Dopo Ginevra, prima di Tunisi

Fiorello Cortiana*
5 febbraio 2004

Il Summit Mondiale sulla Società dell'Informazione (WSIS) ha concluso a Ginevra la sua prima sessione con l'adozione di una Dichiarazione dei Principi e con un Piano d' Azione, che verrà articolato sul piano locale e definitivamente approvato a Tunisi nel 2005. Il WSIS aperto il 10 di dicembre dal Segretario Generale dell'ONU Kofi Annan sta al mondo dell'innovazione tecnologica per l'informazione e per la comunicazione come la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 stava all'ambiente del pianeta. I 6.000 accreditati da 174 paesi costituiscono la prima consapevole espressione della "società della comunicazione". Infatti la Dichiarazione dei Principi è stata in forse fino al giorno dell'apertura del Summit: in particolare l'Europa ha giocato tutto il suo peso e la sua determinazione affinché la questione dei diritti umani, delle libertà fondamentali a partire dalla libertà di espressione e di ricevere ed inviare informazioni da e a chiunque, fosse parte fondante della Carta. Così è stato, nonostante l'opposizione di paesi come la Cina, l'Iran e l'Arabia Saudita e l'indifferenza interessata degli USA.

Tutto questo già oggi pesa contraddittoriamente con la Tunisia, il paese che ospiterà la seconda fase del Summit e che opera con pratiche di censura della libertà di espressione e di intimidazione del dissenso. Con altrettanta evidenza emerge la contraddittorietà dell'Italia, che nel semestre italiano guidava con il Ministro Lucio Stanca la delegazione dell'Unione Europea che affermava la libertà di informazione, mentre in casa approvava l'oscurantista e monopolista "legge Gasparri" per Berlusconi.

Altre due questioni importanti sono contenute nella Dichiarazione dei Principi, la prima riguarda la "governance" di internet: nel passare da un controllo sostanzialmente esercitato dalla Presidenza Usa, Bush ha nominato nel comitato un ex CIA, a una partecipazione multipolare occorre evitare che le condizioni di libertà di internet vengano compromesse dal controllo burocratico e restrittivo dei governi. La questione resta aperta ed è affidata a Kofi Annan la proposta di una soluzione per Tunisi. L'altra questione che rimane aperta è la creazione di un fondo per il superamento del digital divide per i paesi più poveri, è una questione delicata perché un fondo indifferenziato si presta ad essere usato come greppia pubblica per le leadership politico-economiche più o meno corrotte piuttosto che per le effettive infrastrutture tecnologiche e per l'alfabetizzazione popolare. La proposta europea prevede il supporto tecnologico e di competenza su progetti specifici e quindi anche il finanziamento. In questi due anni che portano a Tunisi si definirà la modalità d'azione a partire dal confronto con le pratiche più efficaci messe in campo. C'è un aspetto della Dichiarazione dei Principi che merita attenzione, esso riguarda l'accesso all'informazione e alla conoscenza, si parla esplicitamente di "condivisione e rafforzamento della conoscenza globale" consentendo a tutti i detentori di interessi la possibilità di accedere al software proprietario piuttosto che ll'open-free software. Al paragrafo 42 in particolare si segnala l'importanza per l'innovazione e la creatività tanto delle protezioni per la Proprietà intellettuale quanto la condivisione e la disseminazione della conoscenza. Forse nell'equilibrio ambiguo e contraddittorio di questo paragrafo risiede la cifra attuale di questo Summit. Significativamente non si parla di brevetti sul software ma di disponibilità del pubblico dominio e del governo, nell'interesse pubblico delle frequenze radio.

Da qui a Tunisi sono quindi prevedibili azioni per una interpretazione riduttiva della carta tanto da parte di singoli governi, quanto da parte dei detentori monopolistici della conoscenza e dei suoi sistemi operativi. Ognuno ha però potuto apprezzare al Summit l'emersione consapevole ed organizzata di quelle reti di Stakeholders, di detentori di interessi, ONG, associazioni, accademici, piccole e medie imprese, che proprio recentemente hanno saputo efficacemente mobilitarsi in Europa per emendare significativamente la proposta di direttiva europea sulla brevettabilità del software. Accanto allo svolgimento liturgico del Summit, intrecciata e supportata dalla stessa struttura organizzativa si dipanava una miriade di iniziative, seminari, confronti degli attori della società dell'informazione, cui partecipavano Stallman (Free Software Foundation), Lessig (Creative Commons), Gross (IP Justice), intellettuali come Ramonet e Morin.

Lo stesso Piano d'Azione prevede nella sua definizione la partecipazione attiva degli Stakeholders, il Ministro Stanca stesso si è impegnato, su mia proposta, a dare vita ad un tavolo permanente per la preparazione di Tunisi con le ONG, l'associazionismo, le imprese, le autonomie locali ed il parlamento.

Occorre agire dunque, per questo già nel Forum Sociale Europeo di Parigi e qui a Ginevra, abbiamo proposto di lavorare ad una Direttiva Europea di iniziativa popolare, capace di indurre la maggioranza qualificata del Parlamento Europeo a proporre alla Commissione di Prodi l'istruttoria per una direttiva sul pluralismo informatico, sull'indisponibilità degli alfabeti algoritmici alla privatizzazione, su pratiche effettivamente partecipate alla vita pubblica attraverso ICT, cioè sulle reti civiche, sull'adozione di free software nelle pubbliche amministrazioni.

Ospiteremo presso il Senato un primo momento di valutazione del Summit proprio insieme a coloro che dovranno partecipare al tavolo che il Ministro Stanca si è impegnato a costruire

Note: *membro della delegazione ufficiale italiana al WSIS in rappresentanza del Senato.




http://www.altoforno.net/domini/fondazione2/sito/temat/tecnologie/dossier/dossier/i_gin_tunisi
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