"Accade in Sicilia" è nuovamente libero
Ieri è stata scritta la parola fine alla vicenda che ha visto come protagonista Carlo Ruta (storico, giornalista e - come si dice nel gergo tecnico - blogger) ed il suo blog "Accade in Sicilia". I Giudici della Corte di Cassazione hanno scritto l'ultima pagina di una delle più brutte storie italiane legate al difficile rapporto tra regole e informazione in rete.
L'accusa era semplice: Carlo Ruta doveva chiedere ed ottenere la registrazione della sua "testata giornalistica", il suo blog, in Tribunale come previsto dalla vecchia legge sulla stampa, scritta - una tra le poche leggi ancora vigenti - direttamente dai padri costituenti.
Un autentico cavallo di Troia quello creato dal Giudice del Tribunale di Modica, prima e dai Giudici della Corte d'appello di Catania poi che avevano condannato Carlo Ruta per "stampa clandestina". Non solo: un autentico attentato alla libertà di informazione in rete. Se deve registrarsi Carlo Ruta allora devono farlo tutti i blogger . Ma Carlo Ruta è un giornalista e lui - tecnicamente - poteva pure farlo. Ma che dire di tutti gli altri che scrivono sull'internet sapendo bene che costa meno che scrivere sui muri?
Centinaia di blogger avrebbero certamente rinunciato a scrivere, pubblicare e condividere informazioni se per farlo avessero dovuto confrontarsi con anacronistiche formalità previste dalla preistorica legge sulla stampa. E' una vittoria importante per l’informazione in rete.
Purtroppo, vinta la battaglia, non si può archiviare la guerra. Il quadro normativo è ancora fosco e di là dall'essere chiaro. La maggior parte dei politici parla dell'internet senza avere la più vaga idea di cosa sia realmente.
Imporre ai bit percorsi e regole equivale a imporre strade all'aria che respiriamo. Così come l'aria non è responsabile dei suoni che trasporta, alla stessa stregua non esistono bit positivi o bit negativi. La rete è uno strumento, l'uso che se ne fa è altro.
Non è possibile chiudere la rete telefonica perché ci sono cretini che fanno telefonate oscene. Lo stesso vale per la rete. Esistono gli strumenti per combattere questi fenomeni, primi tra tutti il codice civile ed il codice penale. Non servono modifiche ne migliorie, serve consapevolezza (da parte del legislatore) di quello che va dicendo, scrivendo e firmando.
Il caso di Carlo Ruta, purtroppo, è solo la punta dell'iceberg.
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