L'incredibile storia di Jon Johansen
Il ragazzo norvegese aveva infranto le leggi sul copyright Usa. A sorpresa è stato assolto a Oslo
6 gennaio 2004
Benedetto Vecchi
Fonte: Il Manifesto - 6 Gennaio 2004
Il 2003 è stato un anno amaro per la Motion Picture
Association, l'organizzazione che riunisce la maggioranza delle case cinematografiche
Usa. Infatti, pochi giorni prima del natale i giudici di una corte d'appello di
Oslo, in Norvegia, hanno respinto una richiesta di condanna nei confronti di un
giovane informatico che nel 1999 ha sviluppato un software per «forzare»
i codici di sicurezza dei Dvd. Perdipiù, lo aveva pure «messo in rete»,
rendendolo disponibile alla vasta comunità di programmatori open source.
La storia che ha visto scontrarsi Jon Johansen, questo il nome del giovane, e
gli Studios di Hollywood è già entrata nella mitologia del cyberspazio.
Da una parte c'è un giovane virtuoso della tastiera che, assieme a molti
altri coetanei e no, crede nella libera diffusione e condivisione del sapere e
guarda quindi con sospetto e malcelato fastidio ogni legge che tuteli la proprietà
intellettuale. Dall'altra parte dell'Oceano ci sono grandi corporation che, grazie
alle leggi sul copyright, i marchi e sui brevetti, hanno costruito posizioni di
oligopolio nei rispettivi mercati. Che entrassero in rotta di collisione era quindi
scritto nelle regole scritte e non scritte del cyberspazio. Ma andiamo con ordine.
Corre l'anno 1999, il nuovo millennio è alle porte e su Internet sta dilagando
un nuovo sistema operativo - Linux - che ha preso l'avvio dai tasti di un finlandese
il cui nome ha il sapore della leggenda, Linus Torvald. La «filosofia»
che sta dietro il nuovo sistema operativo - cioè quell'insieme di programmi
che fa funzionare le funzioni di base di un computer - è presto riassunta:
il software deve essere accessibile a tutti, per essere modificato e diffuso liberamente.
Una logica «produttiva» radicalmente contraria a quella che muove l'intera
industria informatica. E non solo.
Jon Johansen è un «affiliato» di questa bizzarra e sregolata comunità di programmatori che sviluppa e distribuisce software non sottoponendoli alle leggi vigenti sulla proprietà intellettuale. Come suo contributo, sviluppa un piccolo programma che «forza» il sistema di protezione standard Ccs che impedisce la duplicazione dei dvd posti in commercio. Fin qui niente di strano. Da quando l'informatica è diventata di «massa», ogni programmatore che si rispetti considera la possibilità di «violare» i sistemi posti a protezione di banche dati, siti internet e quant'altro come una sfida che può essere accolta senza che questo significhi violare una legge. Il programma messo a punto da Jon Johansen riesce nel suo obiettivo e può quindi consentire la duplicazione illegale dei dvd. Ma il giovane norvegese è un «hacker», cioè uno che crede nella libera circolazione delle informazioni e del sapere e mette a disposizione di tutti il suo programma. Immediata la reazione della Motion Picture Association, che denuncia il giovane norvegese di violare le norme internazionali sul copyright.
Così, come è accaduto molte altre volte, l'affaire finisce in tribunale. Nel frattempo negli Stati uniti è stata approvata una nuova legge sul copyright (Digital millennium copyright act, Dmca) che inasprisce le pene per chi duplica programmi informatici, cd musicali, videocassette e dvd e, fatto nuovo nella legislazione sulla proprietà intellettuale, pone pesanti vincoli sull'uso personale del cd musicale, dvd, programma informatico. Ad esempio, era prassi consolidata che chiunque acquistasse un programma informatico ne facesse una copia «di sicurezza»; oppure che un cd musicale fosse duplicato su una cassetta. E così via. Il Dmca statunitense stabilisce invece che la merce acquistata rimane di proprietà della società che la vende e che quindi non può in nessun modo essere duplicata. Una legge considerata liberticida da molte associazioni come IpJustice, l'Electronic frontier foundation.
Stesso giudizio è espresso dai guru del software libero o dell'open source come Richard Stalman e Linus Torvald. Ma il governo degli Stati uniti chiede che l'Unione europea e altri paesi accettino la logica di fondo del Dmca e modifichino di conseguenza le leggi nazionali o direttive comunitarie. E così avviene per molti paesi come l'Italia, la Danimarca, la Grecia, l'Austria, la Germania e l'Inghilterra. Ma non la Norvegia. Così il giovane Jon Johansen è assolto perché, stabilisce il giudice, il suo comportamento non ha violato la legge norvegese sul copyright. Immediato l'appello degli studios hollywoodiani, che viene però respinto il 22 dicembre da una corte di Oslo. Le grandi multinazionali sono state sconfitte e il giovane intraprendente ha vinto. Sembra quasi di leggere la sceneggiatura di un nuovo film hollywoodiano. Ma al di là del sarcasmo, il 2004 è davvero iniziato bene. Almeno per chi continua a credere che il sapere come la conoscenza sono beni comuni. E comune, è noto, è il contrario di privato.
Jon Johansen è un «affiliato» di questa bizzarra e sregolata comunità di programmatori che sviluppa e distribuisce software non sottoponendoli alle leggi vigenti sulla proprietà intellettuale. Come suo contributo, sviluppa un piccolo programma che «forza» il sistema di protezione standard Ccs che impedisce la duplicazione dei dvd posti in commercio. Fin qui niente di strano. Da quando l'informatica è diventata di «massa», ogni programmatore che si rispetti considera la possibilità di «violare» i sistemi posti a protezione di banche dati, siti internet e quant'altro come una sfida che può essere accolta senza che questo significhi violare una legge. Il programma messo a punto da Jon Johansen riesce nel suo obiettivo e può quindi consentire la duplicazione illegale dei dvd. Ma il giovane norvegese è un «hacker», cioè uno che crede nella libera circolazione delle informazioni e del sapere e mette a disposizione di tutti il suo programma. Immediata la reazione della Motion Picture Association, che denuncia il giovane norvegese di violare le norme internazionali sul copyright.
Così, come è accaduto molte altre volte, l'affaire finisce in tribunale. Nel frattempo negli Stati uniti è stata approvata una nuova legge sul copyright (Digital millennium copyright act, Dmca) che inasprisce le pene per chi duplica programmi informatici, cd musicali, videocassette e dvd e, fatto nuovo nella legislazione sulla proprietà intellettuale, pone pesanti vincoli sull'uso personale del cd musicale, dvd, programma informatico. Ad esempio, era prassi consolidata che chiunque acquistasse un programma informatico ne facesse una copia «di sicurezza»; oppure che un cd musicale fosse duplicato su una cassetta. E così via. Il Dmca statunitense stabilisce invece che la merce acquistata rimane di proprietà della società che la vende e che quindi non può in nessun modo essere duplicata. Una legge considerata liberticida da molte associazioni come IpJustice, l'Electronic frontier foundation.
Stesso giudizio è espresso dai guru del software libero o dell'open source come Richard Stalman e Linus Torvald. Ma il governo degli Stati uniti chiede che l'Unione europea e altri paesi accettino la logica di fondo del Dmca e modifichino di conseguenza le leggi nazionali o direttive comunitarie. E così avviene per molti paesi come l'Italia, la Danimarca, la Grecia, l'Austria, la Germania e l'Inghilterra. Ma non la Norvegia. Così il giovane Jon Johansen è assolto perché, stabilisce il giudice, il suo comportamento non ha violato la legge norvegese sul copyright. Immediato l'appello degli studios hollywoodiani, che viene però respinto il 22 dicembre da una corte di Oslo. Le grandi multinazionali sono state sconfitte e il giovane intraprendente ha vinto. Sembra quasi di leggere la sceneggiatura di un nuovo film hollywoodiano. Ma al di là del sarcasmo, il 2004 è davvero iniziato bene. Almeno per chi continua a credere che il sapere come la conoscenza sono beni comuni. E comune, è noto, è il contrario di privato.
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