma che sta allarmando la Rete. Rileggendola oggi, mi sembra decisamente restrittiva per chi gestisce un blog o una pagina web.”
Il giorno dopo anche Pietro Folena (Rifondazione Comunista), Presidente della Commissione Cultura della Camera, competente quindi anche per l'editoria, scrive sul suo blog:
“C’è un punto che va chiarito nella legge e cioè che chi fa un blog non è un editore. E quindi non deve sottostare a nessuna regola particolare riguardante la stampa o gli operatori della comunicazione”.
Buon per ultimo arriva anche il ministro per le Comunicazioni, Paolo Gentiloni (Margherita/PD) che scrive sul suo blog:
“L'allarme lanciato da Beppe Grillo e ripreso da molti commenti al mio blog è giustificato: il disegno di legge sull'editoria [...] va corretto perchè la norma sulla registrazione dei siti internet non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive.
Naturalmente, mi prendo la mia parte di responsabilità [...]per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri.
Pensavo che la nuova legge sull'editoria confermasse semplicemente le norme esistenti [...].
Va bene applicare anche ai giornali on line le norme in vigore per i giornali, ma sarebbe un grave errore estenderle a siti e blog.”
Ora, nel leggere queste perle di saggezza, la domanda sorge spontanea: ma in quel Consiglio dei Ministri del 12 ottobre, CHI ha votato questo disegno di legge? Un ministro (Pecoraro Scanio) s'è dato, un altro ministro (Di Pietro) vota un “provvedimento di normale routine”, un terzo ministro (Gentiloni) vota senza nemmeno leggere perchè presupponeva che “confermasse le norme esistenti”(cioè, si fanno leggi per dire “la legge che già c'è va bene”?).
Ma ancor di più, CHI nella sostanza ha contribuito alla stesura di questo disegno di legge? Nella lettera dell'on. Levi a Beppe Grillo si legge:
“Abbiamo pubblicato uno schema di legge e un questionario sul nostro sito internet, abbiamo ascoltato e incontrato tutti gli operatori del settore (gli editori grandi e piccoli, i giornalisti, gli specialisti della pubblicità, i distributori, gli edicolanti, i librai), ci siamo fatti aiutare da esperti dell’economia e del diritto.”
Quindi, interlocutori della Presidenza del Consiglio sono stati tutti soggetti che hanno (forti?) interessi nel settore, nonché consulenti e specialisti del mondo economico-giuridico; parlando di Internet, però, mancano i gestori dei grandi portali web, gli Internet Service Providers, gli esperti di social network. Ma soprattutto, le associazioni di consumatori? l'associazionismo? i rappresentanti della, cosiddetta, “società civile”? E gli stessi bloggers? Perchè queste organizzazioni, profit e noprofit, non sono state incontrate ed ascoltate? Perchè non si è dato alcun modo agli utenti della Rete di dire la propria? Perchè questi provvedimenti sono stati elaborati durante le vacanze estive, e passate in un Consiglio dei Ministri come un “normale provvedimento di routine”, senza nemmeno leggerlo, discuterlo, votarlo?
Le possibili risposte si possono racchiudere in due ipotesi, una dettata dalla malafede ed una dalla buona fede. La prima, più maliziosa, è che i “soliti noti” ci abbiano provato, e pescati con le più classiche delle “dita nel vasetto di marmellata” ora facciano gli gnorri e si chiamino fuori (con la segreta speranza magari di rimandare a tempi migliori il tentativo ora fallito); la seconda, più benevola, è che i tecnici, gli esperti, a cui i politici si sono rivolti, di Internet e del sistema di comunicazione sociale che esso ormai rappresenta non capiscano nulla, consigliando male il “legislatore” con i risultati che si son visti.
Ciascuno scelga l'ipotesi che più gli aggrada.
«Naturalmente, mi prendo la mia parte di responsabilità»
Il ministro delle Comunicazioni: «Norma sulla registrazione dei siti internet non è chiara e va riscritta»
Corriere della Sera, 20 ottobre 2007
http://www.corriere.it/politica/07_ottobre_20/ddl_legge_editoria_blog_gentiloni.shtml
Gentiloni: modicheremo la norma sui blog
L'Unità, 20 ottobre 2007
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=69897
Ddl editoria, Gentiloni ammette
"Un errore la registrazione dei siti"
La Repubblica, 20 ottobre 2007
http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/scienza_e_tecnologia/testo-editoria/gentiloni-errore/gentiloni-errore.html
Gentiloni e il registro per i blog: "Non è chiaro, va corretto"
La stampa, 20 ottobre 2007
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200710articoli/26851girata.asp
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