La Malaysia parla open source
Roma - Nonostante moniti e iniziative lanciati in Malaysia dal CEO di Microsoft Steve Ballmer contro l'adozione del software open source, il governo malese ha approvato un piano, denominato Public Sector Open Source Software Masterplan, che spingerà la pubblica amministrazione locale a privilegiare la scelta di software non proprietario.
"La scelta delle forniture di software dovrà tener conto dei meriti, del valore, della trasparenza, della sicurezza e dell'interoperabilità", si legge in un documento distribuito negli scorsi giorni agli uffici pubblici del Paese. "Nelle situazioni in cui vantaggi e svantaggi del software open source e proprietario si equivalgono, la preferenza dovrebbe essere data al software open source".
Gli obiettivi che hanno portato la Malaysia ad appoggiare il software a codice aperto sono comuni a diversi altri paesi: ridurre i costi legati alle licenze del software; favorire la concorrenza e la libertà di scelta; mitigare il digital divide.
Il Governo malese ritiene che il nuovo piano avrà un impatto immediato sulle scelte della pubblica amministrazione, e stima che per il prossimo anno il software open source girerà sul 60% di tutti i nuovi server, sul 30% dell'infrastruttura degli uffici pubblici (e-mail, DNS, proxy) e sul 20% dei computer utilizzati nei laboratori scolastici.
Attualmente sono 54 gli enti pubblici malesi che stanno utilizzando software open source, ed in particolare browser, client di e-mail, server per file e stampa, firewall, server DNS e application server. Fra questi, solo il 10% utilizza il software open source all'interno dei propri ambienti desktop.
In previsione dell'approvazione del nuovo piano, il Governo della Malaysia ha di recente inaugurato l'Open Source Competency Centre (OSCC), un organismo che ha il compito di guidare e favorire l'implementazione del software aperto all'interno del settore pubblico.
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