Le motivazioni riguardano le attività di propalazione di fake e di disinformazione

Censurati i media russi

La televisione di stato russa e il quotidiano Sputnik vengono banditi da tutti gli strumenti di diffusione (dal cavo, al satellite, alla rete). Questa è la decisione della Commissione europea. Ma la censura dovrebbe prescindere dai contenuti veicolati, salvo che non si tratti di reati ben precisi.
12 marzo 2022
Vincenzo Vita

I due mezzi di comunicazione russi più noti all’estero – la televisione di stato Rt (Russia Today) e il quotidiano on line Sputnik- saranno banditi da tutti gli strumenti di diffusione (dal cavo, al satellite, alla rete). Questa è la decisione della Commissione europea, così come annunciata, con enfasi, dalla presidente Ursula von der Leyen e dall’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Josep Borrell.

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"I russi conoscono molto di più di noi rispetto a ciò che noi conosciamo di loro. Vedono i canali europei, sono molto più informati, questo per loro è un grandissimo vantaggio, ed è per noi un grandissimo problema. Noi scontiamo un gravissimo deficit, culturale, storico, linguistico, nei loro confronti, così come lo scontiamo nei confronti dei cinesi. Pertanto, quand'anche fossero considerati dei nemici, vanno conosciuti, proprio perché se lo sono non puoi ignorarli". Così in una conversazione con l'AdnKronos Marc Innaro, capo dell’ufficio di corrispondenza della Rai a Mosca, che analizza il conflitto tra Russia e Ucraina facendo alcune considerazioni sull'importanza dell'informazione nell'ambito del conflitto fra Russia e Ucraina.

In Occidente "sono stati chiusi una serie di canali russi, Russia Today, Sputnik, Russia 24, quindi se tu vuoi vedere quello che quantomeno vogliono farti vedere, non puoi più vederlo - dice Innaro - Qui invece vedi tutto quello che vuoi, i canali europei vengono visti, chiaramente nella lingua dei paesi che le mandano in onda". La domanda che si pone il corrispondente italiano, è: "Se siamo tanto superiori, perché chiudiamo i canali russi? Se siamo così certi della nostra superiorità e democrazia, che problema c'è? Dovremmo essere immuni, dovremmo avere gli anticorpi", dice Innaro.

Che analizza l'importanza del ruolo dei giornalisti in un conflitto caratterizzato dalla massiccia presenza di fake news: "Abbiamo un ruolo ancora più importante, perché dobbiamo reagire, con la nostra competenza a capire, interpretare, fare filtro, il pubblico ha difficoltà gigantesche ad orientarsi, e va a leggersi solo quello che coadiuva le sue idee". Il problema, la grande sfida del servizio pubblico e di chi ci lavora, ce non solo italiana, è la responsabilità gigantesca che hanno i giornalisti, il cui ruolo assume ancora più importanza in un mondo in cui l'informazione è sempre più orizzontale. La nostra funzione è quella di controllare, mediare, perché siamo in grado di capire e avendo le conoscenze linguistiche, storiche, culturali, del posto in cui viviamo".

AdnKronos 11.3.2022

Le motivazioni addotte riguardano le attività, vere o presunte che siano, di propalazione di fake e, più in generale, di attiva disinformazione. Ovviamente, a favore dell’aggressione voluta da Putin ai danni dell’Ucraina. Vale la pena di ricordare, però, che quando si maneggia il tema delicato della libertà di informazione è doveroso pensare fino a dieci, prima di esibirsi in proclami di dubbia applicabilità.

Il diritto in questione, infatti, prescinde totalmente dai contenuti veicolati, salvo che non si tratti di reati ben precisi. In quest’ultimo caso basta la legislazione vigente, senza grida dal sapore solo propagandistico.

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A partire dal 4 marzo, il regolatore dei media russo Roskomnadzor ha annunciato la limitazione di una serie di testate indipendenti, il blocco di Twitter e Facebook (che la popolazione giovane aggira servendosi del VPN). Più preoccupante è il nuovo disegno di legge firmato dal capo del Cremlino, Vladimir Putin, che minaccia fino a 15 anni di reclusione per coloro che diffondono notizie false sulle attività delle forze russe. Non è stato chiarito come le fake news vengano distinte da quelle reali. Infine, nonostante le innumerevoli strette sulla stampa indipendente, Foreign Policy ha chiarito che le capacità tecniche della Russia non sono minimamente comparabili a quelle di cui dispone la Cina. Quest’ultima è impegnata da oltre un decennio nella creazione di un servizio internet centralizzato dove è chiuso fuori il resto del mondo.

Altre info su Sicurezza Internazionale Luiss

Il Roskomnadzor è il Servizio federale russo per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione

Ma chi può giudicare il quarto (o quinto) potere, che per sua natura è autonomo o persino confliggente rispetto agli altri? Se passa una simile impostazione, oggi capita a Rt e Sputnik, ma domani? E, poi, come si fa a criticare (giustamente) la Cina o i paesi in cui non è salvaguardata la fondamentale libertà o Internet è fuori legge, decretando un bavaglio vero e proprio?

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Su Facebook e Instagram sarà possibile augurare la morte ai militari russi impegnati nell'invasione dell'Ucraina.

Sarà possibile, si apprende da una serie di comunicazioni interne a cui ha avuto accesso Reuters, invocare la morte dei presidenti di Russia e Bielorussia, Vladimir Putin e Alexander Lukashenko.

Per saperne di più clicca su AdnKronos

Diffondere odio non è un diritto, Facebook può rimuovere pagine di Forza Nuova (Tr. Roma 23/2/20) https://canestrinilex.com/risorse/diffondere-odio-non-e-un-diritto-facebook-puo-rimuovere-pagine-di-fo

I precedenti ritmano la giurisprudenza. E l’astuzia mercantile di You Tube, Facebook e Twitter ha già seguito la scia. Intendiamoci. La condanna dell’aggressione in corso va ribadita con estrema fermezza e non da oggi si denunciano le odiose repressioni di Mosca contro i giornalisti (e chi potrebbe mai dimenticare l’eroismo di Anna Politovskaja) o, da ultimo, il bombardamento della torre televisiva di Kiev. Il canale Youtube di Sputnik non è più visibile in Italia. Questo è ciò che appare oggi agli utenti che si collegano

Assolutamente chiaro deve essere, però, l’inquadramento del problema. Ciò che va evitato, infatti, è il maccartismo al rovescio che fa capolino.


Inoltre, è bene rammentare che proprio l’Unione è provvista – fortunatamente – di regole assai esplicite al riguardo. Per di più, pure volendo, chi chiude una testata? Un simile atto rimane tuttora un’attribuzione degli stati nazionali. Neppure sono eludibili i pericoli delle ritorsioni nei confronti dei giornalisti occidentali che lavorano a Mosca, da parte di chi è a sua agio nell’utilizzo delle leve autoritarie.
La parola è sacra, sempre.

Note: Vincenzo Vita fa parte dell’International Institute of Communications. Ha contribuito alla nascita, nel 1998, dell’International Network on Cultural Policy, un Forum di ventitré paesi dedicato ai temi della globalizzazione e della diversità culturale. Al suo interno, nel biennio 2000-2001, è stato coordinatore del Gruppo di lavoro sui mezzi radiotelevisivi. È stato docente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Sassari nel corso di laurea in “Scienze della Comunicazione e giornalismo”. (Fonte: Wikipedia)

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