Peertopeer, al bando in Italia fra le polemiche

Coro di proteste contro il decreto: c’è chi lo ritiene insufficiente e chi viceversa lo considera un "attentato" alla libertà che vige nella Rete
29 marzo 2004
Laura Kiss
Fonte: Affari&Finanza di Repubblica

Ha dodici anni il più giovane condannato per aver scaricato un file musicale in formato Mp3 di un noto rapper. Intanto, vanno in onda in tv campagne pubblicitarie che usano indifferentemente minorenni e anziane signore come monito ad un’audience che ha appena compiuto il medesimo reato: scaricare materiale da Internet sul proprio computer senza aver pagato i diritti d’autore. Queste storie arrivano dagli Stati Uniti, dove non si spegne il dibattito sulla libertà o meno del "file sharing" sul web. Intanto in Italia è stato approvato un decreto firmato dal ministro Urbani che spera di controllare il traffico illegale di file condivisi attraverso i portali di peertopeer. Nel mirino di Urbani dovrebbero finire tutti i soggetti che su Internet, in un modo o nell’altro, possono essere veicolo di scambio di opere protette, in particolare di film. Al centro del decreto non ci sono soltanto le organizzazioni criminali che spacciano Dvd a quattro o cinque euro sul mercato nero ma anche appunto il fenomeno del download illegale. Con ripercussioni su utenti, webmaster e provider. Ai provider infatti verrà richiesto di creare dei filtri specializzati capaci di ridurre o minimizzare le attività di scambio illecito di materiali. Oltre ad impedire a più computer di scambiare file, i provider dovranno anche conservare i log (indirizzi e dati) dei condivisori per 30 mesi e denunciarli in caso si accorgessero di attività di scambio illecite. Le multe sono previste pesanti, anche fino a 250mila euro per i casi più gravi. Ma anche i webmaster dovranno fare attenzione. Il decreto colpisce infatti non solo le attività di condivisione ma anche la promozione dello scambio di materiale protetto. Insomma tutti quelli che consapevolmente indicheranno modi e procedure per scaricare contenuti di questo tipo saranno passibili di un’accusa di favoreggiamento di attività di pirateria. E gli utenti poi dovranno stare ben attenti. Sono previste multe fino a 2.000 euro per coloro che siano riconosciuti colpevoli di aver copiato file senza autorizzazione.
Dell’attuazione della legge si occuperà attivamente anche il Garante della privacy, Stefano Rodotà. Per il momento, sembrano scontenti un po’ tutti. L’Adiconsum sostiene che finirà fuorilegge anche chi innocentemente farà un filmino del suo matrimonio e poi lo invierà via Internet ai parenti lontani. Il presidente dell’Aie, Federico Motta, invece si chiede perché si sia pensato solo alla pirateria cinematografica: "Nel testo del decreto si salvaguarda solo il cinema dallo scambio di file in Internet, senza prevedere la stessa tutela per le opere letterarie, quelle musicali, per il software e in generale per tutte le altre opere dell’ingegno. Il decreto prevede infatti nuove ipotesi di reato e di illecito amministrativo, applicabili unicamente alle opere cinematografiche". E tutto il resto? Anche le major della musica non sono affatto contente. La Fime, federazione di settore, ha sottolineato che se le misure anti pirateria non saranno estese anche al di fuori dell’ambito cinematografico si creerà una disparità di trattamento sul piano della tutela penale con conseguenze sull’ammissibilità del decreto stesso. Una presa di posizione che ha costretto Urbani ad una spiegazione: «Il ministero provvederà a definire uno strumento contro la pirateria per quanto riguarda i diritti d’autore anche nel campo della musica e della letteratura». Il ministro ha spiegato che il decreto legge varato «è soltanto un primo intervento che fa parte di un intero progetto contro la pirateria che investe l’intero campo dei beni culturali e non soltanto il cinema».
Nel frattempo provate a chiedere ad un ventenne di media cultura quante volte al mese va al cinema o quanti Dvd o cd di musica si compera. Vi guarderà come si potrebbe guardare un marziano e la risposta inevitabilmente sarà: "Ma tu non ce l’hai un computer a casa?" Il fenomeno "casalingo" è molto più esteso di quanto si pensi e coinvolge tutta la famiglia informatizzata italiana, non escludendo genitori e nonni. Basti pensare che solo due anni fa si scaricavano circa 300 film al giorno su Internet mentre oggi le cifre parlano di 10.000 file condivisi. Il problema non è da poco perché i provider comunque sanno che chi acquista un collegamento a banda larga lo fa per poter scaricare sul proprio computer una grande quantità di dati ad alta velocità e naturalmente audio e video la fanno da protagonisti. E i provider non hanno naturalmente tanta voglia di essere proprio loro a dover denunciare chi compie degli abusi. Insomma a questo punto la polemica si fa rovente tra chi sostiene di dover tutelare il diritto d’autore e chi invece è per la non creazione di uno stato di polizia su Internet. La Fapav, federazione contro la pirateria audiovisiva, ad esempio, ha espresso qualche perplessità. "Va benissimo creare leggi contro gli abusi su Internet" spiega Fabrizio Ferrucci, presidente Fapav, "ma bisognerebbe intensificare la repressione dei falsari. Il problema è di tipo culturale e non ancora sufficientemente valutato dall’opinione pubblica. Se cesseranno i guadagni le industrie smetteranno di investire e cinema e musica spariranno." C’è anche chi, come Andrea Monti, presidente dell’Alcei, associazione per la libertà nella comunicazione elettronica interattiva che dal 1994 si batte per il rispetto dei diritti del cittadino nell’uso delle reti telematiche, pensa che il decreto Urbani sia inutile e dannoso. "In sostanza", scrive Monti, "una ennesima legge papocchio in cui si mescolano temi diversi e non connessi fra loro, come il terrorismo e la duplicazione di musica, video e software.

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