Grandi manovre all'ombra del satellite
Tutto «il mondo si aspetta che, accendendo il suo navigatore, questo sia sempre disponibile con le giuste informazioni. E il Gps lo è». Orgoglioso come un marine accanto alla bandiera a stelle e strisce, parla Ray Clore, arrivato in Italia direttamente dal Dipartimento di Stato Usa, dove è responsabile delle relazioni tra il sistema americano Gps (Global Positioning System) e Galileo, il suo omologo europeo. Detta così sembra un rapporto tra pari. Ma tra i denti luccicanti di Gps - utilizzato in tutto il mondo, con 31 satelliti nello spazio - e le scarpe rotte del progetto del Vecchio continente, di cui ancora non è chiara neppure la data di partenza, la differenza si vede eccome.
Eppure, nonostante le dovute distanze, dal 2004 esiste un accordo di cooperazione: il gruppo lavora insieme per studiare applicazioni commerciali e civili, e più in generale per la compatibilità dapprima, e l'interoperabilità poi, tra i rispettivi satelliti. Ma la differenza resta tanta. E quando Clore racconta il suo sogno («Vogliamo creare il sistema dei sistemi, vogliamo stare tutti insieme») il dubbio è che più che una partnership pensi a una sorta di Coalizione dei volenterosi del satellite dove l'Europa conta come l'Honduras in quella originale.
Davanti all'ecosistema auspicato, che va oltre i confini del vecchio continente, Galileo è infatti poca cosa. C'è la Cina che ha già investito 184 milioni di dollari ed è pronta a buttare in orbita 30 satelliti, nome del progetto, Compass, nato sulle ceneri del vecchio Beidou; proprio il mese scorso oltretutto ha messo in orbita il primo, mentre nel 2020 manderà il suo primo uomo sulla Luna. C'è la Russia dei militari che gestiscono Glonass, che di satelliti ne ha già 24, e che con gli Usa collabora dalla fine del 2005; il prossimo incontro tra le due potenze è previsto proprio entro la fine dell'anno. A questi si aggiungono iniziative ancora poco dettagliate, ma tutte in preparazione: il sistema giapponese QZSS (Quasi-Zenith Satellite System), e a ruota quello indiano, IRNSS (Indian Regional Navigational Satellite System), approvato lo scorso anno e che promette di completare la sua costellazione entro il 2012.
Per arrivare all'Europa. Qui c'è Galileo, cui i colpi di scena certo non mancano: la partnership tra pubblico e privato ha funzionato poco e mancano all'appello 2,4 miliardi di euro per portare avanti il progetto. Molta della tecnologia è già stata realizzata, anche grazie al lavoro dell'Agenzia spaziale italiana che sta sviluppando diverse applicazioni pratiche, ma sono i governi ora a non accordarsi sul prosieguo. Solo alcuni giorni fa, mentre Italia, Francia e Germania dichiaravano di essere pronte ad andare avanti, la Gran Bretagna esprimeva i suoi dubbi. Entro il 2012 Galileo doveva lanciare 30 satelliti, dicono gli inglesi. Il fatto che oggi in cielo non ce ne sia che uno lascia poche speranze. E dunque, meglio continuare a usare il sistema americano, come si è sempre fatto.
Tutti i torti il Regno Unito non li ha. Anche se proprio per le caratteristiche differenti di Galileo rispetto a Gps l'attesa potrebbe essere una buona consigliera. La cancelliera tedesca Angela Merkel sostiene che a dicembre qualcosa si sbloccherà. Intanto l'arrivo di Galileo potrebbe migliorare la tipologia di servizio e permettere funzioni più articolate. Innanzitutto la costellazione europea andrebbe a coprire la giungla del cosiddetto urban canyon, ovvero il problema di riuscire a vedere cosa c'è nelle grandi città, tra un grattacielo e l'altro, dove la perfezione di Gps ancora non riesce a registrare ogni particolare per via delle zone d'ombra. In questo caso l'unione farebbe sì la forza, e permetterebbe anche in città di usare il Gps/Galileo per monitorare il traffico in tempo reale, o ancora per aiutare la protezione civile in caso di incendi, di evacuazioni. Secondo i dati presentati dall'Asi, Agenzia spaziale italiana, se Gps da solo copre il 55 per cento di questo canyon urbano, insieme con Galileo potrebbe coprire il 95 per cento.
Non a caso, in attesa della costellazione satellitare, a fine ottobre è stato consegnato il primo premio dei Galileo Masters, competizione internazionale per il miglior servizio o applicazione per il grande pubblico delle tecnologie satellitari. Ha vinto la delegazione di Nizza, con un sistema per la sicurezza delle transazioni finanziarie, ma partecipava anche l'Italia con la Regione Lombardia e entro l'anno, oramai per la prossima edizione, anche la Toscana si unirà.
L'Agenzia spaziale italiana lavora invece su diversi fronti applicativi. Il suo obiettivo è «aumentare la sicurezza nei trasporti e in generale sul territorio», racconta al manifesto l'ingegner Mario Caporale, responsabile della navigazione satellitare dell'Asi. Che continua: «In Italia ci sono una serie di attività di grande interesse da sviluppare, legate ai trasporti marittimi, al trasporto di materiali pericolosi, all'aviazione civile, ma anche alla mobilità per persone disabili, alla sicurezza e al salvataggio sul territorio». Anzi, proprio in questo ultimo campo, Galileo è già più avanti di Gps. Quel che manca, e non è un dettaglio, sono solo i satelliti in cielo.
eva@totem.to
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