Qual è lo scopo del giornalismo se i crimini di guerra non si possono pubblicare?
L’evento è stato organizzato da Assange Support Berlin in collaborazione con Reporter senza frontiere, Georg Büchner Buchladen, Disruption Network Lab e Boiling Head Media.
Qual è lo scopo del giornalismo se i crimini di guerra non si possono pubblicare? Sempre più segretezza tra i potenti, sempre più sorveglianza dei giornalisti.
Ottanta organizzazioni per la libertà di stampa e i diritti umani di tutta Europa si appellano al Consiglio dell’Unione Europea in una lettera congiunta per proteggere i giornalisti dai software di sorveglianza. Il tanto atteso regolamento contro Pegasus e altri spyware simili verrà ora ammorbidito: con la giustificazione della “sicurezza nazionale” come eccezione, i “sofware malevoli” di Stato contro la stampa saranno in definitiva legalizzati.
La giornalista investigativa tedesca Gaby Weber ha fatto causa per anni al Servizio Federale di Intelligence per ottenere la pubblicazione dei file su Eichmann; il servizio ha esteso il periodo di segretezza legale prima da 30 a 60 anni e poi a tempo indeterminato. Il pubblico e gli storici devono essere tenuti lontani dalle vere circostanze del cosiddetto rapimento di Eichmann.
Come la sua collega tedesca, la giornalista investigativa italiana Stefania Maurizi ha speso molte energie, tempo e denaro (donato e proprio) per fare causa alle autorità per ottenere documenti segreti con il Freedom of Information Act. È grazie alla Maurizi che sappiamo in parte quali autorità sono responsabili della detenzione di Julian Assange e come. Anche Nils Melzer ha collaborato alle sue ricerche.
Il suo libro “Potere segreto” spiega come Wikileaks abbia cambiato il giornalismo e qual è il suo stato attuale, in un momento in cui la pubblicazione di crimini di guerra segreti è criminalizzata per tutti dalla prigionia infinita di Julian Assange. Maurizi termina il suo libro con la seguente conclusione:
“Voglio vivere in una società in cui è possibile rivelare crimini di guerra e torture senza finire in prigione e arrivare tre volte sull’orlo del suicidio, come è successo a Chelsea Manning. Senza scappare in Russia, come è stato costretto a fare Edward Snowden. Senza perdere la libertà per oltre dieci anni e rischiare il suicidio, come accaduto a Julian Assange. Voglio vivere in una società in cui il potere segreto risponde alla legge e all’opinione pubblica delle sue atrocità. Dove ad andare in galera sono i criminali di guerra, non chi ha la coscienza e il coraggio di denunciarli e i giornalisti che ne rivelano la criminalità. Oggi una società così autenticamente democratica non esiste. E nessuno la creerà per noi. Sta a noi combattere per arrivarci. Per quelli che c’erano, per quelli che non c’erano e anche per quelli che erano contro”.
Stefania Maurizi, John Goetz e Christian Mihr discutono in questo video i passi da compiere per raggiungere questo obiettivo.
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