editoriale

I ventenni italiani non amano la rete

6 dicembre 2007
Eva Perasso
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Se vogliamo credere alle rigide statistiche europee, eccoci ancora una volta stanziali a fondo dell'ennesima classifica sulla navigazione in rete accanto a Cipro e Bulgaria. La ricerca appena pubblicata da Eurostat, il cervellone statistico dell'Unione, parla in generale dell'uso di internet in Europa nel primo trimestre del 2007: qui i ragazzotti danesi, svedesi e olandesi la fanno da padrone, e praticamente al 100 per cento navigano, si scambiano materiali e scaricano con il peer-to-peer, mandano e-mail, si telefonano con il VoIP. Oltretutto la loro situazione non cambia di molto anche quando l'età della pensione l'hanno già superata da un po'.
Poi scendiamo sulla riga dell'Italia e scopriamo che i ragazzi - e soprattutto le ragazze - di stare su internet non ne hanno molta voglia. Nel Bel Paese soltanto 57 ragazze e 61 ragazzi su 100 dai 16 ai 24 anni si collegano almeno una volta alla settimana. Mentre la media europea è di 77 per le femmine e 79 per i maschi. Non solo: la maggioranza dei paesi dell'Unione europea, inclusi insospettabili come la Lettonia e l'Estonia, si colloca sopra al 90 per cento. Ci sono casi di quasi-perfezione in Olanda e Finlandia, dove 98 giovani donne ogni 100 si collegano, o in Danimarca e Svezia, dove 94 e 95 ragazzi sono spesso alle prese con l'http. In Italia, invece, solo in 19 su 100 scaricano programmi dalla rete e in 9 pensano a creare una pagina web.
E noi che, leggendo i giornali e guardando la televisione, pensavamo che la giovane Italia fosse popolata di «bullisti» della YouTube generation. Adolescenti sciamannati accusati di passare le loro giornate a postare video online e divertirsi in esibizionistiche sexy-piroette virtuali davanti al cellulare per poi riversare tutto sul web: sbeffeggiamenti ai compagni meno fortunati, minacce, estorsioni.
Invece oggi scopriamo che non sono poi molti i ventenni che giocano con la rete come si urla sui media. Ci viene un dubbio: non sarà anche per colpa di quei giornali che hanno demonizzato l'internet come luogo nero di perdizione?

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