Le associazioni, dai BBS a Internet
Le reti di BBS
Per un lungo decennio, dal 1984 al 1994, i BBS (Bulletin Board System) hanno rappresentato l’unica via di accesso alla telematica che fosse veramente a disposizione di tutti. I BBS sono, letteralmente, delle bacheche elettroniche, la trasposizione telematica della classica, e un po’ demodé, bacheca di legno che troviamo in molti luoghi pubblici.
Fidonet fu la prima rete di BBS. Nacque in un anno tecnologicamente lontano: il 1984. Allora i modem costavano uno sproposito ed andavano cento volte più lenti di quelli che si vendono oggi. A differenza di Internet, le reti di BBS non funzionano in tempo reale dal momento che, per motivi di costi, non possono avvalersi di collegamenti fissi su rete dedicata. I messaggi vengono quindi inviati da un sistema all’altro utilizzando brevi collegamenti notturni. Tali collegamenti sono organizzati in modo che sia possibile recapitare qualsiasi messaggio in una sola notte, facendolo rimbalzare da un BBS all’altro.
La rete Fidonet si allargò presto includendo centinaia, migliaia, e, infine, decine di migliaia di sistemi in tutto il mondo. Quasi tutti a conduzione amatoriale, funzionanti solo grazie alla passione e al denaro di appassionati di computer e di tecnologie di telecomunicazioni.
Le grandi novità della rete telematica, rispetto ad altri sistemi di comunicazione, erano sostanzialmente due: in primo luogo si trattava del primo sistema di comunicazione omnidirezionale a disposizione del grande pubblico. E’ vero che inizialmente veniva usato da un’élite di tecnici e da pochi altri, ma la novità era forte: tutti gli altri media conosciuti consentivano solo comunicazioni unidirezionali (stampa, radio, televisione) o al più bidirezionali (telefono). La seconda grande novità era proprio il basso costo di accesso alla tecnologia. Chiunque, con l’equivalente di circa una mensilità di salario medio, poteva mettere su un sistema di comunicazione indipendente.
Quando arrivarono i primi programmi di DeskTop Publishing molti osservarono che, con il computer, chiunque era in grado di realizzare un giornale di eccellente qualità tipografica a costi minimi. Ciò era vero, ma non era tutto. Realizzare un giornale, anche se di eccellente qualità, è cosa del tutto fine a se stessa se non si dispone di un sistema di distribuzione. E la distribuzione costa. La tecnologia telematica ha consentito di superare anche quest’ostacolo: una rete di distribuzione telematica ha costi estremamente contenuti e può essere completamente autogestita.
Inizialmente, il maggiore ostacolo alla comunicazione telematica è stato quello dell’accessibilità da parte del grande pubblico. Per accedere agli strumenti telematici servono un computer (che ancora oggi non molti hanno), un modem (che solo ultimamente sta diventando un oggetto "noto" ai più) e delle conoscenze tecniche; conoscenze che, finché non sono arrivati i software attualmente utilizzati per l’accesso ad Internet, erano alla portata di pochi appassionati.
"Insieme" verso l’uso sociale dei BBS
Il principale limite di Fidonet, così come delle altre reti nate successivamente sfruttando la medesima tecnologia (Fidonet Technology), era dunque quello di essere sostanzialmente in mano a tecnici e pensate per tecnici.
Dopo i primi tempi, tuttavia, si sono accostate alla telematica persone di estrazione non necessariamente tecnica, ma che pure avevano le conoscenze necessarie. Queste persone seppero intuire le potenzialità del nuovo strumento e pensarono a come applicarlo in campi diversi.
Uno dei settori a cui la tecnologia telematica poteva essere applicata con immediati benefici era quello della comunicazione fra tutti quei soggetti che appartengono al mondo del sociale e dell’impegno civile e al terzo settore. In altre parole tutti quei soggetti che vanno dalle associazioni ambientaliste alle Misericordie, dai gruppi di volontariato ai comitati di quartiere, dalle parrocchie ai centri sociali. Tutti soggetti che avevano, e tuttora hanno, molto da guadagnare nell’utilizzare la tecnologia telematica. Innanzitutto si tratta di soggetti estremamente frammentati, spesso composti da poche persone, e che hanno poche occasioni di comunicare tra di loro; in secondo luogo si tratta di soggetti che hanno estrema difficoltà ad accedere ai media tradizionali; in terzo luogo sono generalmente soggetti che dispongono di risorse economiche limitate, per i quali il risparmio rappresentato dall’utilizzo della posta elettronica vale, da solo, l’impegno della telematizzazione.
Ci fu chi, come Valerio Russo, seppe cogliere questi aspetti dell’utilizzo della telematica e che si impegnò nella costruzione del progetto "Insieme": una rete in tecnologia Fidonet creata e pensata per il terzo settore.
Rete PeaceLink e le Associazioni
Nel frattempo, parliamo del 1992, alcuni BBS "pacifisti", a Taranto, Livorno e Bolzano, avevano deciso di creare una rete molto simile a quella pensata per "Insieme", anche se di impostazione più militante. Tale rete venne chiamata "Rete PeaceLink", che può essere letto come "legame di pace".
"Insieme" confluì presto in questa nuova rete, apportandovi tutta la propria progettualità e le risorse umane di cui disponeva. Grazie anche a questo apporto, Rete PeaceLink crebbe assai rapidamente, arrivando a coprire più della metà delle regioni italiane già nel primo anno di vita.
Rete PeaceLink era strutturata in una ventina di conferenze tematiche, dedicate a temi quali l’ecologia, la pace, la lotta alla droga e alla mafia, l’educazione, e via dicendo. Tale struttura si è dimostrata talmente valida da essere ancora oggi sostanzialmente immutata.
Una volta create rete e conferenze telematiche, mancava solo una cosa da fare: riempire le conferenze di contenuti. E qui cominciarono i problemi.
La persone che avevano creato la rete, sostanzialmente dei tecnici, non potevano ovviamente essere le stesse che l’avrebbero riempita di contenuti. In effetti creare una rete per parlarsi addosso sarebbe stata una cosa del tutto inutile, e anche un po’ stupida. Ciascuno dei sysop (gestori dei BBS) della rete si fece quindi promotore per la propria città di Rete PeaceLink, e della comunicazione telematica in generale.
Gli inizi furono abbastanza incoraggianti: ciascuno dei sysop dette fondo al proprio giro di amicizie, fra cui generalmente non mancavano persone inserite in qualche associazione e che avevano, contemporaneamente, la cultura informatica necessaria ad utilizzare lo strumento telematico.
Vennero poi gli incontri con vari esponenti di associazioni piccole, medie e grandi. Si partiva dall’ABC: cosa è un modem, come funziona un BBS, quali vantaggi offre la comunicazione telematica, come l’associazione può trarne beneficio, cosa serve per iniziare... Tutti coloro che partecipavano agli incontri mostravano vivo interesse; ma raramente alle parole di apprezzamento seguivano i fatti. E questo era preoccupante. Solo quando si aveva la fortuna di "incappare" in un esperto di informatica le cose prendevano una piega diversa.
Furono sperimentate anche presenze ed interventi a manifestazioni, quali Feste dell’Unità, esposizioni, e simili. I risultati, anche qui, furono generalmente scarsi, e comunque non tali da ripagare l’enorme sforzo organizzativo e l’impegno personale che richiedevano tali iniziative. Il sostanziale disinteresse del grande pubblico era però da considerarsi abbastanza scontato, considerando che, almeno fino a due anni fa, quando c’è stata la grande esplosione di Internet, la telematica era sì un media, ma non era in grado di raggiungere veramente tutti per i limiti di accessibilità che abbiamo detto; non era cioè un mezzo di comunicazione di massa.
Quali fossero, invece, le ragioni per cui la comunicazione telematica inizialmente non ha avuto presa nel mondo dell’associazionismo, a cui Rete PeaceLink si rivolgeva, è una faccenda ancora tutta da analizzare. Una prima ragione è senz’altro da ricercarsi nella mancanza di una cultura informatica, o comunque tecnica, sufficiente per comprendere la portata della novità insita nella comunicazione telematica: l’omnidirezionalità, la possibilità di "incontrarsi" offerta dal nuovo strumento, l’economicità, rimanevano cose un po’ campate per aria, per persone non abituate a confrontarsi con determinati temi "tecnologici". Un secondo motivo può essere la diffidenza: non pochi percepivano la possibilità di "incontro" fra le associazioni, offerto dalla rete, come l’ambizione di fare della rete una sorta di coordinamento "tecnologico" fra le associazioni stesse; non era così, ma una delle cose a cui le associazioni tengono di più è la propria autonomia, da qui la diffidenza verso i mille tentativi di creare dei "coordinamenti" e verso qualsiasi iniziativa che venisse percepita come tale. Un terzo motivo può essere cercato in questioni di ordine pratico: alcune associazioni non avevano computer, quasi nessuna disponeva di un modem. Quando poi c’erano computer e modem, e allora veniva installato tutto il software necessario e formata una persona per l’utilizzazione, accadeva che questa persona, dopo gli entusiasmi iniziali, scopriva di avere sempre meno tempo da dedicare al nuovo "giocattolo" telematico.
Queste difficoltà non venivano superate anche perché il volume dei messaggi delle varie conferenze stentava inizialmente a salire, e dunque la proposta di Rete PeaceLink non era forte come avrebbe potuto essere. Conferenze con pochi messaggi non incoraggiano i nuovi utenti e, al contempo, scoraggiano quelli acquisiti. E di conseguenza il volume dei messaggi continua a non crescere, il che continua a non incoraggiare gli utenti. Come un cane che si morde la coda, insomma…
L’avvento di Internet
Inutile dire che il grande fenomeno in campo telematico si chiama Internet. Come e perché Internet ha avuto questo grande sviluppo negli anni fra il 1995 e il 1997, non è certo argomento che possa compiutamente essere affrontato in due parole. Ma, anche a costo di essere eccessivamente schematici, è comunque utile soffermarsi un attimo su questo aspetto.
In primo luogo, ciò che ha reso possibile lo sviluppo di Internet, è stata la disponibilità a costi ragionevoli di hardware (computer e modem) di prestazioni adeguate ad un tipo di comunicazione non solo testuale, quale quella che viene effettuata con i BBS.
Il secondo importante fattore da considerare è quello della disponibilità del protocollo HTTP, grazie al quale è stato introdotto un nuovo paradigma di accesso alle risorse di rete, che ha reso la telematica finalmente "facile" ed accessibile anche ai non iniziati. Il protocollo HTTP ha infatti consentito lo sviluppo di software di accesso alla rete estremamente semplice da usare e da capire; in grado di rendere quasi completamente trasparente all’utente la complessità di una rete telematica di dimensioni planetarie. Inoltre l’accesso alla rete via HTTP è molto gratificante per l’utente, grazie alla grafica e alla possibilità di ottenere le informazioni desiderate in tempo reale (a patto di riuscire a trovarle, chiaramente).
Il terzo luogo, la grande spinta ad Internet l’ha data il business: la rete delle reti è stata subito vista da molti come una grande opportunità di guadagno. Da ciò sono nate le prime campagne stampa; poi giornali e settimanali si sono impadroniti della cosa, al punto da arrivare ad "infilare" la parola Internet in titoli di articoli che, a ben vedere, con la telematica non avevano nulla a che vedere. Ma intanto era nata una moda...
Le associazioni si sono rapportate al nuovo scenario nella stessa maniera in cui si sono rapportate alla telematica dei BBS. Cioè male ed in ritardo. Moltissime associazioni hanno realizzato una o più paginette su Internet, ma raramente hanno inserito il sito Internet in un progetto di comunicazione integrato con gli altri media. Alla fin fine quelle pagine servono a poco o a nulla: molto spesso non vengono aggiornate per mesi, quando non per anni; contengono poche informazioni e non aggiungono nulla alla normale comunicazione cartacea dell’associazione, di cui spesso sono una semplice trasposizione.
In effetti, chi crede che la cosa importante sia "essere su Internet", si sbaglia di grosso. Le esperienze delle aziende hanno dimostrato che la mera presenza su Internet, con una sorta di "depliant" informatico, nella migliore delle ipotesi, è inutile. Diventa addirittura dannosa nel momento in cui le informazioni presenti in rete sono talmente datate da non essere più valide. A un certo punto, è meglio non esserci che fare brutta figura.
Oltre a tutto ciò, è da sottolineare che raramente, in Internet, le associazioni sfruttano il tipo di comunicazione tipica dei BBS -posta elettronica e newsgroup (l’equivalente delle aree echomail dei BBS)- quando sarebbe invece una delle forme di comunicazione a loro più congeniali.
Un possibile scenario
I BBS ed Internet non sono necessariamente in concorrenza. E’ evidente che la tecnologia dei BBS è superata, ma è una tecnologia che ha ancora un punto forte: il basso costo. I BBS possono quindi avere ancora un importante ruolo nel garantire la comunicazione telematica in quelle realtà che non possono utilizzare a pieno la tecnologia di Internet, sia per motivi di costi, sia per problemi di disponibilità delle risorse tecnologiche (si pensi ai paesi del terzo mondo).
I BBS possono integrarsi alla perfezione con Internet, come dimostra attualmente Rete PeaceLink, che, accanto alla tradizionale rete di BBS, gestisce un attivo sito Internet ed un "gateway", che trasferisce su Internet, sotto forma di mailing-lists le conferenze che vengono distribuite dalla rete dei BBS. Inoltre, tutti coloro che si collegano a Rete PeaceLink via BBS possono avere un indirizzo di posta elettronica Internet, pur continuando ad accedere via BBS (sempre grazie al gateway).
In uno scenario che vede l’integrazione fra reti ad alta e bassa tecnologia, le associazioni devono in ogni caso imparare ad utilizzare lo strumento. L’associazione "telematizzata" ideale dovrebbe avere un sito Internet molto attivo: non importa che la grafica sia all’ultimo grido, ma è importante che le notizie vi arrivino immediatamente, con aggiornamenti se non quotidiani, almeno settimanali. In tal modo il sito Internet non sarà più una "vetrina" statica, ma un vero e proprio punto di riferimento per tutti i soci. Gli stessi comunicati che vengono inseriti sul WEB dovranno essere contestualmente inviati a una mailing-list di interessati (la cui registrazione potrebbe avvenire direttamente sul WEB) e ai newsgroup di argomenti compatibili.
La nostra associazione "ideale" non dovrebbe trascurare la comunicazione tradizionale, a beneficio di coloro che non hanno accesso ad Internet. L’associazione potrebbe realizzare una piccola pubblicazione a cadenza mensile o bimensile, in cui vengono raccolte ed impaginate le notizie inserite sulla rete.
Concludendo, mi rendo conto che la mia analisi della situazione attuale è impietosa e, probabilmente, sommamente ingenerosa nei confronti di tutte quelle realtà che, almeno, hanno provato a rapportarsi alle nuove tecnologie. Resta però il fatto che molto è quello che ancora si può fare, anche disponendo di pochi strumenti. Ciò che è veramente necessario è compiere un primo passo, il più difficile: comprendere le potenzialità e l’importanza della comunicazione in rete.
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