Creative Commons, una rivoluzione lunga 5 anni
Domenica prossima compiranno cinque anni. Ere geologiche per la società dell'informazione. Eppure anni importanti se il progetto in questione sono le Creative Commons (CC) che hanno cambiato sensibilmente il modo di discutere e praticare il diritto d'autore. La prima versione delle licenze, infatti, è stata infatti resa pubblica il 16 dicembre 2002 dall'omonima associazione nata nel Massachusetts. L'idea era semplice quanto geniale: creare un spazio tra il classico copyright, quello del "tutti i diritti riservati", e il pubblico dominio, dove l'opera è a disposizione di tutti. Uno spazio alternativo nel quale autori e fruitori possono scegliere tra un ampia gamma di diritti: copiare, distribuire, creare opere derivate, per fini commerciali o meno.
Il passo successivo è stato creare un sito (www.creativecommons.org) dove scegliere le opzioni preferite e ottenere una etichetta, leggibile in maniera chiara anche dai non esperti di materie giuridiche, da apporre sulla propria opera elettronica, sito, documento o cd che sia. Un problema di libertà, come ha più volte sottolineato Lawrence Lessig, ideatore del progetto e di diversi libri tra i quali Cultura Libera (ed. Apogeo), ma anche di tutela di quella creatività resa possibile dalle nuove tecnologie.
Esattamente due anni più tardi sbarcheranno in Italia grazie all'interessamento del Cnr e della Facoltà di Scienze Giuridiche dell'Università di Torino. Ma soprattutto grazie all'impegno di persone come Juan Carlos de Martin, professore associato e responsabile di CC Italia, nonché, da pochi giorni, coordinatore di "Communia", una nuova rete europea sul pubblico dominio digitale (www.communia-project.eu). "In realtà il lavoro più importante è stato fatto durante il 2003 - racconta De Martin - c'era bisogno di tradurre e adattare le licenze alla giurisprudenza italiana. Un impegno faticoso, ma non impossibile perché nonostante le differenze tra i sistemi giuridici, gli accordi internazionali assicurano dei principi di base. Le CC hanno cercato una localizzazione per permettere anche agli artisti, e nella loro lingua, di poter tutelare le loro opere con gli stessi principi". Grazie a questa scelta oggi esistono nel mondo 40 progetti di CC locali, principalmente gruppi di lavoro che partecipano al dibattito e aggiornano le licenze quando vengono modificate negli Stati Uniti. "Di volta in volta - continua De Martin - troviamo i termini giuridicamente più adatti. Inoltre promuoviamo convegni e produciamo documenti informativi per il sito".
Un lavoro prettamente tecnico, anche perché le indicazioni di Lessig erano di non creare associazioni che promuovessero in prima persona iniziative politiche. Cosa che invece è lasciata alla libera iniziativa dei membri, con alterne fortune. Come nel caso della campagna Scarichiamoli (www.scarichiamoli.org) che mirava a far approvare una legge per rendere disponibili sotto CC tutte le opere realizzate con fondi pubblici. O come quando nella bozza del nuovo contratto di servizio della Rai entrò la proposta pubblicare l'archivio sotto CC (come fa la Bbc, d'altronde), poi tolta dal testo finale.
Potrebbe invece rivelarsi positivo l'accordo tra Siae e l'associazione Free Hardware Foundation sulla scia di un analogo progetto olandese, per permettere l'utilizzo di licenze alternative, come le CC, anche ad un iscritto alla Siae, cosa ora impossibile. "Nei dibattiti ai quali partecipiamo - continua De Martin - preferiamo lasciare fuori la politica e parlare di utilizzi. E i risultati si vedono: dal 2004 a oggi per esempio sono usciti molti libri sotto CC, di Feltrinelli come di Stampa Alternativa. Stessa cosa accade per gli inserti culturali de La Stampa. E, ancora, molte etichette e artisti emergenti, blog e siti di informazione come Punto Informatico. Perfino alcuni siti del ministero della Ricerca e della Polizia di Stato". Non mancano, ovviamente, le novità per il 2008. "Ai primi dell'anno uscirà la nuova licenza, la 3.01, che marcherà in maniera ancora più forte la differenza tra un opera e gli utilizzi derivati".
Articoli correlati
- Historical memory
What can we learn from the failure of the Alinari company?
The Alinari Archives is one of the most important photographic archives in the world. Its history began in Florence in 1852. The archives contains more than 5 million photographic documents25 gennaio 2021 - Capitolo italiano di Creative Commons - Se il mondo perde il senso del bene comune
La tecnologia apre le porte, il capitale le chiude
Vi è oggi la necessità di contrastare la sottrazione alle persone delle opportunità offerte dall'innovazione scientifica e tecnologica. Internet rischia di trasformarsi da risorsa illimitata in risorsa scarsa, con chiusure progressive, consentendo l'accesso solo a chi è disposto ed è in condizione di pagare. Oggi i beni comuni - dall'acqua all'aria, alla conoscenza, ai patrimoni culturali e ambientali - sono al centro di un conflitto planetario.24 agosto 2010 - Stefano Rodotà La via americana al copyright
Anche nel nostro paese il diritto d’autore orbita nella sfera d’influenza degli Stati unitiLa Guerra per la difesa della proprietà intellettuale viene combattuta dagli Usa in modo capillare. Dall’Onu alle commissioni governative degli stati da conquistare. O da mantenere fedeli, come l’Italia6 dicembre 2007 - Raffaele Mastrolonardo- Internet
Un diritto d'autore al di fuori della legge
Accordi Wikipedia, Creative commons e Free Software Foundation per la compatibilità delle licenze «alternative» sul copyright4 dicembre 2007 - Ben Old
Sociale.network