Oggi il DDL per la riforma dell'editoria in discussione alla Commissione Cultura

Chi dorme non piglia ... blog

Il sottosegretario Levi commenta sulle preoccupazioni dei bloggers: «Possono stare non tra due ma tra dieci guanciali». L'On. Folena, Presidente della Commissione: «I bloggers rimangano mobilitati: facciano pressione». Beatrice Magnolfi, sottosegretario al Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica amministrazione: «Il ddl sull'editoria non è sufficientemente chiaro nella definizione di prodotto editoriale».
26 ottobre 2007
Fonte: http://www.ldenews.info/?p=130 - 26 ottobre 2007

censura Ci siamo. Dalle parole ai fatti. Negli ultimi otto giorni si è fatto un gran parlare intorno a questo disegno di legge (si scopre da Punto Informatico voluto dall'on. Bonaiuti fin dal 2003 - all'epoca sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - ma con un largo consenso bipartisan) definito "Internet Tax" o DDL Prodi-Levi, che dovrebbe riformare l'editoria italiana. S'è detto tutto ed il contrario di tutto e alcuni dei protagonisti hanno fatto un rapido dietro-front davanti al coro di protesta che s'è levato in particolare dagli utenti di Internet. Con i dovuti distinguo, chi si è proprio chiamato fuori, chi ha bocciato senza mezzi termini la proposta, chi a mezza bocca ha ammesso che qualcosa non funziona, chi è dell'idea che tutto è migliorabile, chi resta deciso sulle sue posizioni. Insomma, al governo, e nella maggioranza, hanno decisamente le idee chiare.

Chi sicuramente le idee chiare le ha, e a quanto pare non ha alcuna intenzione di cambiarle, è il sottosegretario Ricardo Franco Levi, il quale ha rilasciato una intervista all'agenzia di stampa Agr e riportata dal Corriere della Sera. Nella prima parte, una autentica perla che vale la pena sottolineare. Sostiene l'on. Levi:
«La legge è una legge che intende regolare il mercato dell'editoria e dunque si rivolge agli operatori del mercato dell'editoria, tutti quelli che professionalmente producono giornali, riviste, libri e dunque esclude, per definizione, i blog o i siti individuali che non sono oggetto della nostra legge. Questo è stato chiaro fin dall'inizio, visto che però c'è stata qualche preoccupazione in materia e c'è qualche margine di ambiguità possibile nella legge, io già fin da domani nel mio primo incontro con la Commissione proporrò un'aggiunta alla legge che chiarisca fino in fondo che in questa legge non ci si occupa dei blog».

Basta prendere alcuni articoli del disegno di legge per smentire questa affermazione, che forse è valida per il primo articolo del DDL (tutela e promozione del pluralismo informativo e all'arricchimento della produzione e della circolazione dei prodotti editoriali), ma come può sostenere che si rivolge solo "agli operatori del settore" quando l'articolo 5 definisce come attività editoriale "ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali" che "può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative" e l'art.2 definisce il prodotto editoriale qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso" con esclusioni esplicite solo per i prodotti "destinati alla sola informazione aziendale" e i "prodotti discografici e audiovisivi" ?

Ma prosegue nell'intervista l'on. Levi:
Chi allora ha l'obbligo di registrazione nel Roc?
«Solo gli operatori professionali, quelli che svolgono come mestiere quello dell'attività editoriale. Il senso della legge per quanto riguarda Internet è quello di estendere ai giornali pubblicati su Internet le regole per i giornali pubblicati sulla carta stampata».

Eppure l'art. 6 così recita: "tutti i soggetti che esercitano l'attività editoriale sono tenuti all'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione", mentre l'art. 7 (Attività editoriale su internet) definisce di chi è la responsabilità di una pubblicazione online (senza specificare cosa si intenda per pubblicazione: un commento in un blog, è una pubblicazione?) e l'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.

Conclude la prima parte dell'intervista:
Quindi le preoccupazioni per chi ha un blog privato non esistono?
«Non esistono nella maniera piu' assoluta. Possono stare non tra due ma tra dieci guanciali».

Sarà. Ma se fosse davvero tutto così cristallino, non si spiega l'intervista rilasciata a Punto Informatico dall'on. Pietro Folena, presidente della Commissione cultura ed editoria,, dove afferma:
«è necessario che gli utenti rimangano, però, mobilitati: facciano pressione. Spero che anche giornalisti autorevoli si pronuncino. L'ignoranza di cosa sia la Rete è molto diffusa, molto bipartisan. Molti vedono Internet come qualcosa da cui difendersi. Invece Internet è ormai il modo di comunicare, divertirsi, produrre, vivere di milioni di persone. Non va imbragata, bisogna avere un atteggiamento liberale».

Ed è ancora più esplicita Beatrice Magnolfi, sottosegretario al Ministero per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica amministrazione, che nella stessa intervista dice:
«Il ddl sull'editoria non è sufficientemente chiaro nella definizione di prodotto editoriale [...] I blog devono rimanere un terreno di espressione libera, non sottoposto agli stessi vincoli di una testata giornalistica. Sarebbe inoltre velleitario pensare di controllarne il contenuto, senza poi considerare che possono essere realizzati dall'estero».

Poche idee, ma confuse? E' solo una diversa interpretazione (diciamo così) del fenomeno Internet da parte dei nostri politici? O magari queste visioni, queste interpretazioni, ricalcano diversi interessi di lobbies e potentati economici in ballo? staremo a vedere. La controprova sarà il lavoro della commissione, e soprattutto il lavoro parlamentare (con eventuali emendamenti) e cosa risulterà quindi modificato o lasciato inalterato.

Personalmente, ritengo che non ci sia proprio bisogno di una ulteriore legge, non prima almeno di aver riorganizzato l'intero sistema normativo attualmente vigente, svecchiando il nostro ordinamento, su tanti argomenti oggi divenuti scottanti, ancora fermo a leggi del 1941 se non addirittura regi decreti del 1939, o peggio retaggi dello statuto albertino.
In particolare, sulla questione informazione, libertà di stampa etc, a fronte dei nuovi mezzi tecnologici come Internet, i punti oscuri sono davvero tanti, troppi. E molto ben sottolineati da un articolo di Luca Schiavoni su Punto Informatico, di cui consiglio la lettura.

Note: FONTI
Mercoledì al via l'iter parlamentare con l'audizione in commissione Cultura
«No ai bavagli, i blogger stiano tranquilli»
Il sottosegretario Levi: le nuove norme sulla registrazione riguardano solo editori e giornali online
Valentina Baldisserri - Corriere della Sera, 23 ottobre 2007

Caso editoria, gli orientamenti di governo
(PI - Interviste) Punto Informatico intervista Beatrice Magnolfi e Piero Folena per fare chiarezza dopo le molte cose che si sono dette nei giorni scorsi e in attesa dei promessi cambiamenti al ddl
Punto Informatico, 24 ottobre 2007

I due spigoli di Internet
(PI - Commenti) di Luca Schiavoni - Sono stati messi in evidenza dal caso del disegno di legge sull'editoria. Fin dall'epoca dei ciclostili, due visioni si confrontano, e si scontrano. Solo che oggi c'è Internet, e tutto cambia
Punto Informatico, 24 ottobre 2007

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